NEL CORSO DELLA VITA, tutti gli esseri umani provano un senso di colpa più o meno acuto. Le innegabili conseguenze dei nostri peccati si fanno sentire nella nostra coscienza, nella sfera privata e nei rapporti con gli altri.
Ed è proprio perché il peccato condiziona la nostra esperienza dalla culla alla tomba, che abbiamo tutti bisogno della misericordia di Dio.
Con la Bolla Misericordiae Vultus papa Francesco ha indetto un anno di Giubileo straordinario della misericordia. È questo che ti ha spinto a partecipare al Giubileo? Forse sei già passato per una della porte sante a Roma o in qualche altra parte?
C’è troppo in ballo per partecipare alla buona a questa tradizione, e senza rifletterci seriamente. L’anno del Giubileo promette a tutti l’opportunità di ricevere l’indulgenza. C’è chi la cerca per il dolore di una tragedia o perché ha la coscienza sporca o semplicemente per tradizione. Qualunque sia il tuo caso, è importante che tu rifletta quanto prima sul significato teologico di quello che stai per fare, perché le implicazioni sono enormi e non puoi permetterti di mettere a repentaglio il tuo destino eterno. C’è troppo in ballo per partecipare alla buona a questa tradizione, e senza rifletterci seriamente: il tuo peccato e le sue conseguenze, sia temporali sia eterne, e il tuo rapporto con il Creatore del mondo sono cose troppo importanti!
Il Catechismo della Chiesa Cattolica dice: “L’indulgenza è la remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati, già rimessi quanto alla colpa, remissione che il fedele, debitamente disposto e a determinate condizioni, acquista per intervento della Chiesa, la quale, come ministra della redenzione, autoritativamente dispensa ed applica
il tesoro delle soddisfazioni di Cristo e dei santi” ([1471]).
Secondo questo testo, il significato dell’indulgenza si basa su almeno tre principi prospettati dalla Chiesa.
Primo, la Chiesa insegna l’esistenza di due tipi di pene per i peccati: quella eterna e quella temporale. Tutte e due devono essere perdonate da Dio. Le indulgenze hanno lo scopo di scontare, o espiare, pene temporali.
Secondo, la Chiesa sostiene che il fedele, dopo la morte, deve andare nel purgatorio fino a che non siano espiate tutte le pene temporali dei suoi peccati. Che una persona dopo la morte possa andare direttamente in paradiso senza passare per il purgatorio, è l’eccezione che riguarda solo alcuni santi, non la regola. Ne consegue che tutte le indulgenze che ricevi in questa vita, non potranno farti evitare il tempo che ti spetta nel purgatorio per scontare le tue pene personali.
Terzo, la Chiesa sostiene che, come mediatrice della salvezza di Dio, essa è in grado di distribuire i meriti di Cristo e dei santi dal tesoro delle soddisfazioni. Grazie alla tradizione dell’indulgenza è possibile scambiarsi i meriti gli uni degli altri per indurre Dio al perdono. Il Manuale delle Indulgenze, pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana nel 1996, dice che per mezzo dello scambio dei meriti “con l’espiazione di tutti i peccati dell’intero Corpo mistico, viene placata la giustizia divina; la misericordia di Dio viene così indotta al perdono” (p. 115).
Alla luce di quanto detto finora, non possiamo non porci una serie di domande riguardo a questa tradizione cattolica.
Caro lettore, ti prego di valutare onestamente quello che sto per dire.
Per quanto leggessi e cercassi , non troveresti un solo passo delle Sacre Scritture che giustifichi la tradizione dell’indulgenza.Un primo interrogativo da sollevare è: se l’indulgenza è così indispensabile per il nostro perdono, come mai essa non è mai menzionata nella Bibbia? Per quanto leggessi e cercassi, non troveresti un solo passo delle Sacre Scritture che giustifichi la tradizione dell’indulgenza. Non ti pare strano che la Bibbia, la Parola ispirata da Dio stesso, taccia del tutto su una cosa tanto importante per il tuo destino eterno?
Ed ecco subito un’altra considerazione: se è vero che bisogna scontare delle pene temporali e eterne per i peccati, come mai la Bibbia non ne parla? È indubbio che il peccato ha delle ripercussioni anche serie in questa vita, ma non hanno la funzione di scontare nessuna “pena temporale”; esse sono soltanto le conseguenze inevitabili delle nostre azioni sbagliate. Similmente, a volte un vero credente può incorrere nella disciplina che Dio Padre riserva ai suoi figli (Ebrei 12:4-11) a causa della sua disubbidienza alla Parola di Dio e deve essere purificato di nuovo da Gesù (Giovanni 13:10). Ma anche in questo caso, la disciplina serve per la sua correzione, e non per l’espiazione dei suoi peccati. La distinzione tra pene temporali e pene eterne non si trova nella Bibbia. È un’invenzione che serve a assecondare un sistema che si regge sulla presunta esistenza del purgatorio, delle indulgenze e del tesoro delle soddisfazioni dei santi.
In realtà nella Bibbia Dio offre un perdono completo a ciascun peccatore che si ravvede e si affida a Gesù Cristo.
L’Apostolo Paolo scrisse: “voi, dico, Dio ha vivificati con lui, perdonandoci tutti i nostri peccati; egli ha cancellato il documento a noi ostile, i cui comandamenti ci condannavano, e l’ha tolto di mezzo, inchiodandolo sulla croce” (Colossesi 2:14,15). Gesù è morto sulla croce per poter perdonare TUTTI i nostri peccati e cancellare OGNI nostra colpa per cui meritiamo la condanna dalla giustizia divina. Se l’obiettivo della Chiesa cattolica romana è il perdono dei nostri peccati, perché mai mina con astuzia l’insegnamento Biblico sul perdono promuovendo la tradizione dell’indulgenza?
Mi spiego meglio: se per placare la giustizia divina ci vuole lo scambio dei meriti che accade nell’attraversare una porta santa e nel ricevere l’indulgenza, vuol dire che l’opera di Cristo sulla croce non è stata completa e sufficiente!
Ma sia l’Apostolo Paolo sia l’Apostolo Giovanni hanno affermato che la morte di Gesù è stato il “sacrificio propiziatorio” che ha placato l’ira di Dio, il sacrificio che ha soddisfatto la nostra giusta punizione per le nostre trasgressioni.
Tutte le indulgenze insieme alla totalità dei “meriti” dei santi valgono di più dell’opera di Gesù? Chiediti solo questo: se la morte di Gesù, perfetto e puro Figlio di Dio, non fosse stata sufficiente per garantirti il pieno perdono di Dio, come potresti tu, imperfetto e colpevole come sei, fare qualunque cosa per ottenerlo? Tutte le indulgenze insieme alla totalità dei “meriti” dei santi valgono di più dell’opera di Gesù?
L’anno Giubilare non solo sminuisce la sufficienza della morte di Cristo, ma svaluta anche la sufficienza della sua vita di perfetta ubbidienza al Padre. Parlando dello scambio di meriti dei santi ai credenti attraverso l’indulgenza, papa Francesco dice: “La loro santità viene in aiuto alla nostra fragilità, e così la Madre Chiesa è capace con la sua preghiera e la sua vita di venire incontro alla debolezza di alcuni con la santità di altri. Vivere dunque l’indulgenza nell’Anno Santo significa accostarsi alla misericordia del Padre con la certezza che il suo perdono si estende su tutta la vita del credente”(22). La Bibbia invece afferma che Dio conferisce al credente la sua perfetta giustizia in Cristo.
L’Apostolo Paolo dice che Gesù Cristo “è stato fatto per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione” (1 Corinzi 1:30). È questa la giustizia che Paolo desiderava quando scrisse di voler “essere trovato in lui [in Cristo]
non con una giustizia mia, derivante dalla legge, ma con quella che si ha mediante la fede in Cristo: la giustizia che viene da Dio, basata sulla fede” (Filippesi 3:9). Non è la santità dei santi che viene in aiuto in alcun modo alla nostra fragilità. L’unico aiuto per noi è la santità di Gesù Cristo, come dice Paolo in Romani 5:19: “per l’ubbidienza di uno solo, i molti saranno costituiti giusti”.
L’ubbidienza di Gesù al Padre fu perfetta. Le persone che la Chiesa chiama “santi” non erano affatto perfette; anche le loro vite erano macchiate dal peccato. La Bibbia è chiara: “tutti hanno peccato” (Romani 3:23). Ecco un’altra domanda a cui dovresti rispondere: se la perfetta ubbidienza di Cristo non è valsa per soccorrerti, che probabilità avresti di trovare aiuto per la tua anima affidandoti all’imperfetta santità dei santi? È un errore fatale confidare nell’uomo peccatore (Geremia 17:5)!
Nella sua Bolla, papa Francesco afferma ancora che c’è bisogno della Chiesa per essere riconciliati con Dio. Lui scrive: “Lasciarsi riconciliare con Dio è possibile attraverso il mistero pasquale e la mediazione della Chiesa”(22).
Questo farebbe della Chiesa la mediatrice tra l’uomo e Dio. Ma la Bibbia è perentoria: “Infatti c’è un solo Dio e anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo” (1 Timoteo 2:5). L’Apostolo Paolo dice che Dio “ci ha riconciliati con sé per mezzo di Cristo” (2 Corinzi 5:18), non per mezzo di “Cristo e la Chiesa”.
Gesù è l’unico mediatore perché Egli solo si è sostituito a noi, patendo il castigo dei nostri peccati. Gesù è l’unico mediatore perché Egli solo si è sostituito a noi, patendo il castigo dei nostri peccati. Né la Chiesa né i santi possono farlo. Maria neanche ha placato la giustizia divina al posto nostro. Nessun altro al di fuori di Gesù è qualificato per fare da mediatore tra noi e Dio. La testimonianza biblica esclude la Chiesa dal ruolo di mediatrice tra l’uomo e Dio. Ed è giusto che sia così, perché come potrebbe essa riuscirci se la mediazione del Figlio stesso di Dio fosse carente? La Chiesa non è superiore a Cristo!
Ora che hai letto fino a qui, hai due porte distinte davanti a te. C’è la porta santa del Giubileo. Nella sua Bolla, papa Francesco ti incoraggia ad attraversarla, a ricevere l’offerta dell’indulgenza e a recitare a Maria “la preghiera antica e sempre nuova della Salve Regina, perché non si stanchi mai di rivolgere a noi i suoi occhi misericordiosi e ci renda degni di contemplare il volto della misericordia, suo Figlio Gesù”(23). Ma come hai capito da quello che hai letto prima, confidare nei santi e nelle indulgenze è come cercare di stare in piedi sulle sabbie mobili.
Ma c’è un’altra porta, solida come una roccia. Gesù ha detto: “Io sono la porta; se uno entra per me, sarà salvato, entrerà e uscirà, e troverà pastura” (Giovanni 10:9). Egli ti invita a entrare per Lui, la vera porta della salvezza, in una relazione con il tuo Creatore. Perché rivolgerti a Maria o ai santi per essere reso degno di contemplare il volto di Gesù quando puoi rivolgerti direttamente a Lui? Se senti forte il peso del tuo peccato e avverti i suoi effetti nella tua vita, se ti rendi conto di non poter mai fare abbastanza per scontare i tuoi peccati, se davvero desideri sperimentare la misericordia di Gesù, rivolgiti direttamente a Lui. È Lui che ti invita: “Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo. Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre; poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero”
(Matteo 11:28,29).
Non devi essere reso degno per avvicinarti a Gesù. Egli è l’Amico dei peccatori, mansueto e pieno di grazia e verità. Puoi portare direttamente a Lui la tua vita infranta. Chiunque crede in Lui, non sarà deluso. Egli è la rocca della salvezza.
Massimo Mollica
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