La differenza tra l'essere un "religioso" evangelico e un discepolo di Cristo è la stessa che c'è tra l'inferno il paradiso. Pronto a uscire fuori dal "teatrino?". E' impossibile andare a nord senza volgere le spalle a sud. E se non è possibile avere lo Spirito senza possedere almeno una piccola misura della verità, è invece possibile, disgraziatamente, possedere l'involucro della verità senza lo Spirito. La nostra speranza è che possiamo possedere sia lo Spirito che la verità nella misura più piena.

Contenuto libro

PREFAZIONE 7
1 L’eterno continuum 13
2 In parole o in potenza 23
3 Il mistero della chiamata 35
4 Vittoria attraverso la disfatta 43
5 Il dimenticato 53
6 L’illuminazione dello Spirito 63
7 Lo Spirito come potenza 71
8 Lo Spirito Santo come fuoco 79
9 Perché il mondo non lo può' ricevere… 93
10 La vita ripiena di Spirito Santo 103

L'Eterno Continuum


"Come sono stato con Mosè
così sarò teco. . . "
Giosuè 1:5


L'incondizionata priorità di Dio nel suo universo è una verità celebrata sia nell'Antico Testamento che nel Nuovo. Il profeta Habacuc la cantò nel suo linguaggio estatico: "Non sei tu ab antico, o Eterno, il mio Dio, il mio Santo?" L'apostolo Giovanni si espresse con parole sapientemente misurate e piene di significato: "Nel principio era la Parola, e la Parola era con Dio e la Parola era Dio. Essa era nel principio con Dio. Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei; e senza di lei neppure una delle cose fatte è stata fatta".
Questa verità è tanto necessaria per raddrizzare i pensieri riguardo Dio e noi stessi, che non potrà mai essere abbastanza sottolineata. E' una verità nota a tutti, una specie di proprietà comune a tutte le persone religiose, ma proprio perché è comune, essa ha per noi ben poco significato. Ha subìto il destino di cui Coleridge scrive: "Le verità, e di tutte le verità soprattutto le più terribili e le più interessanti, sono troppo spesso considerate come tanto vere, che finiscono per perdere tutta la potenza della verità e giacciono nel dimenticatoio dell'anima, accanto ai più esecrati e grossolani errori". La priorità di Dio è una di queste verità dimenticate. Io cercherò di fare tutto ciò che posso, per trarla fuori dallo stato di dimenticanza in cui è caduta, proprio a causa del fatto di essere riconosciuta da tutti. Le verità cristiane trascurate, possono riacquistare vita solo quando, per mezzo della preghiera e della lunga meditazione, le isoliamo dalla massa delle idee vaghe di cui sono piene le nostre menti, e le teniamo con fermezza e con determinazione al centro della nostra attenzione.
Per tutte le cose Dio è il grande Antecedente. Poiché Egli è, noi siamo e tutte le altre cose sono. Egli è quell'Essere "spaventoso e senza principio", causa di se stesso, contenuto in se stesso e sufficiente a se stesso. Faber ebbe una visione di questa realtà quando scrisse il suo grande inno per celebrare l'eternità di Dio.

Tu non hai giovinezza, o grande Iddio,
Tu sei fine senza principio,
La tua gloria dimorò in te stesso,
Ed ancora dimora nel tuo cuore:
Nessuna età può raggiungerti con i suoi anni:
Amato Iddio! Tu sei in te stesso l'Eternità.

Non sorvolate su questi versi come su quelli di una poesia qualunque. La differenza tra una vita cristiana ricca e qualsiasi altra vita, sta nella qualità dei nostri concetti religiosi, e le idee espresse in questi sei versi possono essere come i pioli della scala di Giacobbe, i quali elevano ad un'idea più salda e soddisfacente di Dio.
Non possiamo avere un'idea esatta di Dio finché non cominciamo a pensare a Lui, come a qualcosa di presente e presente nel principio. Giosuè dovette impararlo. Egli era stato per tanto tempo il servitore di Mosè, servitore di Dio, ed aveva con tanta sicurezza ricevuto la Parola di Dio dalla bocca di Mosè che questi e l'Iddio di Mosè si erano fusi in un'idea sola. Ora Mosè era morto, e affinché il giovane Giosuè non fosse sommerso dalla disperazione, Dio gli parlò per rassicurarlo: "Come sono stato con Mosè, così sarò teco". Mosè era morto, ma l'Iddio di Mosè era ancora vivente. Nulla era cambiato e nulla era andato perduto. Nulla di Dio muore quando muore un uomo di Dio.
"Come sono stato... così sarò...". Solo Dio poteva dire questo. Solo l'Eterno poteva rimanere fermo nel suo eterno IO SONO e dire: "Sono stato" e "sarò".
Qui noi riconosciamo (e vi sono timore e meraviglia nel nostro pensiero) l'essenziale unità della natura di Dio e l'eterna persistenza del Suo Essere immutabile attraverso il tempo e l'eternità. Qui cominciamo a vedere e a sentire l'Eterno Continuum. Cominciamo dove vogliamo, Dio è sempre stato lì. Egli è l'Alfa e l'Omega, l'inizio e la fine, colui che era, che è e che viene, l'Onnipotente. Se risaliamo a tastoni ai più remoti limiti del pensiero, laddove l'immaginazione tocca il vuoto precedente la creazione, vi troviamo Dio. Con un'unica occhiata Egli abbraccia contemporaneamente tutte le cose svoltesi nel corso di tutta l'eternità, ed il fremito che l'ala di un serafino risentirà fra mille epoche è visto ora da Lui senza alcun movimento dei Suoi occhi.
Un tempo avrei considerato questi pensieri come mera cianfrusaglia metafisica, senza alcun valore pratico per chi viva in un mondo come il nostro. Ora io li reputo solide verità, facili da afferrare e dotate di illimitato potenziale per l'ascesa verso il bene. Non avere una giusta visione di queste verità all'inizio della nostra vita cristiana, può determinare debolezza e sterilità per il resto dei nostri giorni. La causa dell'imperfezione di tanta della nostra esperienza spirituale, non potrebbe essere forse ritrovata nel fatto che siamo abituati a sfarfallare nei corridoi del Regno come ragazzini in una piazza di mercato, pronti a chiacchierare di tutto, ma incapaci di fermarci a imparare il vero valore di qualsiasi cosa?
Nella mia impazienza umana, spesso sono spinto a desiderare che i cristiani possano essere condotti ad una vita spirituale più profonda, per mezzo di qualche metodo indolore o di qualche lezione breve e facile: ma tali desideri sono vani. Non esiste nessuna scorciatoia. Dio non si è inchinato davanti alla nostra fretta febbrile e non ha abbracciato i metodi della nostra era meccanizzata. E' bene che accettiamo questa dura verità adesso: L'uomo che vuole conoscere Dio deve consacrargli del tempo. Non deve considerare tempo perduto quello che è impiegato per coltivare questa conoscenza; deve darsi continuamente alla meditazione ed alla preghiera. Così fecero i santi dell'antichità, la gloriosa compagnia degli apostoli, la pia falange dei profeti e i credenti della santa Chiesa durante tutti i secoli. E così dobbiamo fare noi se vogliamo continuare nei loro sentieri. Dobbiamo dunque pensare a Dio come Colui che mantiene l'unità del Suo Essere increato attraverso tutte le Sue opere e attraverso il tempo, come Colui che non solo dice: "Io feci" e "Io farò", ma anche "Io faccio" e "Io sto compiendo".
Una fede solida richiede che afferriamo fermamente questa verità, eppure sappiamo che un simile pensiero si affaccia assai raramente alla nostra mente. Noi abitualmente stiamo saldi sul nostro ora e, per fede, guardiamo indietro per vedere il passato pieno di Dio. Guardiamo avanti e vediamo Dio abitare il nostro futuro; ma il nostro ora è inabitato, se non solo da noi stessi. Così ci rendiamo colpevoli di una specie di ateismo momentaneo che ci lascia soli nell'universo mentre, per quel momento, Dio non esiste. Noi parliamo di Lui molto e ad alta voce, ma in segreto lo consideriamo come assente e consideriamo noi stessi come viventi in una parentesi fra il Dio che era e il Dio che sarà. E siamo soli di un'antica e cosmica solitudine. Noi assomigliamo tutti ad un bambino sperso in un mercato affollato: egli si è allontanato solo di pochi metri dai piedi di sua madre, ma è inconsolabile perché non la può vedere. Perciò cerchiamo con ogni mezzo che ci offre la religione di calmare i nostri timori e di guarire la nostra tristezza nascosta; ma nonostante i nostri sforzi rimaniamo infelici, con la disperazione propria dell'uomo solo in un vasto e deserto universo.
Ma nonostante tutti i nostri timori non siamo soli. Il male è che pensiamo di essere soli. Correggiamo il nostro errore immaginandoci ritti sulla sponda di un fiume che scorra in tutta la sua pienezza; immaginiamo poi che quel fiume non sia altro che Dio stesso. Guardiamo alla nostra sinistra e vediamo il fiume scorrere verso noi pieno del nostro passato; guardiamo a destra e lo vediamo scorrere via verso il nostro futuro. Ma lo vediamo scorrere anche attraverso il nostro presente. Ed oggi è lo stesso che era ieri, non più piccolo, né diverso, fiume sempre uguale, un ininterrotto continuum, mai diminuito, attivo e forte mentre si muove sovrano verso il nostro domani.
Ovunque la fede è stata originale, dovunque ha dimostrato di essere reale, ha sempre recato con sè l'impronta della presenza di Dio. Le Sacre Scritture possiedono in misura marcata questo senso di un vero e proprio incontro con una Persona reale. Gli uomini e le donne della Bibbia parlarono con Dio; gli parlarono e lo udirono parlare con parole che essi potevano comprendere. Con Lui ebbero conversazioni dirette e nelle loro parole e nelle loro opere vi è un senso di splendente realtà.
I profeti del mondo, gli psicologi increduli (quei cercatori ciechi che cercano una luce che non è la luce di Dio) sono stati obbligati a riconoscere alla base dell'esperienza religiosa il senso della presenza di qualche cosa. Ma molto migliore è il senso della presenza di Qualcuno. Era quello che riempiva di incessante meraviglia i primi membri della Chiesa di Cristo. La gioia solenne che quegli antichi discepoli conoscevano, sgorgava direttamente dalla convinzione che Uno era presente in mezzo a loro. Essi sapevano che la Maestà nei cieli li incontrava sulla terra: essi erano veramente alla presenza di Dio. La potenza di questa convinzione che sapeva attirare e mantenere l'attenzione di un uomo per tutta una vita, elevandolo, trasformandolo e riempiendolo di una incontenibile felicità morale, per cui era capace di andare in prigione ed alla morte cantando, è stata uno dei miracoli della storia ed un oggetto di meraviglia per il mondo.
I nostri padri ci hanno parlato, ed i nostri cuori lo confermano, di come sia meraviglioso il senso della presenza di Qualcuno. Tutto ciò rende la religione invulnerabile dagli attacchi della critica ed assicura la mente contro la caduta e i colpi del nemico. Coloro che adorano l'Iddio che è presente possono ignorare le obiezioni dell'incredulo. La loro esperienza si conferma da sola e non ha bisogno nè di difesa nè di prova. Ciò che essi vedono e odono travolge i loro dubbi e conferma la loro certezza al di sopra della forza di ogni argomentazione tendente a demolire.
Alcuni che desiderano essere dottori della Parola, ma che non comprendendo nè ciò che dicono, nè ciò che affermano, insistono sulla "semplice" fede come sull'unico mezzo necessario per conoscere le cose spirituali. Con questo intendono una convinzione riguardo la veridicità della Parola di Dio (convinzione, si può notare, che anche i diavoli condividono con loro). Ma l'uomo che ha ricevuto anche in poca misura l'insegnamento dello Spirito, si ribellerà davanti a questa perversione. Il suo linguaggio sarà: "Io l'ho udito e l'ho osservato. Che cosa ho più a che fare con gli idoli?" Poiché egli non può amare un Dio che non è altro che una deduzione tratta da un testo. Egli anelerà a conoscere Dio con una profondità vitale che supera le parole, e a vivere nell'intimità di una comunione personale con Lui. "Ricercare il nostro Dio solamente nei libri e negli scritti significa cercare il vivente fra i morti; molte volte lo cerchiamo, ma invano, proprio là dove troppo spesso è più sepolto che messo in luce. Nel migliore dei casi viene intravisto in maniera intellettuale. Ma noi dobbiamo vedere con i nostri occhi, udire con le nostre orecchie e le nostre mani devono toccare Parola della vita." Nulla può sostituire il tocco di Dio in un'anima ed il senso della presenza di Qualcuno. La vera fede, in realtà, conduce a questa esperienza, poiché la vera fede non è mai opera della ragione basata su testi. Dove esiste la vera fede, la conoscenza di Dio è data come una consapevolezza completamente distinta dalle conclusioni della logica.
Se uno si svegliasse nella fitta oscurità della notte al rumore del passo di qualcuno nella sua stanza, sapendo che la presenza invisibile è quella di un membro amato della sua famiglia il quale ha ogni diritto di essere in quella stanza, si sentirebbe invadere il cuore da un senso di serena tranquillità; ma se avesse ragione di credere che un intruso sia entrato per rubare o uccidere, giacerebbe terrorizzato con gli occhi sbarrati nell'oscurità senza sapere da quale parte giungerebbe il colpo atteso. Ma la differenza fra esperienza e non-esperienza sarebbe data dall'acuto senso della presenza di qualcuno. Non è forse vero che per la maggior parte di noi che ci chiamiamo cristiani non vi è stata un'esperienza reale? Abbiamo sostituito un incontro personale con delle idee teologiche; siamo pieni di nozioni di religione, ma la nostra grande debolezza è determinata dal fatto che i nostri cuori sono vuoti.
Qualunque siano le altre cose che la comportino, una vera esperienza cristiana deve sempre includere un reale incontro con Dio. Senza di esso la religione non è che un'ombra, un riflesso della realtà, una brutta copia di un originale posseduto un tempo da qualcuno di cui abbiamo udito parlare. Non vi può essere più grande tragedia nella vita di un uomo che il vivere in una chiesa dall'infanzia alla vecchiaia senza conoscere nulla di più reale di un dio sintetico composto di teologia e di logica, senza occhi per vedere, senza orecchi per udire e senza cuore per amare.
I giganti spirituali del tempo passato erano uomini che in un punto della loro vita erano divenuti acutamente coscienti della presenza vera di Dio e che avevano mantenuto questa consapevolezza attraverso tutta la loro vita. Il primo incontro può essere stato caratterizzato dal terrore, come quando "Uno spavento, un'oscurità profonda" caddero su Abramo, o come quando Mosè presso il pruno si nascose il viso perché aveva paura di guardare Dio. Generalmente questo timore perdette presto il suo fondo di terrore mutandosi, dopo poco, in una dilettosa contemplazione che si dissolveva infine in un senso pieno di riverenza della completa vicinanza a Dio. Il punto essenziale è che essi conobbero Dio per esperienza. In quale altro modo si possono spiegare i santi ed i profeti? In quale altro modo possiamo valutare la straordinaria influenza benefica che hanno esercitata su innumerevoli generazioni? Non fu forse per il fatto che camminarono in una comunione cosciente con la Presenza reale e che rivolsero le loro preghiere a Dio con la schietta convinzione di rivolgersi a Qualcuno che era veramente accanto a loro?
Senza dubbio abbiamo sofferto la perdita di molti tesori spirituali semplicemente perché abbiamo sottovalutato la verità che il miracolo della perpetuazione della vita è in Dio. Dio non creò la vita per poi gettarla via, lontana da sè, come qualche artista petulante deluso dalla sua opera. Tutta la vita è in Lui e fuori di Lui, sgorga da Lui e torna nuovamente a Lui, come un mare scorrente e indivisibile di cui Egli stesso è l'origine. Quella vita eterna che era con il Padre è ora possedimento di uomini credenti, e questa vita non è solo il dono di Dio, ma è anche Dio stesso.
La redenzione non è un'opera strana che Dio, ad un certo punto, si appartò per compiere; ma piuttosto, è la Sua stessa opera compiuta in un ambito nuovo, l'ambito della catastrofe umana. La rigenerazione di un'anima credente è solo la ricapitolazione di tutta la Sua opera compiuta dal momento della creazione. E' difficile sfuggire al parallelo fra la creazione descritta nell'Antico Testamento e la rigenerazione descritta nel Nuovo. In che modo, per esempio, la condizione di un'anima perduta poteva essere descritta meglio che dalle parole "informe e vuota" e dalla espressione "le tenebre coprivano la faccia dell'abisso?". E in che modo il forte anelito del cuore di Dio per l'anima perduta poteva essere descritto in maniera migliore del dire che "lo Spirito di Dio aleggiava sulla superficie delle acque"? E da quale sorgente poteva venire la luce su quell'anima avvolta dal peccato, se Dio non avesse detto: "Sia la luce"? Alla Sua parola la luce irrompe e l'uomo perduto si leva per bere la vita eterna e per seguire la Luce del mondo. Come l'ordine e la fecondità seguirono l'antica creazione, così l'ordine morale e la fecondità spirituale seguono l'esperienza spirituale dell'uomo. E noi sappiamo che Dio è lo stesso e che i suoi anni non vengono meno. Egli agirà sempre in maniera coerente a se stesso, ovunque Egli sia trovato all'opera e qualunque sia l'opera che Egli compia.
Noi abbiamo bisogno di essere liberati dal nostro vano e debilitante desiderio di tornare e di recuperare il passato. Dobbiamo cercare di essere liberati dall'idea infantile che vivere al tempo di Abrahamo o ai giorni di Paolo sarebbe stato meglio che vivere oggi. Con Dio i giorni di Abrahamo e i nostri giorni sono gli stessi. Con un solo impulso di vita Egli creò tutti i giorni e tutti i tempi, cosicché la vita del primo giorno e quella di un giorno nel più lontano futuro sono unite in Lui. Noi possiamo a ragione cantare di nuovo (e credere) la verità che i nostri padri cantarono:

L'eternità con tutti i suoi anni,
Sta in piedi davanti a te;
A te nulla appare vecchio,
Grande Dio, per te non vi è nulla di nuovo.

Nel salvare l'uomo, Dio non fa altro che ripetere (o piuttosto continuare) la medesima opera creativa che compì all'origine del mondo. Per Lui ogni anima redenta è un mondo in cui Egli compie di nuovo l'opera piacevole di un tempo.
Noi che facciamo l'esperienza di conoscere Dio ai nostri giorni, possiamo rallegrarci nel fatto che in Lui abbiamo tutto ciò che Abrahamo, o Davide o Paolo poterono avere; in effetti, gli angeli stessi che sono davanti al trono di Dio non possono avere più di noi, poiché non possono avere qualcosa al di là di Dio e non possono volere nulla al di fuori di Dio. E tutto ciò che Egli è e tutto ciò che Egli ha fatto è per noi e per tutti quelli che partecipano a questa salvezza comune. Con piena consapevolezza della nostra indegnità possiamo tuttavia prendere posto nell'amore di Dio, ed il più povero ed il più malvagio fra noi può, senza offesa, reclamare per sè tutte le ricchezze della divinità donate con misericordia da Dio. Io ho ogni diritto di esigere per me tutto, sapendo che un Iddio infinito può dare tutto se stesso a ciascuno dei Suoi figliuoli. Egli non si dà in modo che ognuno ne abbia una parte, ma ad ognuno Egli dà se stesso in maniera così completa come se non vi fosse nessun altro a cui darsi.
Quale differenza si determina quando cessiamo di essere vaghi ed impersonali (il che, fra parentesi, è una scappatoia per la falsa umiltà e l'incredulità) e diveniamo precisi e personali nella nostra maniera di avvicinarci a Dio! Allora non abbiamo paura di usare il pronome personale, ma insieme con tutti gli amici di Dio abbiamo rapporto con Lui che ci ha creati e reclamiamo per ognuno di noi individualmente, la persona e l'opera dell'Iddio Trino. Allora ci rendiamo conto che tutto ciò che Dio fece era per ognuno di noi. Allora possiamo cantare: "Per me ti sei coperto di luce come di un vestito ed hai disteso i cieli come un padiglione ed hai posto i fondamenti della terra. Per me tu hai dato le fasi alla luna e per me il sole conosce il suo corso. Per me tu hai creato ogni animale della terra secondo la sua specie, ed ogni erba che reca seme, ed ogni albero nel quale vi è frutto. Per me i profeti scrissero ed i salmisti cantarono. Per me gli uomini di Dio parlarono mossi dallo Spirito Santo. Per me Cristo morì, ed i benefici redentivi di quella morte sono, per il miracolo della Sua vita presente, perpetuati per sempre, efficaci oggi quanto lo furono in quel giorno lontano in cui chinò il capo e rese lo spirito. E quando Egli risuscitò il terzo giorno, risuscitò per me; e quando sparse sui discepoli lo Spirito promesso, lo fece affinché, potesse continuare in me l'opera che Egli aveva compiuta per me fin dagli albori della creazione.

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alex

George Müller, sulla fede:
" È una benedizione indicibile conoscere veramente Dio, camminare in amicizia con Lui, essere in grado di parlarGli di qualsiasi cosa e gettare su di Lui ogni peso e preoccupazione. In questo modo benedetto sono stato reso capace di camminare finora per ben quarantuno anni, e non riesco ad esprimere la gioia della santa indipendenza dalle circostanza, dagli eventi politici, dalle difficoltà finanziarie o con gli amici, dalla morte, ecc. Fintanto che siamo capaci di appoggiarci su Dio, abbiamo tutto ciò di cui potremmo aver bisogno. E di questa benedetta e santa indipendenza possono goderne tutti i figli di Dio. Non è soltanto il privilegio di alcuni particolarmente favoriti, ma tutti coloro che sono riconciliati con Dio per la fede nel Signore Gesù e che confidano soltanto in Lui per la salvezza, tutti senza eccezione alcuna possono godere questa benedizione. Per godere, tuttavia, questa felice comunione e questa amicizia pratica con Dio e il Suo amato Figlio, dobbiamo camminare rettamente. Dobbiamo far risplendere la luce che riceviamo dalla Parola di Dio; dobbiamo mettere in pratica la verità che conosciamo. Forse sbaglieremo e verremo meno ma dobbiamo essere onesti e retti e non vivere nel peccato, percorrendo una strada che sappiamo essere contraria alla volontà di Dio. Se quest'ultimo dovesse essere il nostro caso, non potremo godere la comunione con Dio né saremo in grado di confidare in Lui come nostro amico, e questo sarà l'ostacolo più grande all'esaudimento delle nostre preghiere, secondo la seguente parola: <<Se nel mio cuore avessi tramato il male, il Signore non m'avrebbe ascoltato,"
Sebben non tutti i credenti nel Signore siano chiamati a fondare degli orfanotrofi o delle scuole per bambini poveri e debbano confidare in Dio per il proprio sostentamento, tuttavia tutti i credenti, secondo la volontà di Dio per loro in Cristo Gesù, possono e devono gettare tutte le loro preoccupazioni su di Lui, che si prende cura di loro, e non devono essere ansiosi riguardo alle altre cose, come si vede chiaramente in tutte le Scritture (1pietro 5:7; filippesi 4:6; Matteo 6:26-34).
Io gioisco sempre in Te, Signore Dio. In ogni cosa oggi, attraverso la preghiera e le suppliche con ringraziamento, voglio presentare le mie richieste a Te. Custodisci con la Tua pace, Ti prego, il mio cuore e la mia mente in Cristo Gesù. Possa tu, Dio di pace, essere con me. Amen."
Amen.

alex

Un'altra qualità del Fuoco che abita in noi è l'emozione. Questa espressione deve essere compresa alla luce di ciò che è stato detto avanti intorno alla imperscrutabilità di Dio. Ciò che Dio è nella sua essenza non può essere scoperto e non può essere espresso con un linguaggio umano, ma quelle qualità di Dio che si possono considerare razionali, e che perciò possono essere ricevute dall'intelletto, sono state liberamente espresse nelle Sacre Scritture. Queste non ci dicono ciò che Dio è, ma ciò a cui Egli assomiglia, e la somma di queste qualità costituisce un quadro ideale dell'Essere Divino visto come in lontananza ed attraverso ad un vetro iannebbiato.

Ora la Bibbia ci insegna che in Dio vi è qualche cosa di simile all'emozione. Egli prova qualche cosa che assomiglia al nostro amore, qualche cosa che assomiglia al nostro dolore ed alla nostra gioia. E non dobbiamo avere timore di proseguire in questa concezione di ciò a cui Dio assomiglia. La fede potrebbe facilmente dedurre che dato che noi siamo stati creati a Sua  immagine, Egli dovrebbe avere qualità simili alle nostre. Ma tale deduzione, anche se può soddisfare la nostra mente, non è la base della nostra fede.
Dio ha detto certe cose intorno a se stesso, e queste forniscono tutte le basi di cui noi abbiamo bisogno.
"L'Eterno, il tuo Dio, è in mezzo a te come un Potente che salva; egli si rallegrerà con gran gioia per via di te, si acqueterà nell'amor suo, esulterà, per via di te, con gridi di gioia" ( Sofonia 3. 17).
Questo è solo un versetto fra i mille che ci serve a formare il quadro razionale di ciò a cui Dio è simile; esso afferma che Dio prova qualche cosa somigliante al nostro amore e alla nostra gioia e che ciò che Egli sente lo spinge ad agire in maniera assai vicina a quella in cui agiremmo noi in simili circostanze. Egli si rallegra di coloro che ama con gioia e con canti. Questa è un'emozione collocata sul piano più elevato possibile, perchè sgorga dal cuore stesso di Do.Il sentimento, quindi, non è un figlio degenere dell incredulità, quale viene spesso dipinto da alcuni che insegnano la Bibbia. La nostra capacità di provare dei
sentimenti è uno dei contrassegni della nostra origine divina. Non dobbiamo vergognarci nè delle nostre lacrime nè del nostro riso. Il cristiano stoico che ha soffocato i suoi sentimenti è uomo solo per due terzi: una terza parte assai importante è stata ripudiata.

I sentimenti santi ebbero sempre una parte molto importante nella vita del nostro Signore. Per la letizia che gli era posta innanzi" sofferse la croce e sopporto il vituperio". Egli si descrive in atto di esclamare: "Rallegratevi meco, poichè ho ritrovato la mia pecora che era perduta". Nella notte della Sua agonia Egli "cantò un inno" prima uscire per recarsi al Monte degli Ulivi. Dopo la resurrezione Egli canta in mezzo ai Suoi fratelli (Salmo 22.22) nell assemblea. E se il Cantico dei Cantici si riferisce a Cristo (come la maggioranza dei cristiani crede) come possiamo fare a meno di sentire il suono della Sua gioia mentre
porta la Sua sposa a casa alla fine della notte e dopo che le tenebre si sono dissipate?

Una delle più grandi calamità che il peccato ci ha procurate è la degradazione delle nostre normali emozioni. Ridiamo di cose che non sono buffe; ci compiacciamo di atti che sono contrari alla nostra dignità umana; e ci rallegriamo di oggetti che non
dovrebbero avere alcun posto nelle nostre affezioni. L'obiezione ai "piaceri del peccato" che ha sempre caratterizzato i veri santi, è in fondo semplicemente una protesta contro la degradazione delle nostre emozioni di uomini. Ad esempio, il fatto che il giuoco possa assorbire gli interessi di uomini fatti ad immagine di Dio, è sembrato una orribile perversione delle nobili possibilità dell'uomo; che lalcool debba essere necessario per stimolare i sentimenti del piacere è stato considerato una specie di prostituzione: che gli uomm1 debbano volgersi ad un teatro costruito dall'uomo per trovarvi godimento è sembrato un affronto a Dio che ci ha posti al centro dell'universo con il compito di rappresentarvi la più alta opera drammatica.

I piaceri artificiali del mondo sono tutti la dimostrazione che la razza umana ha in gran parte perduto la capacità di godere i veri piaceri della vita ed è forzata a sostituirli con gioie false e spesso degradanti.


L'opera dello Spirito Santo, fra laltro, consiste nel riscattare le emozioni dell'uomo redento, nel rimettere le corde alla sua arpa e nel riaprire le fonti della gioia santa che sono state occluse dal peccato.
E che Egli compie questa opera ne rendono unanime testimonianza tutti i santi. Questo é perfettamente coerente con tutta la condotta tenuta da Dio nella Sua creazione. Il piacere puro è una parte della vita, una parte tanto importante che è difficile vedere come la vita umana potrebbe essere giustificata se dovesse essere vuota di sentimenti piacevoli.

Lo Spirito Santo colloca un'arpa eolia alla finestra della nostra anima, affinchè i venti del cielo la possano far vibrare in una dolce melodia, capace di accompagnare armoniosamente i compiti umili ai quali potremo essere chiamati. L'amore spirituale di Cristo farà risuonare continuamente la Sua musica nei nostri cuori e ci darà la possibilità di rallegrarci anche nei nostri dolori.

Tratto dal libro:
La conquista divina di A.W. Tozer
Qui in pdf
https://www.evangelici.info/la-conquista-divina-aw-tozer

alex

Volere la volontà di Dio significa qualche cosa di più che accettarla senza protestare; si tratta piuttosto di sceglierla con ferma determinazione di adempierla. Via via che lopera di Dio avanza, il cristiano si trova libero di scegliere ciò che vuole, e gioiosamente sceglie la volontà di Dio, come il bene più alto che si possa concepire. Un tale uomo ha trovato lo scopo più alto di vita ed è stato collocato al di là delle piccole delusioni che gli altri uomini provano. Tutto ciò che accade è la volontà di Dio per lui ed è ciò che Egli desidera più ardentemente. Ma è onesto dire che questa condizione non è raggiunta dalla maggior parte dei cristiani agitati che vivono nel nostro mondo concitato. Finchè non viene raggiunta, però, la pace del cristiano non si può dire completa.

Vi devono essere ancora una certa intima controversia, un senso di inquietudine spirituale, che avvelena la nostra gioia e che riduce di molto Ia nostra potenza.

https://www.evangelici.info/files/la-conquista-divina-tozer-italiano.pdf

alex

Noi possiamo essere sicuri di una cosa, che per la nostra profonta distretta non puo esservi altro rimedio che una visitazione, si, direi, meglio, un'invasione di potenza da alto. Solo lo Spirito ci può prescrivere il rimedio a ciò che vi è di sbagliato in noi e solo lo Spirito ci può salvare da questo torpore irreale del cristianesimo senza Spirito.
Solo lo Spirito ci può mostrare il Padre ed il Figlio, Solo l'opera interiore della potenza dello Spirito ci può scoprire la solenne maestà e il mistero incantevole dell'Iddio Trino

A.W. Tozer
https://www.evangelici.info/files/la-conquista-divina-tozer-italiano.pdf

Uno dei colpi più gravi che il nemico ha inferti alla chiesa è stato quello di creare in essa un timore dello Spirito Santo. Nessuno che pratichi i cristiani di oggi potrà negare che questo timore esiste. Sono pochi coloro che volentieri apriranno il cuore al benedetto Consolatore. Egli è stato ed è talmente malcompreso che il solo nominare il Suo nome. in. alcuni
ambienti è sufficiente per spaventare molti fino ad indurirli all'ostilità....

Lo Spirito Santo innanzi tutto è una fiamma morale. Non per un caso di espressione è chiamato Spirito Santo, poichè qualunque sia il significato della parola "santo", essa implica senza dubb10 anche il significato della purezza morale....

Cercare di vivere in uno stato emotivamente elevato, continuando a vivere nel peccato, significa andare incontro alla delusione
ed al giudizio di Dio. "Siate santi" non è semplicemente un motto da mettere in cornice e da appendere al muro. È un solenne comandamento del Signore di tutta la terra. "Nettate le vostre mani, o peccatori; e purificate i vostri cuori, o doppi cl' animo! Siate afflitti e fate cordoglio e piangete! Sia il vostro riso convertito in lutto, e la vostra allegrezza in mestizia!" (Giacomo 4: 8-9) . Il vero ideale cristiano non è quello di essere felici, ma santi. Solo un cuore santo può essere labitazione dello Spirito Santo

A.W. Tozer
https://www.evangelici.info/files/la-conquista-divina-tozer-italiano.pdf

Il male che caratterizzava il cuore dei Farisei di un tempo era la dottrina senza l'amore. Gesù non trovò molto da ridire su ciò che i Farisei insegnavano, ma combattè incessantemente e fino alla fine contro il loro spirito. La religione fu quella che mise Cristo sulla croce, la religione senza la forza dello Spirito Santo. Non serve a nulla negare che Cristo fu messo in croce da persone che oggi si chiamerebbero fondamentalisti. Questo dovrebbe essere assai inquietante e addirittura angoscioso per noi che ci gloriamo della nostra ortodossia. Un'anima non rigenerata, ma riempita della lettera della verità, può veramente essere peggiore di quella di un pagano che si inginocchia vanti ad un feticcio. Noi siamo al sicuro solo quando lamore di Dio è sparso nei nostri cuori dallo Spirito Santo, solo quando le nostre menti sono abitate dal fuoco d'amore che scese alla Pentecoste. Poichè lo Spirito Santo non è un lusso, non è qualche cosa di aggiunto ogni tanto per produrre qualche tipo di cristiano "extra" in ogni generazione. No, esso è una necessità vitale per ogni figliuolo di Dio, ed il fatto che Egli riempie il popolo di Dio e dimora. in esso è molto di più che una languida speranza. È piuttosto un imperativo categorico.

Lo Spirito è anche una fiamma dotata di volontà Anche qui come altrove l'immagine è inadeguata per adempiere tutta la verità, ed a meno che non si faccia attenzione, si può avere un'impressione errata dall uso che se ne fa. Infatti il fuoco, quale noi lo conosciamo e lo vediamo, è una cosa, e non una persona, e per tale ragione non ha una volontà propria.

Ma lo Spirito Santo è una persona, dotata di quegli attnbuti della personalità, uno dei quali è la volontà. Nell entrare nell'anima umana Egli non si priva di nessuno dei suoi attributi, neppure li affida completamente o in parte all'anima in cui Egli entra. Ricordate: lo spirito Santo è Signore. "Ora il Signore è lo Spirito"

A.W. Tozer
https://www.evangelici.info/files/la-conquista-divina-tozer-italiano.pdf

alex

Alla luce di questo apparirà chiaro quanto vuota e senza significato sia la maggior parte dei culti delle chiese di oggi. Tutti i mezzi sono messi in evidenza l'unica infausta debolezza è la mancanza della potenza dello Spmto Santo. Vi è la forma della pietà, e a volte la forma è perfezionata fino al punto da raggmngere un vero trionfo di estetica. Musica e poesia, arte ed oratoria, vestiti simbolici e toni solenni si combinano per dilettare la mente di colui che adora ma troppo spesso l'afflato soprannaturale è assente'.
La potenza da Alto non è nè conosciuta nè desiderata dai fedeli o dal pastore. Tutto questo è semplicemente tragico tanto più. poichè cade nel campo della religione, campo in cui il destinoo eterno dell uomo è coinvolto.
L'assenza dello Spirito si può rintracciare in quel vago senso di irrealtà che avvolge quasi ovunque la religione dei nostri giorni. In quasi tutte le chiese di oggi la cosa più reale è la vaga inconsistenza di ogni cosa. Il fedele siede in uno stato di  meditazione svagata; una specie di torpore sognante lo avvolge; ode delle parole che non penetrano in lui e che egli non
può riferire a nessuna cosa che abbia attinenza con il suo livello di vita. Egli si rende conto di essere entrato in una specie di mondo a metà; e la sua mente si adagia in una atmosfera più o meno piacevole che si dilegua con la benedlzlone e che non lascia dietro di sè traccia alcuna.

Essa non imprime nessuna orma nella sua vita quotidiana. Egli non è conscio di nessuna potenza, di nessuna Presenza, di nessuna realtà spirituale. Non vi è assolutamente nulla nella sua esperienza che corrisponda a ciò che ha udito dal pulpito o che ha cantato negli inni.

A.W. Tozer
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alex

Il nostro credo è sano. Ma noi abbiamo mancato di mettere in pratica il nostro credo.
Questa non è una distinzione insignificante. Una dottrina ha un valore pratico solo quando diviene una parte dei nostri pensieri e produce una differenza nella nostra vita. Vista sotto questa luce, la dottrina dello Spirito Santo, quale viene proclamata dai cristiani evangelici di oggi non ha valore pratico. In moltissime chiese lo Spirito Santo viene quasi completamente trascurato.

In fondo, nessuno si preoccupa che Egli sia presente od assente. Ci si ricorda vagamente di Lui al momento della dossologia o della benedizione. Ma potrebbe anche non esistere. Lo ignoriamo in una maniera così completa che è solo per pura cortesia che ci chiamiamo trinitari.

La dottrina cristiana della Trinità dichiara coraggiosamente luguaglianza delle tre Persone e il diritto dello Spirito Santo ad essere adorato e glorificato. Ogni cosa che sia meno di questo è qualche cosa di meno del necessario. La nostra negligenza della dottrina riguardante la benedetta Terza Persona ha avuto e continua ad avere delle serie conseguenze.

Capitolo 5 del libro: la conquista divina - A.W. Tozer

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alex

Dobbiamo rinnovare in noi l'idea perduta della sovranità di Dio; non solo come una dottrina, ma anche come una fonte di solenne emozione religiosa. Abbiamo bisogno di lasciar cadere dalla nostra mano morente quell'ombra di scettro con cui ci immaginiamo di governare il mondo. Dobbiamo sentire e sapere che non siamo altro che polvere e cenere e che Dio e
Colui che dispone i destini degli uomini...

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alex

Quanti servitori sono, nell'uomo al servizio del suo ego, del suo "io"? Nominarli tutti richiederebbe un libro'. ma ne nomineremo uno come tipo o simbolo di tutti gli altri: il desiderio dell'approvazione della società.
Ciò non è male in sè stesso e sarebbe perfettamente innocente se vivessimo in un mondo senza peccato ma dato che la razza umana è caduta allontanandosi da Dio e si è unita ai suoi nemici, per essere amico del mondo bisogna anche essere collaboratore col male nemico di Dio. Eppure il desiderio di piacere agli uomini è dietro a tutti gli atti della società, da quella
della più alta civilizzazione a quelli più bassi in cui si trovi la vita umana. Nessuno puo sfuggirvi il fuorilegge che sfugge alle regole della società ed il filosofo che si solleva con i suoi pensieri al di sopra del livello normale sembrano essere sfuggiti al laccio: ma in realtà hanno semplicemente ristretto la cerchia di persone a cui desiderano piacere.

Il fuorilegge ha i suoi complici davanti ai quali desidera brillare; il filosofo ha la sua piccola corte di pensatori superiori, la cui approvazione gli è necessaria per poter essrne felice. Per ambedue il motivo fondamentale rimane intatto.
Ognuno trae la sua pace dal pensare che gode la stima dei suoi simili, sebbene ognuno consideri tutta la faccenda a modo suo.

Ognuno guarda il suo simile poichè non ha nessun altro a cui guardare.

Davide poteva dire: "Chi ho io in cielo fuori di te? E sulla terra non desidero che te", ma i figli di questo mondo non hanno Dio' hanno solo i loro simili, e camminano sostenendosi
l'un l'altro e guardandosi l'un l'altro per sentirsi al sicuro, come bambini spaventati. Ma la loro speranza li deluderà, poichè essi somigliano ad un gruppo di uomini, nessuno dei quali abbia imparato a gmdare un apparecchio, e che all'improvviso si trovino senza pilota si guardino gli uni gli altri per scorgere chi li potrà condurre salvi a terra. La loro fiducia disperata, ma errata, non potrà preservarli dal disastro che certamente seguirà.

Come possiamo sradicare questo desiderio di piacere agli uomini, così profondamente radicato in noi e come possiamo mutare l'impulso della nostra vita dal compiacere gli uomini al compiacere Dio? Ebbene, nessuno può farlo da solo, nè con laiuto di altri, nè per educazione, per studio o per mezzo di qualsiasi altro metodo conosciuto sotto il sole. Ciò che è necessario è un capovolgimento della natura (una natura caduta non riesce da sola altro che a peggiorarsi) e questo capovolgimento deve avvenire per mezzo di un atto soprannaturale. È un atto che lo Spirito adempie per mezzo della potenza dell'Evangelo, quando questo è ricevuto con fede vivente. Allora egli sostituisce al vecchio il nuovo. Allora Egli invade la vita
come la luce del sole invade un paesaggio e spazza via le aspirazioni di prima, come la luce allontana le tenebre dal cielo.

La maniera in cui opera nell'esperienza è un po' la· seguente: l'uomo che crede è sommerso improvvisamente dal sentimento potente che l'unica cosa che importa è Dio: ben presto questo sentimento influenza la sua mente e condiziona tutti i suoi giudizi e tutte le sue valutazioni. Ora si sente liberato dalla schiavitù di ciò che la gente può pensare. Un desiderio incontenibile di piacere a Dio lo invade e ben presto si rende conto che ciò che ama soprattutto è la sicurezza di piacere al Padre che è nel cielo.

dal capitolo: in parole o petenza?
del libro: La conquista divina
A.W. Tozer

qui il libro in pdf

alex

Non è forse vero che per la maggior parte di noi che ci chiamiamo cristiani non vi è stata un'esperienza di questo genere? Abbiamo sostituito un incontro personale con delle idee teologiche; siamo pieni di nozioni di religione, ma la nostra grande debolezza è determinata dal fatto che i nostri cuori sono vuoti.
Qualunque siano le altre cose che la comportino, una vera. esperienza cristiana deve sempre includere un reale incontro con Dio. Senza di esso la religione non e che un ombra, un riflesso della realtà, una brutta copia di un originale posseduto un tempo da qualcuno di cui abbiamo udito parlare. Non vi può essere pm grande tragedia nella vita di un uomo che il vivere in una chiesa dall'infanzia alla vecchiaia senza conoscere nulla di più reale di un Dio sintetico fatto di teologia e di logica, senza occhi per vedere, senza orecchi per udire e senza cuore per amare.

A.W. Tozer
La Conquista Divina
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Pagina 18

IN PAROLA O IN POTENZA?
Pagina 27

L'uomo che ha ricevuto la Parola senza potenza ha potato la sua siepe di cinta, ma questa rimane sempre una siepe selvatica che non può mai portare frutti di vita nuova. Non è possibile raccogliere uva dalle spine o fichi dai pruni. Eppure un uomo simile può essere una guida nella chiesa e la sua influenza ed il suo voto potranno avere molto peso per determinare che cosa sarà la religione nella sua epoca.

La verità ricevuta con potenza cambia le basi di vita da Adamo a Cristo ed una nuova serie di aspirazioni comincia ad operare neir anima. Un nuovo e diverso spirito entra nella personalità e fa dell'uomo credente una nuova creatura in ogni parte del suo essere. I suoi interessi mutano da ciò che è esterno a ciò che è interiore, dalle cose della terra a quelle del cielo. Egli perde fede nella solidità dei valori esterni, egli vede chiaramente l'inganno di ciò che è esteriore ed il suo amore per il mondo, invisibile ed eterno e la sua fiducia in esso diventano sempre più forti via via che la sua esperienza sì allarga.

La maggior parte dei cristiani sarà d'accordo con quanto è detto qui, ma l'abisso esistente tra teoria e pratica è così grande da destare terrore. Poichè l'Evangelo è troppo spesso predicato ed accettato senza potenza ed il ambiamento radicale che la verità richiede non è mai avvenuto. Vi può essere, in verità, un cambiamento di qualche genere; ed un patto intellettuale ed emotivo potrà essere stipulato con la verità, ma qualunque esso sia non è sufficiente, non è abbastanza profondo, nè abbastanza radicale. La creatura è cambiata, ma non è "nuova". E proprio qui sta la tragedia. Il Vangelo si occupa di una vita
nuova, di una nascita che guida ad una sfera superiore, e finchè ciò non è avvenuto questa nuova creazione non ha prodotto un'opera di salvezza nell'anima.

Ovunque la Parola viene senza potenza il suo contenuto essenziale non viene colto. Poichè nella vita divina vi è un imperativo, nell'Evangelo vi è un elemento di urgenza, un fine che non può essere udito nè sentito che per mezzo di una facoltà concessa dallo Spirito. Dobbiamo costantemente tenere in mente che l'Evangelo non è solo una buona novella, ma anche un giudizio su chiunque lo ascolta. Il messaggio della croce è veramente una buona novella per colui che si pente, ma per "coloro che non obbediscono al Vangelo" reca un terribile ammonimento. Il ministerio dello Spirito nei riguardi del mondo impenitente è
quello di convincere di peccato, di giustizia e di giudizio. Per i peccatori che vogliono cessare di peccare volontariamente e vogliono diventare obbedienti figliuoli di Dio, il messaggio del Vangelo è messaggio di una pace indicibile, ma per la sua natura stessa e anche un arbitro dei futuri destini degli uomini.

Questo secondo aspetto è quasi completamente trascurato al giorno cl' oggi. L'elemento dono è considerato quasi come l'unico elemento contenuto dall'Evangelo; per cui l' elemento della trasformazione è conseguentemente ignorato.

L'accettazione di certi principi teologici è tutto quanto è richiesto per divenire cristiani...

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