La nostra società e sempre più caratterizzata dall’individualismo Quali sono le conseguenze che questa tendenza ha sulla Chiesa e sulle comunità locali in particolare? Come superare quelle forme di individualismo che sono la fonte di una crescente litigiosità e di una conseguente difficolta a ritrovare quell’unita dello Spirito che il Signore desiderava da ciascuno di noi?

 Il valore dell’esempio

A livello teorico tutti i cristiani concordano sull’importanza dell’amore, quando però si tratta di vivere l’amore gli uni verso gli altri nella pratica cominciano le difficoltà, infatti dobbiamo ammettere che spesso noi discepoli di Gesù non ci sforziamo molto di amare e di vivere in pace con gli altri discepoli, a parte quelli a noi più affini.

Un discepolo impara non solo attraverso l’insegnamento teorico ma soprattutto attraverso l’esempio del proprio Maestro. Gesù aveva lasciato ai Suoi discepoli un esempio straordinario di amore, quindi si aspettava che i Suoi discepoli lo avessero imitato e fossero stati conosciuti proprio per l’amore che avrebbero espresso in maniera speciale gli uni verso gli altri (Giovanni 13:35) come fratelli, membri della stessa famiglia, la famiglia di Dio.

La famiglia di Dio

Così dunque non siete più né stranieri né ospiti; ma siete concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio” (Efesini 2:19).

La famiglia di Dio: questa è una delle più belle espressioni utilizzate nel Nuovo Testamento per definire la Chiesa di Gesù, ovvero la comunità a cui appartengono tutti i discepoli di Gesù.

È significativo che Paolo abbia utilizzato questa espressione nella lettera agli Efesini in cui si rivolse in particolare agli stranieri incoraggiandoli ad apprezzare ciò che avevano ricevuto in Gesù Cristo diventando, insieme ai loro fratelli ebrei, parte del medesimo corpo, partecipi della medesima eredità: “… gli stranieri sono eredi con noi, membra con noi di un medesimo corpo e con noi partecipi della promessa fatta in Cristo Gesù mediante il Vangelo” (Efesini 3:6).

Sappiamo che i primi discepoli di Gesù erano tutti Ebrei, quindi circoncisi, ma Paolo si rallegrava di vedere che la famiglia di Dio stava crescendo con persone appartenenti ad ogni nazione sulla faccia della terra anche tra gli incirconcisi.

Il piano di Dio in Gesù Cristo, preparato prima della creazione del mondo (Efesini 1:4) aveva incluso anche gli stranieri ed essi non dovevano più sentirsi lontani (Efesini 2:17) ma uniti in Cristo ai loro fratelli ebrei, membra dello stesso corpo, salvati per grazia (Efesini 2:8) proprio come loro attraverso l’opera di Gesù.

La famiglia di Dio: ecco cos’è la Chiesa, ecco cos’è la comunità formata da tutti i figli di Dio! È una famiglia composta da Ebrei e stranieri, circoncisi e incirconcisi, maschi e femmine, ricchi e poveri, servi e padroni, tutti uniti in un medesimo Spirito:
Con la Sua venuta ha annunciato in pace a voi che eravate lontani e la pace a quelli che erano vicini; perché per mezzo di Lui gli uni e gli altri abbiamo accesso a Padre in un medesimo Spirito” (Efesini 2:17-18).

Tutti i membri della famiglia di Dio sono invitati ad abbracciare l’amore di Cristo: “siate resi capaci di abbracciare con tutti santi quale sia la larghezza, la lunghezza, l‘altezza e la profondità dell’amore di Cristo e di conoscere questo Amore che sorpassa ogni conoscenza, affinché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio” (Efesini 3:18-19).

La vera conoscenza è sempre associata all’esperienza, quindi abbracciare l’amore illimitato di Cristo non vuol dire averne una conoscenza teorica individuale ma praticarlo proprio gli uni verso gli altri. Si tratta quindi di un’esperienza da vivere “con tutti i santi”, un’esperienza che può essere completa solo quando viene vissuta a livello comunitario.

Siccome la famiglia di Dio è composta da persone così diverse tra loro, non si può pensare che tutto fili liscio in maniera automatica, ma occorre che ognuno si assuma le proprie responsabilità e faccia la sua parte affinché ci sia armonia.

Pace in famiglia

I membri di una famiglia hanno un legame che non dipende da loro.

Essi possono scegliere di volersi bene e di aiutarsi a vicenda ma anche nel momento in cui cessassero di farlo, essi sarebbero comunque fratelli e sorelle perché sono tutti figli dello stesso padre.

Nella famiglia spirituale accade qualcosa di simile, infatti non siamo noi a decidere chi sono i nostri fratelli, ma è il Signore, l’Unico Vero Dio e Padre di tutti che, attraverso la nuova nascita, include i Suoi figli nella Sua famiglia, nel medesimo corpo attraverso il medesimo Spirito: “vi è un corpo solo e un solo Spirito, come pure siete stati chiamati a una sola speranza, quella della vostra vocazione. V’è un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo, un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, fra tutti e in tutti” (Efesini 4:4-6).

Dobbiamo quindi imparare a riconoscere coloro che hanno il nostro medesimo Signore, la medesima fede, il medesimo battesimo, ovvero la medesima immersione in Cristo, la medesima unione con Gesù Cristo nella Sua morte e nella Sua risurrezione, il medesimo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, fra tutti e in tutti.

Coloro che hanno tutte queste cose in comune con noi, indipendentemente dal fatto che la pensino sempre esattamente come noi, che interpretino ogni singolo passo della Bibbia esattamente come noi, che ci piacciano oppure no, che ci siano simpatici o meno, sono nostri fratelli e abbiamo delle responsabilità verso di loro.

Infatti, nei versi immediatamente precedenti Paolo ricordò proprio queste responsabilità esortando i discepoli di Gesù a vivere in modo degno della loro vocazione: “io dunque, il prigioniero del Signore, vi esorto a comportarvi in modo degno della vocazione che vi è stata rivolta, con ogni umiltà e mansuetudine, con pazienza, sopportandovi gli uni gli altri con amore, sforzandovi di conservare l’unità dello Spirito con il vincolo della pace” (Efesini 4:1-3).

Abbiamo visto che Paolo si aspettava che i membri della famiglia di Dio abbracciassero insieme l’amore di Cristo, quindi vivendolo a livello comunitario. Nei versi che abbiamo appena letto egli descrisse quali dovevano essere gli ingredienti che dovevano caratterizzare le relazioni tra di loro affinché ciò potesse avvenire:

  • umiltà,
  • mansuetudine,
  • pazienza e,
  • ovviamente, amore.

In particolare notiamo che Paolo esortò a manifestare l’amore sopportandosi gli uni gli altri.

Perché dobbiamo sopportarci se abbiamo lo stesso Spirito?

Perché lo Spirito non annulla la nostra personalità.

Ognuno di noi ha un carattere diverso e, che lo vogliamo o no, ha dei difetti che gli altri dovranno sopportare, così come noi dovremo sopportare quelli degli altri. Inoltre può capitare che emergano opinioni o interpretazioni diverse su argomenti specifici senza che questo porti ad un comportamento peccaminoso o ad una deviazione dalla fede.

Umiltà, mansuetudine, pazienza e amore saranno quindi essenziali per gestire le divergenze non lasciando che il nostro atteggiamento nei confronti dell’altro diventi ostile.
Tutto ciò richiede un impegno da parte di ogni membro della famiglia di Dio. Tutti infatti hanno la responsabilità di sforzarsi per “conservare l’unità dello Spirito con il vincolo della pace”.

La pace tra i figli di Dio non è automatica ma richiede il nostro impegno.

Il fallimento nelle nostre relazioni e il proliferare di continue divisioni tra i cristiani è una dimostrazione lampante del fatto che abbiamo ampi margini di miglioramento in quest’area. Anche se abbiamo pace con Dio e abbiamo ricevuto la Sua pace, ciò non toglie la nostra responsabilità di adoperarci per la pace con tutti gli uomini (Romani 12:18) e in maniera particolare con gli altri membri della famiglia di Dio. Ognuno infatti dovrebbe cercare le cose che contribuiscono alla pace e alla reciproca edificazione (Romani 14:19).

Per conservare l’unità dello Spirito è necessario il vincolo della pace.

La parola “vincolo” fa pensare ad una corda, ad un legame che tiene uniti.

La pace è proprio quel vincolo che ci tiene uniti gli uni agli altri conservando così quell’unità che Dio ha creato.

Il Signore opera in noi attraverso il Suo Spirito e ci mette in grado di poter amare e di perseguire la pace tra di noi, ma Egli non ci obbliga con la forza.

La comunità cristiana funzionerà tanto meglio quanto più ogni singolo individuo si lascerà volontariamente vincolare agli altri nella pace, conservando quindi l’unità dello Spirito.


Conclusione
La comunità cristiana è composta da persone di ogni etnia, di ogni ceto sociale, di ogni età e sesso. Come possiamo pensare che un insieme così variegato di persone possa funzionare bene se ognuno non fa la sua parte?

È facile mostrare amore verso chi la pensa sempre esattamente come noi, ha le nostre stesse abitudini e magari ci dà sempre ragione, ma il vero esercizio che dobbiamo fare consiste nel mostrare amore verso chi la pensa diversamente da noi, verso chi ha gusti e modi di fare diversi dai nostri. Ecco perché Paolo dice di sopportarsi gli uni gli altri con amore e di conservare l’unità dello Spirito con il vincolo della pace!

Avete mai conosciuto famiglie in cui alcuni membri, per anni, hanno interrotto ogni relazione tra loro a causa di un litigio?

È triste vero?

Credo sia ancora più triste quando ciò accade nella famiglia di Dio con figli di Dio che non si parlano più e considerano il fratello come se fosse un nemico.

In un mondo cristiano già troppo frammentato, purtroppo sono all’ordine del giorno anche divisioni all’interno di assemblee locali che condividono gli stessi principi biblici. Sempre più spesso, sembra che sia impossibile trovare un accordo anche su questioni marginali e si è pronti ad interrompere la comunione anche per le motivazioni più banali.
Un cristiano maturo dovrebbe comprendere quali argomenti portano ad una deviazione dalla fede e quali possono invece essere soggetti ad interpretazioni diverse dalla nostra senza che ciò impedisca di proseguire un cammino insieme.

Si ha l’impressione che molti cristiani non vogliano proprio fare alcuno sforzo per mantenere la pace con gli altri. Ci si accontenta di amare e mantenere la pace solo con coloro con i quali, all’interno di un gruppo, ci si sente più in sintonia ma, se ci pensiamo bene, non c’è nulla di speciale in questo, infatti anche le persone che vivono senza Dio sono in grado di andare d’accordo quando c’è uniformità di vedute!

In cosa si distinguono allora i figli di Dio?

Da cosa si riconosce che sono discepoli di Gesù e che lo Spirito di Dio agisce in loro?

Il Signore ci invita ad amare e mantenere la pace non solo con chi è sempre in perfetta sintonia con noi ma con tutti coloro che hanno il medesimo Spirito che abbiamo noi!

È nostra responsabilità, come cristiani, saper riconoscere che c’è un solo corpo di Cristo, un solo Spirito, una sola speranza che accomuna tutti i figli di Dio.

È nostra responsabilità riconoscere e rispettare tutti i membri della famiglia di Dio conservando l’unità dello Spirito con il vincolo della pace, cominciando proprio da quelli che sono più vicini a noi, nella stessa chiesa locale.

Ci sono troppe divisioni nel corpo di Cristo e questo non onora il nostro Signore.

Se vogliamo essere credibili come discepoli di Gesù dobbiamo invertire questa tendenza e dobbiamo farlo al più presto.

Omar Stroppiana

 

Tratto da «IL CRISTIANO»    agosto 2017   www.ilcristiano.it

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