ANDATA E RITORNO A GAZA - Quando la storia ci riporta indietro
Spunti di riflessione tratti da T. S. McCall e A. Fruchtenbaum
La storia è maestra, non solo perché ci insegna a non ripeterla e ci proietta nel futuro più maturi, ma anche perché ci riporta nel passato, ci mette davanti ai suoi nodi irrisolti e alle tensioni che non hanno avuto soluzione, rendendo ancor più drammatico il nostro presente. In questi casi la storia non è solo una promessa per il futuro, ma è anche una minaccia del passato che ritorna e riporta noi nel passato per rivivere vecchie tensioni.
Venti anni fa, nell'agosto del 2005, Gaza è stata lasciata dagli occupanti israeliani, con molti dubbi che hanno spaccato in due non solo la società israeliana, ma gli stessi evangelici ed ora, vent'anni dopo si torna a parlare di Gaza, con quel senno del poi del 7 ottobre, che in prima battuta fa concludere che è stato un errore lasciare Gaza in mano ai palestinesi, visto il grave problema di sicurezza che subito dopo è venuto a crearsi. Ma veramente basta cambiare guancia per non prendere un altro schiaffo dalla storia?
Quella non fu una decisione presa a cuor leggero, tant'è che per eseguirla fu usata la mano pesante dell'esercito che evacuò i soldati nonché 8000 coloni circa che occupavano il 30% della Striscia. Ma la cosa che ci interessa in questo post è capire le tensioni che hanno attraversato l'opinione pubblica israeliana ed evangelica, in quei giorni, perché ci aiutano ad articolare il presente.
In rete si può leggere uno scritto dal titolo "Da Gaza all'eternità" scritto dal Dr. Thomas S. McCall, un teologo evangelico che, sulla base di un'intervista fatta al Dr. A. Fruchtenbaum, uno dei massimi esperti di Israelologia. Questo è uno scritto che riassume il diverso modo in cui la società israeliana e il mondo evangelico si son posti dinanzi a quell'evento ricordato questi giorni.
Intanto è utile notare che non fu la sinistra pacifista e filopalestinese di Rabin a far evacuare i coloni ebrei dalla Striscia, ma la destra israeliana nella persona del primo ministro di allora Ariel Sharon, politico nelle file del Likud, lo stesso partito di Netanyahu. Ed è importante notarlo perché c'è un filo rosso che guida tutta la politica Israeliana, sia di destra che di sinistra, che è il tema della sicurezza nazionale, vista la costante minaccia alla sua esistenza, al quale si collega il bisogno del controllo demografico e degli insediamenti.
Questo è un sentimento trasversale che non ha lasciato indifferente neppure Ytzak Rabin, il quale, nel suo ultimo discorso alla Knesset il 5 ottobre del 1995 dichiarò:
"Nel quadro della soluzione permanente, ciò che aspiriamo a raggiungere è, in primo luogo, lo Stato di Israele come stato ebraico, di cui ALMENO l'80% DEI CITTADINI SARANNO EBREI ... Abbiamo optato per uno Stato ebraico perché siamo convinti che UNO STATO BINAZIONALE CON MILIONI DI ARABI PALESTINESI NON SAREBBE IN GRADO DI ADEMPIERE AL RUOLO EBRAICO DELLO STATO D'ISRAELE, che è lo Stato degli ebrei"… Ciò che prospettiamo e vogliamo nel contesto della soluzione permanente è, in primo luogo, una GERUSALEMME UNITA, che includerà sia Ma'ale Adumim che Givat Ze'ev - COME CAPITALE D'ISRAELE, SOTTO LA SOVRANITA' ISRAELIANA… Il CONFINE DI SICUREZZA dello Stato di Israele sarà situato nella VALLE DEL GIORDANO, nel senso più ampio del termine" e parlò pure di "Blocchi di INSEDIAMENTI IN GIUDEA E SAMARIA [Cisgiordania], come quello di Gush Katif [Gaza]", evacuata da Sharon nel 2005.
Ma torniamo al Dr. Thomas S. McCall del quale vogliamo anzitutto citare questa frase densa di significato per l'attualità che stiamo vivendo: "Il ritiro da Gaza è stato ordinato dal governo di Ariel Sharon e sostenuto dall'amministrazione Bush, come parte del programma Roadmap for Peace per STABILIRE UNO STATO PALESTINESE ACCANTO ALLO STATO ISRAELIANO".
Non saprei dire quanto per Sharon fosse questa la motivazione di fondo, ma sicuramente per Bush lo era, come lo è oggi per tutti coloro che gridano al riconoscimento dello Stato Palestinese a Gaza. Bush e Sharon non potevano neppur lontanamente immaginare il 7 ottobre, per cui avevano l'attenuante dell'ignoranza, ma noi che abbiamo il senno del poi 7 ottobre? Qui credo che, più che strillare le nostre opinioni in merito, bisogna sederci in silenzio dinanzi alle lezioni della storia.
Sulle motivazioni che hanno spinto Sharon a prendere una decisione spesso incompresa e oggi soprattutto molto criticata, il Dr. McCall, sulla scorta di quanto appreso dal Dr. Fruchtenbaum, dice anche qui qualcosa di molto interessante: "La SICUREZZA e la DEMOGRAFIA sono le ragioni principali. La popolazione araba della Cisgiordania sta aumentando di sei figli per famiglia, mentre la popolazione ebraica israeliana ha due figli per famiglia. Nel giro di pochi anni, la popolazione araba supererà la popolazione ebraica nell'area compresa tra il Mediterraneo e il fiume Giordano.
Il governo Sharon ha concluso che la MIGLIORE PROTEZIONE che gli ebrei possono avere include il completamento della costruzione della recinzione o del muro per tenere fuori i terroristi arabi. Questa recinzione, che diventa UN MURO nelle aree popolate, è una delle poche innovazioni che HA EFFETTIVAMENTE FUNZIONATO nel PROTEGGERE Israele dagli attentatori suicidi/omicidi. Ritirando i coloni ebrei da Gaza, il governo israeliano è stato in grado di TIRARLI FUORI DAL PERICOLO e dietro BARRIERE DIFENDIBILI.
Lasciarli lì significava continuare a farli PESARE SULL'ESERCITO israeliano. Il piano prevede inoltre la costruzione di una strada TRA LA "CISGIORDANIA" E GAZA senza uscite, per consentire agli arabi di passare tra i due segmenti palestinesi senza creare problemi agli israeliani. Gli israeliani, d'altra parte, avranno un cavalcavia che permetterebbe loro di andare da Tel Aviv a sud fino al Negev e a Eilat SENZA MOLESTIE".
Questa è stata più verosimilmente la motivazione di Sharon e del governo israeliano nel 2005 ed è molto simile all'ultimo discorso di Rabin alla Knesset del 1995: sicurezza e demografia, ossia, controllo dei confini (muro) e controllo demografico (evacuazione e separazione)! L'unica differenza è che, mentre per Rabin gli insediamenti rappresentavano ancora un opzione, Sharon ha visto meglio la totale evacuazione dei coloni a Gaza, zero insediamenti e muro di separazione! Eppure Rabin era di sinistra e Sharon era di destra!
Il Dr. McCall prosegue riportando una risposta molto interessante, che non si capisce se è sua o di Fruchtenbaum, in merito a coloro che in Israele si sono opposti al piano di evacuazione di Sharon: "Credono nell'inesorabile ESPANSIONE DELLA PRESENZA EBRAICA nel Paese e hanno una BASE BIBLICA per la loro posizione. DIO HA DATO al popolo ebraico la Terra, TUTTA LA TERRA, e loro intendono rivendicarla, INSEDIAMENTO DOPO INSEDIAMENTO. Rinunciare anche solo a un centimetro del territorio che hanno colonizzato è un VILE APPEASEMENT AL TERRORISMO, e mostra una mancanza di fede in Dio e nel destino di Israele. L'opposizione è impegnata in un'aggressiva dimostrazione di forza contro i leader terroristi al fine di garantire LA SICUREZZA degli israeliani.
Credono che i COLONI stessi e l'ESERCITO israeliano possano fornire tutta la protezione necessaria. Inoltre, l'opposizione è generalmente CONTRARIA ALLA CREAZIONE DI UNO STATO PALESTINESE, che significherebbe una resa formale di una parte considerevole della Terra agli arabi. Ritengono che ciò non sia necessario dal punto di vista militare, politicamente poco saggio e sbagliato dal punto di vista teologico".
Queste parole hanno una grande eco in ciò che sta succedendo ancora oggi. I temi dominanti sono sempre quelli della sicurezza e del controllo demografico, attuati con una "espansione della presenza ebraica... insediamento dopo insediamento" per impedire di fatto "la creazione di uno stato palestinese". Elementi aggiuntivi sono qui la base biblica e l'equiparazione dei coloni all'esercito, che di fatto legittima l'uso delle armi. Indubbiamente non si possono legittimare le intemperanze che ancora oggi si vedono nei coloni della Cisgiordania, però è interessante vedere come alla base non c'è solo un discorso teologico, ma soprattutto il bisogno atavico di sicurezza, che si pensa di risolvere con la loro presenza massiva in ogni centimetro della Terra Promessa, anche in un momento in cui, secondo Sharon, era più opportuno andar via.
In merito poi alle varie posizioni evangeliche che il Dr. McCall riporta, ne citiamo due di segno opposto che mostrano come, pur amando Israele, si possono avere nell'immediato posizioni diverse. Un primo gruppo è così descritto: "C'è un gruppo di evangelici che sostengono fortemente l'opposizione in Israele (che credono che non sia buono per Israele rinunciare agli insediamenti di Gaza o a qualsiasi altro insediamento, e INCORAGGERA' SOLO I TERRORISTI a fare più danni)". E bisogna dire che la storia ha dato loro ragione! Di un secondo gruppo, invece dice: "Ci sono altri cristiani evangelici che sono altrettanto fortemente a favore di Israele, ma vedono RAGIONEVOLEZZA nel piano di Sharon per fornire la MASSIMA SICUREZZA al popolo ebraico in queste difficili circostanze".
Non è precisata la matrice escatologica di questi due gruppi, anche se forse si potrebbe intuire, però è interessante notare che alla fine prevale su tutto il problema della sicurezza. Un tema questo che per Israele è fondamentale. Sono dunque riduttive certe letture che vengono fatte oggi, che non sanno cogliere il travaglio (il riferimento è puramente casuale) esistenziale di questo popolo e si limitano ad agitare gli spettri del suprematismo religioso e dell'espansionismo imperialista.
Il cristiano biblico può anche avere una prospettiva escatologia che prevede il compimento letterale di tutte le promesse fatte ad Israele dai profeti, anche quelle che riguardano la terra ed i suoi confini, ma sa che il loro compimento è nelle mani sovrane di Dio, per cui non vede un problema di principio se, per una questione di sicurezza, si lasciano degli insediamenti, com'è avvenuto a Gaza nel 2005.
Certo, col senno di poi oggi si mette in dubbio quella scelta di Sharon, però è anche vero che "il muro" ha funzionato sempre molto bene come dice il Dr. McCall, e forse si dovrebbe riflettere sul perché il 7 ottobre non ha funzionato. Che sia perché era poco presidiato? Sì, pare che questo abbia influito parecchio!
Comunque, la vicenda del ritiro da Gaza del 2005 deve insegnare a noi cristiani biblici a tenere nella debita considerazione ciò che dice la Bibbia e ciò che è politicamente opportuno. Entrambe le cose sono importanti e l'una non esclude l'altra. In uno studio reperibile in rete - leggi qui il pdf - dal titolo "Il diritto di Israele alla terra", il Dr. Fruchtenbaum, dopo aver spiegato che la terra promessa è per diritto divino di Israele, ma il suo pieno godimento si avrà nel Regno (cioè il Millennio), risponde così a chi (Sizer S. R.) sostiene un aspetto senza l'altro: "Mentre Sizer afferma che Israele ha il diritto di esistere 'entro confini sicuri ma RICONOSCIUTI a livello internazionale', relega la questione a una 'questione strettamente POLITICA' piuttosto che teologica".
E poi il Dr. Fruchtenbaum aggiunge: "L'attuale posizione di Israele nella Terra non è in effetti una questione PURAMENTE POLITICA, ma è anche una QUESTIONE TEOLOGICA. Se verrà istituito uno STATO PALESTINESE TEMPORANEO nel futuro prossimo è qualcosa che solo DIO CONOSCE. Al momento, i leader dei principali partiti in Israele sono favorevoli. Ma questa E' UNA QUESTIONE POLITICA. Tuttavia, il diritto di Israele alla Terra, ora o in futuro, è UNA QUESTIONE TEOLOGICA E NON PURAMENTE POLITICA".
Con quest'ultima frase il Dr. Fruchtenbaum riconosce implicitamente che la terra di Israele non è solo una questione teologica, ma anche politica di diritto internazionale, ma si oppone a farne una questione puramente politica. Non vede in linea di principio un problema con l'istituzione di uno stato palestinese "temporaneo", cioè prima che Israele abbia il pieno godimento (nel Millennio) di ciò che è suo per diritto divino, anche se temporaneamente occupato da altri, ad esempio nella Striscia e in Cisgiordania. Una tal cosa la derubrica a questione politica, quella cioè legata alla sicurezza, quella che ha spinto Sharon a lasciare la Striscia ai palestinesi.
Su una cosa però il Dr. Fruchtenbaum è tassativo, cioè che un tale riconoscimento politico dipende molto dai palestinesi. Ecco cosa dice: "Eppure, se i palestinesi fossero disposti a VIVERE IN PACE con Israele, GODREBBERO di tutti questi diritti [diritti umani e libertà fondamentali sanciti dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani] anche adesso. Finché il loro obiettivo sarà DISTRUGGERE ISRAELE così com'è, che si tratti dei confini attuali o di quelli precedenti al 1967, dovranno essere TRATTATI COME NEMICI e non potranno godere di libertà totale".
Questa distinzione tra l'aspetto teologico e quello politico è importante anche perché mostra su quali basi deve essere portato avanti un dibattito sull'attualità che stiamo vivendo. Si noti come, all'affermazione propal di Sizer: "Non può esserci pace nei 'Territori Occupati' finché 'non agirà con giustizia e reciprocità nei confronti dei palestinesi'", il Dr. Fruchtenbaum in questo modo: "Questo è PIU' POLITICO CHE BIBLICO, ma posso dire questo. In primo luogo, ignora il vero motivo per cui Israele ha occupato questi territori dal 1967. Lo ha fatto perché masse di eserciti si stavano radunando lungo la Striscia di Gaza, il confine del Sinai, il confine siriano e la Cisgiordania con l'intento di distruggere Israele. Israele ha sconfitto questa minaccia nella Guerra dei Sei Giorni. In secondo luogo, i palestinesi hanno costantemente respinto tutti gli sforzi di pace di Israele, sia prima che dopo quel conflitto. Persino quando Barak offrì loro oltre il 95% del territorio che desideravano, fu respinto senza alcuna controfferta.
Ciò che l'autore ignora è che, finora, l'obiettivo arabo non è stato semplicemente quello di creare uno Stato palestinese che vivesse fianco a fianco con Israele, ma il tentativo di distruggere Israele come Stato. Nessun vero musulmano credente nel Corano potrebbe mai accettare il diritto di Israele all'esistenza. Finché i palestinesi si rifiuteranno di riconoscere il diritto di Israele all'esistenza, rifiuteranno ogni offerta di pace e insisteranno con gli attacchi terroristici (persino facendosi esplodere i propri figli solo per il gusto di uccidere gli ebrei), non potrà esserci pace.
ISRAELE NON E' TOTALMENTE INNOCENTE di tutte le sue azioni, ma l'autore HA ATTRIBUITO OGNI COLPA A ISRAELE. Nonostante affermi che Israele ha il diritto di esistere, non ha attribuito ALCUNA COLPA ALLE AZIONI DELLA PARTE ARABA. Questa è una LETTURA SELETTIVA delle notizie politiche. Ma per noi, la QUESTIONE FINALE non è cosa sia politicamente opportuno, ma cosa sia biblico".
A parte la risposta in chiave anti-propal, che ci stupisce per la sua somiglianza con quella che viene articolata oggi, è però molto interessante notare che, seppur il tema sia la terra, i territori occupati, Gaza e la Cisgiordania, il Dr. Fruchtenbaum riduce la questione ad argomento politico e su tale base risponde, lasciando sullo sfondo l'argomento teologico, che pure ha la sua importanza. In buona sostanza, l'argomento teologico è fondamentale nella questione, ma è lasciato all'azione sovrana di Dio, che sappiamo gli darà pieno adempimento nell'era messianica.
Ora siamo confrontati con la realtà di questo tempo, con l'emergenza del momento, con una lunga guerra ancora in atto, con una grande crisi umanitaria, con la necessità di far tornare gli ostaggi, con un'esercito allo stremo, col dilagare dei suicidi tra i soldati, col bisogno di Israele di non rivedere un sette ottobre, col bisogno dei palestinesi di avere una patria, con una società israeliana divisa.
Qui deve prevalere il senso della realtà in tutta la sua criticità e la responsabilità di chi può e deve porvi rimedio. Anche se la scelta di Sharon del 2005 si è rivelata per certi versi fallimentare, seppur credo che sul 7 ottobre gravi più di una responsabilità, ritengo che ancora oggi debba prevalere un sano realismo politico che persegua il bene di tutte le parti in causa. E, personalmente ritengo che, persino le considerazioni di un messianico che ha un approccio letterale alle profezie bibliche come il Dr. Fruchtenbaum, si muovano in questa direzione.
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