Di Segni: “Perché siamo nel mirino”

Il rabbino capo di Roma: «È il risultato di troppa propaganda. C’è chi pensa che gli ebrei siano cattivi»

di Luca Monticelli

Ieri è iniziata Hanukkah, la festa delle luci che ricorda il miracolo della durata dell’olio nel Tempio di Gerusalemme. Il Rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni ha vissuto lo sgomento della sua comunità all’accensione della prima candela, scossa dall’attacco terroristico di Sidney.

- È stata colpita la libertà di vivere l’ebraismo apertamente?
 «Certamente. La festa di Hanukkah si festeggia accendendo ogni sera per otto sere una lampada, ed è essenzialmente un rito domestico. Da decenni, sotto la spinta del movimento Chabad, questa accensione si svolge anche nelle piazze più importanti delle città, per dare all’esterno un segno di vitalità e di luce. In questo senso è diventata una sorta di simbolo di ebraismo vissuto all’aperto. Chi ha colpito in questo momento ha sfruttato l’occasione di una concentrazione di ebrei all’esterno, ma ha anche voluto colpire un simbolo: che sia chiaro, sono gli ebrei in quanto tali, non uno Stato, non un governo. Puro antiebraismo».

- Anche in Europa e in Italia gli ebrei sono spesso costretti all’isolamento e a nascondere la propria identità per paura di subire violenze.
 «Se in Italia a qualsiasi cittadino viene impedito di manifestare la sua fede e il suo pensiero, che sia laico o religioso, le basi stesse della convivenza civile e della libertà sancita dalla nostra Costituzione vengono attaccate, ed è ovviamente un rischio per tutti e non solo per gli ebrei. Questa cosa è stata compresa bene da ampi settori della società civile e della politica, ma proprio nella politica vi sono esitazioni ed equivoci».

- Si aspetta una reazione da parte della politica e della società civile?
 «Oggi mi aspetto belle dichiarazioni di solidarietà, che non mancano mai quando ci sono ebrei morti, ma quello che ci vuole è un esame delle responsabilità. Non basta dire: “fermiamo l’antisemitismo”; qualcuno dovrebbe dire “fermiamoci”».

- Pensa che la politica e i media non abbiano capito i pericoli – non solo che vivono gli ebrei – ma anche le democrazie?
 - «Purtroppo una parte della politica ha usato la crisi che si è aperta il 7 ottobre del 2023 come mezzo per creare consenso e aggregazione, ignorando o trascurando i rischi che una presentazione propagandistica e manichea della realtà comportavano per la tenuta stessa della vita democratica. Belle dichiarazioni contro l’antisemitismo, magari distinto dall’antisionismo, non servono a molto. Di fatto è stato messo tutto nello stesso calderone. I media hanno fatto da cassa di risonanza accusatoria con ancora più gravi responsabilità. Ne cito una, per esempio: la mancanza di totale senso critico nel far passare le notizie».

- Il presidente Victor Fadlun della comunità romana sostiene che l’attentato è una conseguenza della propaganda pro Pal, è d’accordo?
 «Il mondo proPal è variegato con diversi gradi di estremismo. E bisogna distinguere tra chi in buona fede vuole difendere una causa politica che ritiene giusta e chi è animato di forti sentimenti e intenzioni antiebraiche mescolate nelle rivendicazioni palestinesi. Certamente è grazie a una forte propaganda proPal che una parte del pubblico italiano si è convinto che non solo Netanyahu è cattivo ma che lo è tutto il governo di Israele, tutti i suoi cittadini e lo Stato stesso, e che lo sono anche gli ebrei di tutto il mondo. E che in definitiva la Shoah se la sono pure meritata, visto che sono tanto cattivi e genocidi. A questo si è arrivati. Quale è il motivo per cui se cammino per strada e qualcuno mi riconosce come ebreo e rabbino mi insulta? Chi l’ha caricato? E siamo alle parole. Poi qua e là qualcuno approfitta di questo clima e passa ai fatti».

- L’Australia è uno dei Paesi in cui l’odio contro gli ebrei è più violento: sinagoghe bruciate, aggressioni nei ristoranti. L’intelligence australiana nei mesi scorsi ha scoperto l’ombra dell’Iran dietro questi attentati. Teme che anche in Europa operino dei gruppi terroristici che si nascondono dietro alle proteste nelle piazze e nelle Università?
 «Vedendo i risultati mi pare ovvio che vi sia una rete organizzata in tutto il mondo, Europa occidentale compresa, che dirige la propaganda e l’informazione. Gran parte della guerra è, come si dice oggi, “cognitiva”. Se ci possano essere anche gruppi che preparano atti di violenza terroristica è una domanda da rivolgere agli apparati di sicurezza dello Stato. Per chi, come me, non si occupa di sicurezza ma solo se ne preoccupa, probabilmente ci sono».

- Ieri si sono tenute le elezioni per il rinnovo del Consiglio dell’Ucei, l’Unione delle comunità ebraiche italiane. Quali sono secondo lei i temi prioritari che i prossimi vertici delle Comunità ebraiche devono portare avanti nel discorso pubblico?
 «L’ebraismo italiano si deve presentare all’esterno con la forza della sua storia e della sua cultura, per tutto quello che ha dato alla società e continua a dare. Purtroppo, gli avvenimenti costringono la nostra dirigenza a impegnarsi nel difficile compito di rappresentare preoccupazioni in un quadro politico in cui solo una parte mostra di condividerle seriamente. Voglio solo sperare che si riesca a fare un discorso basato sui valori da difendere e promuovere, e che possa essere condiviso da tutte le forze politiche».

(La Stampa, 15 dicembre 2025) 
 


 

Fadlun: "Odio antiebraico coltivato dai ProPal Attenzione alle parole"

 

di Giulia Sorrentino

Timore ma consapevolezza che non si può e non ci si deve arrendere. È questo il sentimento che si percepisce dal tono del Presidente della Comunità ebraica di Roma, Victor Fadlun, dopo l’attentato terroristico che ha colpito gli ebrei in Australia. Fadlun poi commenta il disegno di legge sull’antisemitismo, che non piace a tutta la sinistra: «Credo nella parola dell’Ihra. Mi auguro che ci sia un ravvedimento».

- Dodici morti e oltre trenta feriti, è questo il bilancio dell’attentato di Sydney.
 «Il tentativo era di fare ancora più vittime, volevano fare una carneficina. Questo è testimoniato dalle modalità, dalle armi trovate sul posto, c’erano anche esplosivi. E di nuovo colpire durante una festa. Questa è la festa della luce, della speranza. Colpire in una festa in cui sanno che ci sono bambini, il paragone è come il Nova Festival: si colpisce chi festeggia la vita. Il tentativo è cancellare la speranza in un futuro, nel bene. Questo è proprio terrorismo nel senso letterale, in questo momento in cui poi c’è un percorso di pace in Israele, che con fatica sembra avviato».

- L’Australia è Occidente. È un attacco anche alle radici giudaico-cristiane?
 «Sicuramente. Il tema è che purtroppo tutto questo non nasce dal nulla, ma c’è un clima d’odio antiebraico che sta crescendo è coltivato dal mondo ProPal, che poi sfocia in eventi drammatici. In Italia chi sta fomentando tutto ciò, chi si fa paladino del movimento ProPal dovrebbe pensarci bene, perché le parole pesano e hanno delle conseguenze».

- Chi è che si dovrebbe fare un esame di coscienza oggi?
«  Tutti coloro che sono in testa al movimento ProPal. Questo è antisemitismo. Quindi chi lo propugna in questo modo ha la coscienza potenzialmente sporca, è moralmente complice della carneficina di questi miei fratelli, di questi ebrei». 

- Qualcuno di voi si è chiesto se potrebbe succedere anche qua?
 «Noi abbiamo molta fiducia nel Ministero dell’Interno e in tutti coloro che stanno lavorando affinché vengano prevenute queste tragedie. Ma l’allarme c’è. Noi siamo fermi e saldi nei nostri principi e non possiamo accettare che ci sia una sorta di diktat a non condurre le nostre vite, perché questo è esattamente l’obiettivo del terrorismo».

- Tra le vittime c’è un rabbino, è una morte altamente simbolica.
 «Sì, ma non è la prima volta, purtroppo, perché si espongono in prima persona per avvicinare gli altri a una religione di pace. Quindi sono i primi obiettivi di chi invece propugna la morte e il terrore».

- Nonostante ciò, c’è chi però in Italia è addirittura contro un disegno di legge bipartisan sull’antisemitismo.
 «Quel disegno di legge punta proprio a distinguere tra la contestazione del governo e la contestazione dello Stato. Criticare l’esistenza di uno Stato, quello ebraico in particolare, nella definizione di antisemitismo dell’Ihra è un atto di antisemitismo. Diverso è criticare il governo, in tutto il mondo viene fatto. Quindi quel disegno di legge ha piena legittimità e ringraziamo chi lo porta avanti».

- Tra loro non rientra una parte del Pd: ieri hanno fatto un minuto di silenzio per l’attentato, però poi c’è chi in quel partito non vuole il disegno di legge sull’antisemitismo. Il senatore Boccia, fedelissimo di Elly Schlein, si è discostato dalla posizione del suo collega Delrio. Non c’è un po’ di incoerenza?
 «Vorrebbe dire che bisogna capire se hanno ragione Boccia e altri oppure l’Ihra quando stabilisce che definire Israele Stato fascista o augurarsi “dal fiume al mare” è un atto di antisemitismo. E io credo nella parola dell’Ihra. Mi auguro che ci sia un ravvedimento».

(IL TEMPO, 15 dicembre 2025) 

 

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Attacco terroristico a Sydney contro la comunità ebraica durante la festa di Hannukkah

 

12 i morti, decine i feriti. Più di 2000 persone della comunità ebraica si erano radunate in una delle spiagge più famose d’Australia per celebrare la festa di Hannukkah.

di Nina Prenda

Momenti di terrore a Bondi Beach, a Sydney, in Australia, dove gli aggressori di una sparatoria contro la comunità ebraica locale hanno causato la morte di 12 persone e decine feriti.  Più di 2000 persone della comunità ebraica si erano radunate in una delle spiagge più famose d’Australia per celebrare la festa di Hannukkah. La sparatoria è stata condotta da più tiratori e per ora la polizia dice che due sospetti sono in custodia. A quanrto riportato negli ultimi aggiornamenti, smebra che uno degli attentatori sia Naveed Akram, cittadino australiano nato in Pakistan.
Un testimone che era vicino alla sparatoria di massa dice al Times of Israel di aver visto persone scappare in preda al panico. “Ho sentito più colpi di pistola, ma all’inizio ho pensato che fossero intenzionali, che fosse qualcosa di costruito”, dice la fonte, che ha parlato a condizione di anonimato. “Poi ho sentito molte sirene e ho visto numerosi aiuti da parte della polizia e persone che correvano in preda al panico. Questo è davvero spaventoso per l’intera comunità”, dice la fonte.
“Le scene a Bondi sono scioccanti e angoscianti. La polizia e i soccorritori sono sul campo e lavorano per salvare vite umane. I miei pensieri sono rivolti a tutte le persone colpite”. Lo ha detto il primo ministro australiano Anthony Albanese. Lo riporta Il Guardian. “Ho appena parlato con il Commissario dell’AFP (il capo della polizia federale australiana, ndr) e con il Premier del NSW (il Nuovo Galles del Sud, ndr). Stiamo collaborando con la polizia e forniremo ulteriori aggiornamenti man mano che ulteriori informazioni saranno confermate. Esorto le persone nelle vicinanze a seguire le informazioni della polizia”. 
Il Presidente israeliano Isaac Herzog ha condannato la sparatoria a Bondi Beach, a Sydney, parlando di “attacco crudele contro gli ebrei”. Herzog ha quindi invitato il governo di Canberra a combattere “l’enorme ondata di antisemitismo” che, a suo dire, “sta affliggendo la società australiana”.
Il ministro degli Esteri Gideon Sa’ar dice che l’Australia è stata avvertita di potenziali attacchi agli ebrei mentre alti funzionari del governo israeliano esprimono orrore per la sparatoria di oggi a Bondi Beach a Sydney, alcuni dei quali incolpano Canberra per non aver fatto abbastanza per combattere l’antisemitismo. “Sono inorridito dall’attacco omicida a un evento di Hanukkah a Sydney, in Australia”, twitta Sa’ar in inglese. “Questi sono i risultati della furia antisemita nelle strade dell’Australia negli ultimi due anni, con le chiamate antisemite e incitanti di ‘Globalizza l’Intifada’ che si sono realizzate oggi. Il governo australiano, che ha ricevuto innumerevoli segnali di avvertimento, deve tornare in sé.”
“La leadership fallimentare e debole sull’antisemitismo ha portato a Bondi”, twitta anche l’ex primo ministro Naftali Bennett, pubblicando un’immagine di un paio di tzitzit insanguinati. “Il popolo di Israele vive”, conclude.
Alex Ryvchin, co-direttore esecutivo del Consiglio esecutivo degli ebrei australiani, ricorda a Sky News che la sparatoria di Sydney è stata in un evento a Bondi Beach che celebrava la festa ebraica di Hanukkah, iniziata proprio al tramonto. “Questa è la comunità ebraica, al suo meglio, che si riunisce per celebrare un’occasione felice. Quello che è successo è una cosa orribile”, dice, aggiungendo che il suo consulente per i media era stato ferito nell’attacco.

(Bet Magazine Mosaico, 14 dicembre 2025)

 

Fonte: https://www.ilvangelo-israele.it/

Inviato da alex il

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