Molti credono che Gesù, con le parole in Matteo 16:18 e 19 abbia affidato a Pietro la guida spirituale della sua chiesa, facendolo così suo sostituto in terra. Ecco il passo: “Ed io altresì ti dico che sei Pietro, e sopra questa pietra io edificherò la mia chiesa, e le porte dell’inferno non la potranno vincere. Ed io ti darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che avrai legato in terra, sarà legato nei cieli, e tutto ciò che avrai sciolto in terra sarà sciolto nei cieli”.
Nello studio delle Scritture non bisogna prendere mai un passo solo e separato dal suo contesto per formare su di esso una dottrina, ma di considerarlo invece alla luce di tutto l’insegnamento biblico.
Qual è l’insegnamento di Cristo su questo soggetto, quello di Pietro stesso, e qual era la sua applicazione nella chiesa primitiva.
- Gesù, nel Vangelo di Luca, cap. 20 e versetti 17,18, cita un versetto dei Salmi: “La pietra che gli edificatori avevano rigettata, è di ventata la pietra angolare” e lo applica a se stesso.
- Pietro stesso, il diretto interessato, è molto chiaro in proposito. Riferendosi a Gesù, egli dichiara: “Egli è la pietra che da voi edificatori è stata sprezzata ed è di venuta la pietra angolare. E in nessun altro è la salvezza, perché non c’è sotto il cielo alcun altro nome che sia stato dato agli uomini, per il quale noi abbiamo ad essere salvati” (Atti 4:11,12).
- Ancora nella sua prima lettera, Pietro ribadisce questa sua affermazione e la spiega apertamente. Vedi 1 Pietro 2:4-7. Da questi versetti risulta che la pietra di cui si parla è Gesù Cristo.
- L’apostolo Paolo, nella sua lettera agli Efesini 2:20, non fa che confermarlo.
La chiesa non doveva essere fondata su Pietro, ma su Cristo stesso, e leggendo il testo in Matteo 16:16, non rimangono più dubbi. Pietro qui afferma che Gesù è il Messia, il Figlio di Dio e Gesù risponde che questa affermazione sarà il fondamento (pietra in greco significa roccia, non Pietro) della chiesa.
Nella chiesa primitiva non risulta che Pietro godesse una posizione di preminenza sugli altri apostoli. Egli stesso si definisce “anziano tra gli anziani”; una volta fu anche rimproverato pubblicamente da Paolo, per condotta e dottrine sbagliate. In più altri credenti prendevano decisioni per lui, o senza minimamente consultarlo.
Cosa significa allora: “Io ti darò le chiavi del regno dei cieli”?
Nel vangelo di Matteo, Gesù rivolgendosi ai Farisei, rimproverava loro di serrare alla gente il regno dei cieli. Intende dire con questo che i Farisei, con i loro insegnamenti confusi e formalisti, rendevano impossibile l’entrata nei cieli a chi li seguiva. In Atti 14:27 è detto che “Dio ha aperto la porta della fede alle genti”, cioè che la predicazione del Vangelo, l’annunzio della salvezza era pervenuto alle genti e che anche loro adesso potevano accettare la salvezza in Cristo ed entrare attraverso la porta aperta da Dio stesso. Così anche Pietro, per mezzo della sua predicazione, aprì la porta della fede agli uomini, confermando la promessa di Cristo: fu lui che, nel giorno della Pentecoste, aprì le porte del regno dei cieli ai Giudei (Atti cap. 2) e fu anche il primo ad aprirla ai pagani, quando annunziò l’Evangelo al centurione Cornelio (Atti cap. 10).
Cosa significa: “Tutto ciò che avrai legato sulla terra sarà legato nei cieli e tutto ciò che avrai sciolto in terra sarà sciolto nei cieli”?
Dobbiamo premettere che questa promessa non è stata fatta solo a Pietro, ma a tutti i discepoli insieme (vedi Matteo 28:18 e Giovanni 20:21-23) e non è quindi giusto attribuirla solo a lui.
Consideriamo questi versetti (Matteo 28:18 e Giovanni 20:21-23) alla luce di altri versetti che li spiegano. Vedi per primo Matteo 18,15-18 e Luca 17:3,4.Quando un fratello ha commesso un fallo contro un altro è tenuto a confessarglielo e l’offeso è esortato a rimetterglielo, cioè a perdonarglielo. In casodi fallo grave è la chiesa intera, cioè tutti i credenti riuniti (o per essa gli anziani) che decidono le misure da prendere verso di lui, e la decisione presa è irrevocabile, sancita da Dio stesso. Questo è il significato biblico di “legare” e “sciogliere”.
Il secondo passo bisogna leggerlo alla luce di quanto Gesù disse ai discepoli in Luca 24:33-40.
Ai discepoli è affidato l’incarico di annunziare che i peccati possono essere sciolti a chi accetta Cristo come suo Salvatore, ma saranno invece ritenuti a chi non l’accetta. Se una persona, dopo la loro predicazione, crede in Cristo, essi potranno dirle: “La tua, fede ti ha salvato e i tuoi peccati ti sono rimessi”. Ma non si tratta qui di un “perdonare”, “rimettere i peccati”, “sciogliere” per iniziativa di un uomo. Chi ha diritto di perdonare non è l’uomo, ma solo Dio (Marco 2:7). Pietro, come tutti i credenti, aveva ricevuto da Dio la missione di essere suo ambasciatore.
Con questo non vogliamo privare Pietro dell’onore che gli e dovuto come apostolo e come guida tra i primi credenti. Egli ci appare come una personalità dominante sia nei Vangeli che nel libro degli Atti e nelle epistole. Ma non vogliamo neanche attribuirgli prerogative e poteri che egli stesso fu il primo a non riconoscere.
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