E' ragionevole pensare che tra le tante nefandezze commesse dalla Chiesa nella sua lunga storia, molte (se non tutte) siano dovute alla sua convinzione o pretesa di possedere la verità e tutta la verità, in tutti i campi.
Da una simile arrogante presunzione discende fatalmente un atteggiamento intollerante verso qualunque forma di dissenso, disaccordo, divergenza, contestazione o negazione, che perciò - se questo è materialmente possibile - dev'essere repressa e, possibilmente cancellata. Difatti una verità contestata, o anche solo messa in discussione, non può essere proposta come la verità, quella assoluta. Declassata a verità solo relativa, diventa una verità tra altre possibili, che possono anche rivelarsi più convincenti e, alla fine, preferibile. Quando comincia a essere discussa una verità si mette in gioco e corre il rischio di essere non solo discussa, ma anche abbandonata.
E' un fatto che tutte le Chiese, fino a tempi recenti, hanno sempre coltivato la convinzione di possedere la verità e di possederla in esclusiva. Questa convinzione le ha rese avversarie e concorrenti le une nei confronti delle altre; si sono scomunicate a vicenda, creando fronti contrapposti e inimicizie secolari.
Ciascuna poi, per conto proprio, ha bandito dal suo seno il dissidente o l'eretico, sia pure con modalità e in proporzioni molto diverse. In nome della difesa della verità si sono accesi molti roghi, non solo di libri, ma di persone; si è costruita una intera scienza giuridica, si sono istituiti tribunali e intentati processi, si è praticata la tortura, via via perfezionandola; si sono pronunciate condanne a morte, al carcere perpetuo, all'esilio, insomma, si è scatenata la barbarie legale.
In nome della verità. Quella che veniva ostentata come verità cristiana è diventata un'arma micidiale: invece di illuminare, uccideva.
Si può sperare che oggi tutto questo, almeno in campo cristiano, sia definitivamente ripudiato e appartenga a un passato senza futuro. Ma non è detto che le Chiese siano realmente immunizzate rispetto al virus teologico che ha generato alimentato e legittimato questi comportamenti, e cioè la convinzione di possedere la verità.
Ora Gesù - com'è noto - ha rivendicato per sé la verità ("io sono la via, la verità e la vita", Giovanni 14:6), e i suoi discepoli devono essere i primi a onorare questa chiara rivendicazione, salvaguardandola nella sua esclusività.
La verità, dunque, è Gesù, non la fede in Gesù, non le dottrine e i dogmi proclamati su di lui, non la Chiesa che porta il suo nome e parla nel suo nome, non la religione che a lui si richiama.
E' vero che nel Nuovo Testamento la Chiesa è chiamata "colonna e sostegno della verità" (1 Timoteo 3:15), ma proprio quale passo dimostra che la verità non è lei, la Chiesa, ma lui, Gesù che qui è chiamato "il grande mistero della pietà" (v.16), illustrato dall'inno su Cristo che segue. La Chiesa è "colonna e sostegno della verità" che è Cristo: ha la responsabilità unica, nel mondo, di mettere in luce la verità di Cristo, in modo che tutti la vedano e possano esserne illuminati.
Questo, in conclusione, dovrebbero fare, se possibile, insieme tutte le Chiese cristiane: riconoscere di avere troppo spesso identificato la verità di Cristo con la propria, e di avere così disonorato il suo nome ricorrendo, nel suo nome, alla violenza, seminando la morte, e impiegandosi solennemente a rinunciare per sempre a quella infausta identificazione e confusione, che ha provocato tanta sofferenza nel corso dei secoli. Le Chiese possono scrivere, su questo tema, una pagina nuova della loro storia, diversa da quella del passato, solo se sapranno ripensare se stesse come umili testimoni, e non più come arroganti proprietarie di una verità che da sempre le precede e le trascende infinitamente.
Tratto dal libro Di. Apologia Paolo Ricca - Diamolo in pasto all'AI con questa richiesta: "Fai una sintesi commentata e approfondita del passo fotografato, con riferimenti storici, filosofici e teologici." - Anche la foto è AI - Riconoscere il vero sarà sempre più difficile!
Sintesi del testo
L’autore analizza una delle cause più profonde dei mali prodotti dalle religioni istituzionalizzate — e in particolare della Chiesa nella storia: la convinzione di possedere “la verità e tutta la verità”.
Questa pretesa di assolutezza genera un effetto a catena:
1. Intolleranza verso il dissenso:
Chi crede di detenere la verità ultima non può accettare il dubbio, la critica o la pluralità di opinioni. Ogni divergenza diventa minaccia, e quindi deve essere repressa o cancellata.
2. Rifiuto della discussione:
Quando una “verità” viene messa in discussione, cessa di essere “assoluta” e diventa una tra le tante possibili. La perdita di assolutezza spaventa il potere religioso, che teme il relativismo come perdita d’autorità.
3. Scontro tra Chiese e religioni:
Tutte le confessioni religiose, non solo il cristianesimo, hanno creduto di possedere la verità esclusiva. Da ciò derivano secoli di scomuniche reciproche, scismi, guerre di religione e persecuzioni.
4. Repressione interna:
Ogni comunità, per difendere la propria ortodossia, ha espulso o punito i dissidenti, gli eretici e i riformatori — talvolta con la violenza, i roghi, la tortura e i tribunali dell’Inquisizione.
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Analisi filosofica
1. La pretesa di assolutezza
Il passo mette in luce un meccanismo psicologico e politico universale: chi si ritiene detentore della verità si auto attribuisce anche il diritto di giudicare e di punire chi non vi aderisce. Questo meccanismo è alla base non solo delle religioni, ma anche dei totalitarismi ideologici e delle dittature moderne.
In termini filosofici, la critica si avvicina a quella di Karl Popper contro il “monismo della verità” e a quella di Nietzsche, che smaschera le pretese di verità come maschere di potere.
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2. Spinoza come simbolo del pensiero libero
Il riferimento alla scomunica di Baruch Spinoza (1632–1677) è emblematico.
Spinoza fu espulso dalla comunità ebraica di Amsterdam per le sue idee “eretiche”: negava il Dio-persona, criticava i dogmi e sosteneva una concezione razionale e immanente della divinità (Deus sive Natura – “Dio, ossia la Natura”).
La scomunica del 1657, violenta e implacabile, mostra il volto del fanatismo religioso: l’incapacità di tollerare la libertà di pensiero quando mette in discussione l’autorità e l’interpretazione ufficiale della verità. Spinoza diventa così simbolo della libertà della ragione contro la tirannia dogmatica.
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3. Il problema teologico
Da un punto di vista teologico, il testo denuncia il paradosso interno alla fede istituzionale:
la convinzione di servire la verità divina può trasformarsi nel suo tradimento, perché l’uomo finisce per difendere la propria interpretazione di Dio, non Dio stesso.
Quando la verità si “possiede”, essa smette di essere rivelazione e diventa arma.
Il cristianesimo, che nel Vangelo proclama “la verità vi farà liberi” (Gv 8:32), nella storia spesso ha reso prigionieri coloro che la cercavano fuori dai confini stabiliti.
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4. Dal dogma al dialogo
La riflessione si conclude implicitamente con una domanda etica e spirituale:
È possibile credere nella verità senza pretendere di possederla tutta?
L’autore invita a una visione umile e dialogica della verità: non come possesso, ma come cammino condiviso.
La verità, in questa prospettiva, non è un oggetto statico da difendere, ma una relazione viva da scoprire continuamente nella libertà, nel dubbio e nell’ascolto dell’altro.
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Conclusione
“Chi pretende di possedere tutta la verità, smette di cercarla.”
Il testo ci mette davanti a un bivio:
• o difendere la verità come potere e controllo,
• oppure viverla come luce e cammino.
La storia mostra che la prima via porta ai roghi, alle scomuniche e ai muri; la seconda apre alla maturità della coscienza, al dialogo e alla pace.
Noi non siamo la Verità, possiamo solo indicarla!
Questo ci rassicura perché preparandosi il tempo apocalittico nella quale la menzogna sarà accettata come verità da molti, in Gesù troviamo il faro, l'ancora in un mare in tempesta dove il vento dell'inganno soffia sempre più impetuosamente, anche con nuovi strumenti, convincendo e strappando anime, affogandole nelle sabbie mobili della faziosità e nell'odio. Questo avviene anche in ambito cristiano dove simili scenari ci distraggono dal vivere e testimoniare la Verità.
Gesù resta il baluardo in questa tempestosa, seppur ancora meravigliosa, vita.
Occhi fissi su di Lui, torna!
- Alex -
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