Tutta la verità – Il potere e il veleno della verità assoluta

E' ragionevole pensare che tra le tante nefandezze commesse dalla Chiesa nella sua lunga storia, molte (se non tutte) siano dovute alla sua convinzione o pretesa di possedere la verità e tutta la verità, in tutti i campi.

Da una simile arrogante presunzione discende fatalmente un atteggiamento intollerante verso qualunque forma di dissenso, disaccordo, divergenza, contestazione o negazione, che perciò - se questo è materialmente possibile - dev'essere repressa e, possibilmente cancellata. Difatti una verità contestata, o anche solo messa in discussione, non può essere proposta come la verità, quella assoluta. Declassata a verità solo relativa, diventa una verità tra altre possibili, che possono anche rivelarsi più convincenti e, alla fine, preferibile. Quando comincia a essere discussa una verità si mette in gioco e corre il rischio di essere non solo discussa, ma anche abbandonata.

Luca 2-25:35 - Il cantico di Simeone - Paolo Ricca

Luca 2-25:35 - Il cantico di Simeone - Paolo Ricca
25 Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d'Israele; 26 lo Spirito Santo che era sopra di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore. 27 Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, 28 lo prese tra le braccia e benedisse Dio:
29 «Ora lascia, o Signore, che il tuo servo
vada in pace secondo la tua parola;
30 perché i miei occhi han visto la tua salvezza,
31 preparata da te davanti a tutti i popoli,
32 luce per illuminare le genti
e gloria del tuo popolo Israele».
33 Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. 34 Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: «Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione 35 perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima».

21 dicembre 2017

Cena in Emmaus - Rembrandt

Questa  Cena di Rembrandt (1606-1669) nella casa dei due discepoli di Emmaus colpisce per il suo carattere non convenzionale. A sinistra, sullo sfondo, compare una figura femminile intenta ai lavori domestici. Dei due discepoli abitualmente ritratti a tavola con Gesù, solo uno è chiaramente visibile; l'altro è già inginocchiato ai piedi di Gesù e la sua figura, che si distingue appena, quasi fa tutt'uno con quella dell'ospite misterioso, ormai riconosciuto come il Signore.

Tra indegni e scomunicati, qual è l'uso legittimo della cena?

Tra indegni e scomunicati, qual è l'uso legittimo della cena?

La cena è per tutti, ma non per chiunque. Lo sapeva già la chiesa apostolica che per bocca dell'apostolo Paolo afferma che si può mangiare il pane e bere il calice “indegnamente” (1 Corinzi 11:27).
Paolo non dice - non è forse superfluo notarlo - che c'è qualcuno che non è degno di partecipare alla cena: probabilmente ricorda che alla prima cena partecipò anche Giuda che Gesù non “scomunicò”.
Dice però che vi si può partecipare indegnamente questo può succedere a chiunque, a cominciare da chi non pensa di non essere degno. Perciò l'apostolo esorta ognuno ha esaminare se stesso prima di partecipare alla cena.
È probabile che Giuda non l'abbia fatto. Chi partecipa indegnamente fa della Cena non un mezzo di grazia, ma un giudizio contro se stesso. - L'Ultima Cena, anzi la Prima - La volontà tradita di Gesù - Paolo Ricca.


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