"IO LO PERDONO!"
In un’America che urla, che si divide, che cerca nemici da colpire più che ferite da curare, la voce di Erika Kirk — limpida ed evangelica, stupenda e commovente — è già svanita.
Eppure, poche settimane fa, quella voce ha osato dire ciò che quasi nessuno riesce più a dire: "IO LO PERDONO"
 
ERIKA KIRK: IL PERDONO CHE ROMPE LA CATENA DELL’ODIO
Ci sono parole che non si dimenticano.
Parole che nascono dal dolore più profondo e diventano una testimonianza che scuote le coscienze.
Al memoriale di suo marito Charlie, ucciso senza senso, Erika Kirk ha pronunciato una frase che ha fatto il giro del mondo:
«Quell’uomo che ha tolto la vita a mio marito… io lo perdono.»
Non era retorica.
Non era debolezza.
Era Vangelo vissuto.
Erika ha continuato: «La risposta all’odio non è l’odio.
 
È l’amore. Amore per i nostri nemici, amore per chi ci perseguita.»
Ha perfino detto di non volere che la pena di morte del giovane assassino “sia sul suo conto”, perché il ciclo della vendetta non guarisce nessuno.
Il perdono sì. Grande donna, grande cristiana.
 
IL RAMMARICO
Ed è qui che nasce il dolore più amaro:
il suo messaggio, così puro, così cristiano, così controcorrente, è stato inghiottito dal rumore, ignorato da molti, e certamente non valorizzato da chi aveva sostenuto Charlie Kirk in modo viscerale.
Come se il perdono — quando non conviene politicamente — potesse essere messo da parte.
Come se la grazia fosse imbarazzante.
Come se amare i nemici fosse diventato un optional del cristianesimo.
 
IL CONTRASTO CHE HA FATTO MALE
Pochi minuti dopo il suo intervento, Donald Trump ha detto:
“I hate my opponent and I don’t want the best for them." Tche traditto vuol dire;
«Odio il mio avversario e non voglio il suo bene..." e ha continuato dicendo:
“Charlie non odiava i suoi avversari. Voleva il loro bene. È qui che io non ero d’accordo con lui.”
Ma la cosa più triste e che le sue parole furono applaudite dalla platea. Parole che hanno oscurato il coraggio di una donna che ha perdonato l’assassino di suo marito.
Perché sì, il perdono non è popolare tra chi vive di scontri, di nemici, di narrazioni aggressive.
La luce di Erika, più forte dell’odio.
Per questo il suo gesto brilla ancora di più: è evangelico, limpido, inconfondibile.
 
RICORDIAMO:
> il perdono libera, l’odio imprigiona
> la misericordia è più forte della vendetta
> Cristo ci chiama a ciò che sembra impossibile
E allora la domanda rimane:
Che fine fa il Vangelo quando il perdono non ci conviene più?
“Il perdono è un atto di forza interiore, non di debolezza.” Gandhi
Un versetto che parla oggi più che mai
“Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene.” Romani 12:21
 
Giancarlo Farina (su FB segue breve chat)

ALEX
Esattamente, tutto condivisibile.
Il punto è che la politica che governa oggi il mondo, anche se si dà imbiancate di cristianesimo per polarizzare anche le chiese a proprio vantaggio, é un tritacarne insaziabile.
Per questo, mi sembra, non vediamo mai i discepoli del NT schierarsi, considerato che in ogni schieramento si può abbracciare principi in parte cristiani ma di fatto, trascurandone la gravità, abbracciando anche quelli anticristiani, mi dispiace aver visto anche questo ragazzo (Kirk) impegnare i suoi doni anche per quella macchina malvagia.
Ora resta una vedova e degli orfani… e tutto questo magistralmente strumentalizzato ancora una volta da quella macchina infernale.

Giancarlo
Condivido pienamente la tua risposta al mio post. Ed è proprio questo il punto dolente: la politica, quando diventa macchina ideologica, macina tutto — persone, storie, dolore, perfino la fede — pur di ottenere consenso.
È un “tritacarne”, come dici tu, che spesso si ammanta di simboli cristiani solo per polarizzare, per dividere, per trascinare anche le chiese dentro battaglie che non sono evangeliche.
Nel Nuovo Testamento, infatti, non vediamo mai i discepoli schierarsi con un potere politico. Non perché fossero indifferenti, ma perché sapevano che ogni potere terreno porta con sé anche elementi anticristiani, e che il Vangelo non può diventare un accessorio di partito.
E mentre tutto questo accade, la voce più evangelica, quella di Erika, rischia di essere soffocata proprio da chi dovrebbe amplificarla.
Che Lui ci dia discernimento e la forza di rimanere fedeli al Vangelo — anche quando il mondo intero ci chiede di prendere una parte che non è la Sua.
 

 
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