La preoccupazione di molti è cosa possono fare per il Signore, laddove dovrebbero studiarsi di capire cosa voglia il Signore da loro; perché, solo in tale maniera possono meglio servirLo nel prossimo. Abbiamo udito da alcuni che nel leggere le Scritture, e meditare sui Misteri di Dio amerebbero ritenere le impressioni dello spirito per passarle ad altri. Tanti leggono, in vista di quello che possono predicare, e così non crescono mai nella vera conoscenza. L'uomo che davvero vuol servire Iddio, deve dimenticare il servire, ma deve approfondire la comunione con Lui. Il cibo che mangiamo è prima digerito, poi assimilato, e dopo diviene parte dell'organismo, senza che possiamo indicare da quale porzione venga la forza. Lo stesso è nel campo dello spirito: quando siamo nutriti da Lui, e come a Lui piace, a tempo, abbiamo la forza per ogni cosa che Egli comanda. L'acqua che scende dal cielo ritorna in fonti, ma prima si sperde nelle viscere della terra, senza che possiamo distinguere quale speciale porzione d'acqua sia quella che beviamo.

Applica te stesso alle Scritture, e le Scritture a te stesso; soltanto dopo potrai essere usato a spiegare le Scritture agli altri, se piacerà a Dio usarti. Per questa via, compirai in un giorno quello che non riesci a fare in dieci anni. L'aprire i cuori e il salvarli appartiene al Signore. Egli potrà, se il voglia, dire a mezzo tuo una parola sola che sia un seme fruttifero negli altri.

Vi sono tante maniere con cui pare si possa servire Iddio: una è di correre dietro a folle; ciò è proselitismo, e non servire Iddio; la buona maniera, l'unica è di vivere solo per la Sua gloria, dimenticando tutto per amor di Lui, servendoLo nel Suo Tempio che è il nostro stesso cuore, e poi, fuori di noi, dove e quando a Lui piaccia. Molto di quello che chiamiamo servire Iddio non è altro che ansietà, ed un edificare sull'arena, che verrà annientato dalle tempeste che seguiranno. 

A misura che spenderemo più tempo con Dio, ne abbisogneremo di meno con gli uomini, dandoci ad una vita concentrata, ed evitando di dissiparci in molteplici operazioni, perché è la vita imprigionata, chiusa in Dio, quella che è potente nel Signore.

Giuseppe Petrelli

(1° annale - pag. 160) 

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