Giovanni 3:22-36 - Proseguiamo la meditazione del vangelo di Giovanni con un'altra testimonianza di Giovanni Battista. La testimonianza è inequivocabile e il messaggio risolutivo e dirimente e si racchiude in queste parole: "Chi crede nel Figlio ha vita eterna, ma chi non ubbidisce al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio dimora su di lui".

I giochi li fa Dio, non l'Uomo. In ogni religione o filosofia l'Uomo si pone al centro e crede di poter avere gli strumenti per raggiungere il Cielo. Ma qui Gesù tratta l'argomento come in una "rivoluzione copernicana". E’ posto Dio al centro e Lui ha predisposto le cose, tracciato la via, inserito cartelli indicatori.

Un messaggio che possiamo dare l’impressione sia integralista, occorrono all’ora degli accorgimenti per evitare di mettere del nostro e, quindi, porsi al centro del piano di salvezza.

Nicola Berretta
Roma 12 novembre 2017

 

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(8) Commento al vangelo di Giovanni 3:22-36 - per gli amici del gruppo Emmaus

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22 Dopo queste cose, Gesù andò con i suoi discepoli nelle campagne della Giudea; là si trattenne con loro e battezzava.
23 Anche Giovanni stava battezzando a Enon, presso Salim, perché là c'era molta acqua; e la gente veniva a farsi battezzare.
24 Giovanni, infatti, non era ancora stato messo in prigione.

25 Nacque dunque una discussione sulla purificazione, tra i discepoli di Giovanni e un Giudeo.
26 E andarono da Giovanni e gli dissero: «Rabbì, colui che era con te di là dal Giordano, e al quale rendesti testimonianza, eccolo che battezza, e tutti vanno da lui».

In altre parole, questi uomini vennere da Giovanni e gli dissero:” ti ricordi quell’uomo di cui a parlato, di cui hai reso testimonianza. quell’uomo che hai detto ecco l’agnello di Dio ecc, bene ora sta battezzando e tutti quanti vanno da lui, e

27 Giovanni rispose: «L'uomo non può ricevere nulla se non gli è dato dal cielo.
28 Voi stessi mi siete testimoni che ho detto: "Io non sono il Cristo, ma sono mandato davanti a lui".
29 Colui che ha la sposa è lo sposo; ma l'amico dello sposo, che è presente e l'ascolta, si rallegra vivamente alla voce dello sposo; questa gioia, che è la mia, è ora completa.
30 Bisogna che egli cresca, e che io diminuisca.

31 Colui che viene dall'alto è sopra tutti; colui che viene dalla terra è della terra e parla come uno che è della terra; colui che vien dal cielo è sopra tutti.

32 Egli rende testimonianza di quello che ha visto e udito, ma nessuno riceve la sua testimonianza.

33 Chi ha ricevuto la sua testimonianza ha confermato che Dio è veritiero.
34 Perché colui che Dio ha mandato dice le parole di Dio; Dio infatti non dà lo Spirito con misura.
35 Il Padre ama il Figlio, e gli ha dato ogni cosa in mano.
36 Chi crede nel Figlio ha vita eterna, chi invece rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio rimane su di lui»..

 

Signore Stiamo davanti alla Tua parola, vogliamo metterci umilmente davanti a quello che ci vorrai dire, Ti preghiamo per coloro che stanno “ascoltando”, per orecchie pronte e sensibili a quello che lo Spirito Santo vuol dire e disporre i nostri cuori nel nome di Gesù.
Amen

 

Per introdurre questo brano è utile esporre una problematica in cui certamente si incorre oggi giorno testimoniando Cristo, ovvero la difficoltà nel presentare l’unicità della salvezza in Cristo. Oggi la società ha una grande difficoltà e non tanto nel dire che Gesù Cristo salva, piuttosto nell’affermazione che “solo Gesù Cristo salva”.

Perché è così difficile affermare questo? Perchè viviamo in una mentalità dove impera il relativismo, quindi non esistono delle verità assolute, ognuno ha la propria verità, una “verità” che va contestualizzata alla società e alla cultura in cui si trova.

 

Quante “verità” si davano per scontate ieri ed oggi non lo sono più? (sono moltissimi gli esempi che possiamo fare, dall’alcool etilico che era la panacea per ogni disinfezione, oggi non più, alle cause traumatiche preadolescenziali causa di “devianze” omosessuali, oggi il solo pensare di studiare tali dinamiche fa incorrere nell’accusa di omofobia).

 

Una “verità” potrebbe andare bene oggi ma non è detto che lo stesso sarà domani. Cioè c’è una relativazione dei principi su cui basare la vita.

 

Un altro grosso problema che viviamo in questi giorni è l’idea strampalata di che cosa sia la tolleranza. Un tempo la tolleranza era: “permettere a una minoranza di esprimere le proprie idee nella piena libertà e senza impedimenti”.

C’è una famosa frase di Voltaire, illuminista considerato uno dei padri del pensiero liberale, moderno e contemporaneo. Una delle frasi attribuita a lui è questa: “Io non sono d’accordo con quello che tu dici, ma darei la vita, affinché tu possa avere la libertà di esprimerlo”.
La tolleranza è qualcosa per la minoranza, per dargli la possibilità di esprimersi, magari non condividendo pur offrendogli la libertà di palesare e pubblicizzare il suo pensare.

Tolleranza, quindi, è: “io non la penso come te, ma puoi dire come la pensi”.

... questo dovrebbe essere il concetto della tolleranza, ma non lo è più.

 

Oggi il concetto di tolleranza è diventato: “la maggioranza non può più esprimersi se questo potrebbe offendere, per il solo fatto di essere diverso dal pensiero della minoranza”. Insomma: “ti tollero fino a che la pensi come me”.

Oggi tolleranza è: “tutti dobbiamo pensare alla stesso modo, se tu la pensi diversamente sei fonte di divisione e sgretolamento e quindi sei un pericolo per la società.”


Cristo Gesù è l’unica via di salvezza
Affermare oggi: “Cristo Gesù è l’unica via di salvezza” ti pone nella condizione di intollerante. A questo concetto perverso di intolleranza si aggiunge la problematica più recente dovuto all’integralismo religioso che causa fenomeni di violenza estrema.

Quindi chiunque esprime una idea religiosa categorica, come può essere ciò che noi affermiamo, è posto sotto l’etichetta di: intollerante.

Ma è proprio quello che, in questi passi, Giovanni battista riafferma, lo aveva già fatto in precedenza, in merito a Gesù Cristo.

 

Tutto questo passo ricalca quanto già avvenuto con Nicodemo, qualcosa che deve venire dall’alto (27), uomini che sono della terra e colui che, invece, viene dal cielo (ricorda la nuova nascita e la differenza tra quello che è carne e quello che è spirito).

Molto si potrebbe indagare sulla figura dello sposo (Gesù Cristo) e la sposa (la chiesa, ovvero tutti quelli che ricevono Gesù Cristo), ma vogliamo focalizzare su questa categorica e “intollerante” (oggi) affermazione di Giovanni:

36 Chi crede nel Figlio ha vita eterna, chi invece rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio rimane su di lui».

 

In pochissime parole si smontano tutti i castelli religiosi che possiamo esserci costruiti, magari per via della tradizione religiosa in cui siamo cresciuti.
Infatti per la gran parte di persone che ritengono “l’idea” Dio qualcosa di accettabile, spesso ci si sente abbastanza apposto per via del ritualismo che, si ritiene, possa bastare o anche perchè alla fine: “c’è chi è peggio di me”.

 

“insomma non sono poi così male”. “Andiamo li davanti e vediamo che succede” “speriamo che me la cavo”.

 

C’è una verità svelata i 4 parole: “l’ira di Dio rimane”. La verità che potrà sorprenderti è questa: non devi aspettare un giudizio sul tuo operato, questo è già stato emanato. La sentenza è la morte.

Come figli di Adamo ereditiamo, nella nostra carne, questa sentenza, questo giudizio.

E’ questa la condizione Umana. Per questo è scritto: “l'ira di Dio rimane su di lui”.

Lo abbiamo già visto, il Signore ha procurato un “sistema” per fare in modo che questa ira sia tolta dalla tua vita. Il fatto che c’è una condanna e che sussista un giudizio non significa che Dio cessi di essere amore. Anzi il giudizio è l’altra faccia della stessa medaglia.

Pensate all’educazione di un figlio, quando lo puniamo, tentando di correggerlo, cessiamo di smettere di amarlo?

Come un giudice giusto Dio deve sentenziare contro chi gli è nemico, contro chi ha violato le leggi. Ma è proprio qui l’amore, il giudice ti condanna, poi scende dal tavolo si spoglia delle vesti e paga al tuo posto, anni di carcere, multe, etc.

 

Ecco perché Giovanni battista dice: “Chi crede nel Figlio ha vita eterna” perché il salario del peccato è stato pagato alla croce.

Non è un atto di presunzione né di intolleranza. E’ il modo che Dio ha provveduto.

 

Bisogna che egli cresca, e che io diminuisca (30)

Che meravigliosa l’umiltà di Giovanni, capisce qual’è il suo esatto ruolo (testimone di Gesù). Dice: “voi stessi mi siete testimoni che io ho parlato di lui, ora guardate, egli è lo sposo e io sono semplicemente l’amico dello sposo, e lo sposo che prende la sposa, ma il suo amico si rallegra quando l’ascolta, e perciò io mi rallegrò grandemente, perchè ho ascoltato la voce dello sposo, e la mia gioia perciò è completa.”

 

Gioia completa, com’è possibile? Portando onore e gloria a Gesù, “perché Egli cresca e io diminuisca”.

Che il Signore ci conceda di poter affermare questo convintamente dentro noi e, senza vergogna, intorno a noi: Chi crede nel Figlio ha vita eterna!

Inviato da alex il

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