In risposta al bombardamento di notizie inquietanti che ci giungono ormai quotidianamente dall'Iraq, la Chiesa, in tutto il mondo, reagisce stringendosi in preghiera attorno ai cristiani che sono obbligati a scappare dalle loro città, vittime spesso di una persecuzione violenta. L'appuntamento è per sabato 23 agosto!

Anche ha deciso di farlo, stiamo organizzando diversi in varie parti di Italia . Riguardo alle iniziative italiane troverete presto maggiori informazioni sul nostro sito e su quello dell'Alleanza Evangelica. Ci vogliamo unire a migliaia di cristiani che, in tutto il mondo, si stringeranno in preghiera per i fratelli iracheni.

Parlare in questo momento di cosa sta succedendo in Iraq è davvero difficile. Gli aggiornamenti sono continui e, molto spesso, ogni notizia che arriva supera in crudezza e violenza quella precedente. Che la situazione sia tragica per i cristiani che vivono nel nord dell'Iraq è un dato di fatto e anche i media internazionali non possono trascurare ciò che sta accadendo.

Da quando, ad inizio giugno, le truppe di militanti jihadisti che sono conosciute con il nome di ISIS (Stato islamico dell'Iraq e del Levante) hanno conquistato Mosul (la seconda città più popolosa dell'Iraq) c'è stata una escalation di violenza che ha visto coinvolta tutta la popolazione della regione e, in particolare, i cristiani che abitavano in quella zona e quelli che, negli ultimi anni, avevano trovato rifugio nella parte settentrionale del Paese.

Scene di brutali esecuzioni, spesso di cristiani, vengono postate su internet e riprese dalle TV di tutto il mondo in quella che sembra essere una situazione così assurda da non poterla considerare reale. La crudezza e la frequenza di queste notizie alla lunga ci anestetizza e ci abituiamo a vedere e sentire cose che, per una forma di autodifesa, consideriamo talmente lontane che quasi non scalfiscono la nostra quotidianità vacanziera.

I nostri fratelli, però, non sono in vacanza. Viaggiano, perché costretti da un'invasione che li vorrebbe vedere sparire totalmente, sulle polverose vie dell'Iraq settentrionale alla ricerca di un posto più sicuro per loro e per le loro famiglie. Spaventati, spesso senza una meta certa e senza più niente di ciò che apparteneva loro se non i pochi abiti che indossavano al momento della fuga. E quelli che si trovano in questa situazione possono considerarsi "fortunati" perché non sono finiti nelle mani dell'ISIS.

Oltre ai nostri pluriennali progetti di sostegno, Porte Aperte sta cercando di aiutare i profughi attraverso aiuti mirati, ma questo non basta.

Qual è la reazione della Chiesa nel mondo? Molti cristiani, in tutto il mondo, hanno pensato di reagire nel modo più forte che conoscono. Hanno pensato di rivolgersi direttamente a Dio, pregando per i cristiani iracheni.

Porte Aperteinsieme all'Alleanza Evangelica Italianasit-in di preghiera sabato 23 agosto 2014

fonte: Porte Aperte Italia

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Inviato da alex il

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