Ovviamente, erano tutti errori. Notiamo che, sebbene sia dichiarato che: "Chi crede non è condannato", non è scritto da nessuna parte che chi crede non sarà messo alla prova. La tua fede deve essere esercitata, altrimenti non sarebbe tale. Dio non ha mai inteso dare la fede all'uomo senza provarla, anzi la fede serve proprio ad affrontare le prove. Come gli arcieri preparano il bersaglio con l'intento di colpirlo, così Dio dona la fede con l'intenzione di lasciare che le prove, le difficoltà, il peccato e Satana le scaglino addosso i loro dardi. La fede in Cristo è insieme un dovere e un gran privilegio, ma ricorda che tutto questo comporta grandi prove. Quando chiedi maggior fede considera che è come se chiedessi maggiori difficoltà. Non puoi avere una grande fede soltanto per tenerla da parte e lasciarla arrugginire.
Il signor Grancuore, nel noto libro di John Bunyan, "Il Pellegrinaggio del Cristiano", era un uomo molto forte, ma dovette affrontare un grande lavoro. Dovette accompagnare le donne e i bambini, su e giù verso la Città Celeste, svariate volte; dovette combattere tutti i giganti e respingere i leoni; dovette uccidere il gigante Disperazione e buttare giù il Castello del Dubbio. Se hai una grande misura di fede, dovrai usarla tutta; non potrai risparmiarne neppure una briciola. Sarai come le vergini avvedute della parabola di Gesù le quali, alle disavvedute che chiedevano una parte d'olio, dovettero rispondere a malincuore: "No, perché non basterebbe per noi e per voi" (Matteo 25:9).
Quando la fede è messa alla prova, e a volte viene meno, non pensare di essere stato definitivamente battuto dal peccato. Se sei un vero credente, nato di nuovo, come l'apostolo Paolo, potrai essere "tribolato in ogni maniera, ma non ridotto all'estremo; perplesso, ma non disperato perseguitato, ma non abbandonato; atterrato, ma non ucciso". Dio non permetterà che tu sia tentato al di là delle tue forze. Egli ti darà anche la via d'uscirne, affinché tu possa sopportare la tentazione (cfr. 1Corinzi 10:13).
Non soltanto la nostra fede può essere provata, ma può anche scendere a livelli molto bassi, senza che tuttavia il nostro rapporto con Cristo sia perso del tutto. Nella vita cristiana vi sono dei momenti di grande apatia spirituale. Forse, proprio tu, andrai avanti, per giorni o per mesi, in una condizione di minima comunione con Cristo e pochissima comunione tangibile con Dio. La Bibbia non ti sarà più di conforto e le promesse divine ti sembreranno infrante. Probabilmente avrai soffocato e contristato lo Spirito Santo e quando volgerai lo sguardo al cielo, forse sentirai solo il dolore prodotto dalla verga del Padre. Però, quand'anche la fede diventasse così piccola fino al punto di non essere più visibile, Dio rimarrebbe fedele alla Sua Parola: "Egli... Non spezzerà la canna rotta e non spegnerà il lucignolo fumante" (Isaia 42:3).
Se hai veramente creduto in Cristo, la tua fede può essere come il mare che, con la bassa marea, si ritira per vari metri dalla riva e lascia scoperto il fondo melmoso; qualcuno potrebbe dire affrettatamente che il mare se n'è andato o si è prosciugato; ed è, infatti, proprio in questi frangenti che l'opera subdola ed accusatrice di Satana prende piede. Egli fa apparire la nostra condizione come uno stato irrecuperabile e i nostri problemi molto più grandi di quanto essi siano realmente. Tuttavia, amato dal Signore, anche se la tua fede si sarà quasi completamente prosciugata, tu non sarai reciso dalla grazia. Quella poca fede, nel momento in cui ti volgerai a Dio, in un attimo, può essere trasformata in una fede capace di spostare le montagne. Anzi mi permetto di dire che quando la tua fede è un'ondata impetuosa, tu non sei più meritevole, agli occhi di Dio, di quando la tua fede è agli sgoccioli. Il fatto che tu sia accettato non dipende dalla quantità della tua fede, ma dall'immensa misericordia di Dio.
Infatti, se stai veramente dimorando in Cristo, anche se la tua fede fosse ridotta al lumicino e mille diavoli ce la mettessero tutta per spegnerla, non saresti ugualmente reciso, rimarresti giustificato in Cristo. La tua misura di fede può salire e scendere come un termometro, cambiando a seconda dei mutamenti ambientali, ma l'amore di Dio non viene influenzato dal tempo o dai cambiamenti di stagione. La tua giustizia può andare a destra e a sinistra come un pallone preso a calci dagli avversari, ma la tua accettazione dipende dalla perfetta giustizia di Cristo, che non può essere smossa. Tu sei accettato e salvato per l'opera vicaria di Gesù. È quindi vitale, anche nei duri momenti della prova, perseverare nella fede e rimanere saldamente afferrati a Cristo, non essendo smossi dalla speranza dell'Evangelo (cfr. Colossesi 1:23).
C'è un'altra cosa che spesso mette alla prova i figli di Dio: il fatto di perdere, a volte, la sensazione dell'approvazione del Padre. Ricorda che non è scritto da nessuna parte che "chi crede non perderà la sensazione dell'approvazione del Padre", anche se la perdesse, non sarebbe per questo condannato. Anche quando tuo Padre ti colpisce producendo in te tristezza e dolore, non si tratta di colpi di condanna.
Egli non ti sta colpendo nella Sua ira, ma per amore e disciplina (cfr. Ebrei 12:4-17); c'è altrettanto affetto nella correzione del Padre di quanto ce n'è sulle labbra di Gesù. Esse serviranno a sollevare il tuo cuore e a fortificarti; onoreranno Dio e ti aiuteranno a capire che sei accettato solo sulla base della giustizia di Cristo. Quando Egli volge le spalle ai tuoi capricci, continua a credere in Lui, poiché: "Se lo rinnegheremo, anch' egli ci rinnegherà; se siamo infedeli, egli rimane fedele, perché non può rinnegare sé stesso" (2 Timoteo 2:13). Perciò, dichiara con fede: "Egli resta fedele anche se mi nasconde il Suo volto"!
Voglio portare ancora oltre questo ragionamento. Il figlio di Dio può essere assaltato da Satana al punto da arrivare vicino alla disperazione, senza però essere reciso dalla grazia. Il nemico della sua anima può riempirgli le orecchie di discorsi infernali, fino a farlo sentire sull'orlo della perdizione; può arrivare a pensare che ogni minaccia della Bibbia sia rivolta a lui e che ogni promessa gli sia esclusa e non lo riguardi; può scendere sempre più in basso, fino a toccare il fondo; può anche pensare che il Signore l'abbia abbandonato e non gli mostrerà più compassione. Ma tutto ciò è falso! Può anche proclamare mille volte che la grazia di Dio se n'è andata per sempre e che la Sua fedeltà è venuta meno, ma si sbaglia, questo non è vero! Mille bugiardi che giurano il falso non possono rendere vero ciò che è falso e tutti i nostri dubbi e i nostri timori sono falsi testimoni. Dio non ha mai abbandonato il Suo popolo e non ha mai cacciato via un innocente; e tu sei innocente, ricordatelo, da quando hai creduto in Gesù!
Scoraggiato dirai: "Ma io sono pieno di peccato e pecco ogni giorno". Non più timore! Questo ti ricorda la tua natura caduca e ti insegna che necessariamente hai bisogno di ravvederti e di un Redentore che accolga il tuo pentimento. Cristo Gesù, vedendo la tua debolezza, ha caricato su di Sé il tuo peccato. Non è più su te, Egli te lo ha tolto una volta per sempre. Per mezzo della fede in Cristo tu sei reso giusto e Dio non abbandonerà il giusto, né caccerà l'innocente. Perciò il figlio di Dio può avere una fede ridotta al lumicino, può perdere la sensazione dell'approvazione del Padre e può anche cadere nella disperazione; ma tutte queste cose non possono contraddire la Parola di Dio: "Chi crede non è condannato".
"Ma allora un credente può peccare", tu dirai. Questo è un argomento delicato e profondo, ma vogliamo trattarlo con tutta franchezza. La Parola di Dio va "tagliata" rettamente, stando attenti a non farne un uso cattivo o tanto meno egoistico. Io so che alcuni, che si dicono cristiani, affermano, come al tempo di Paolo: "Pecchiamo, affinché la grazia abbondi" (cfr. Romani 3:9; 6:1, 2). La condanna di quei tali è giusta! Non dobbiamo accettare la perversione della verità. Ci saranno sempre individui che considereranno il cibo migliore come un veleno e faranno della verità più preziosa una menzogna, ma così facendo se la dovranno vedere col Giusto Giudice.
Alla domanda se un figlio di Dio può peccare, purtroppo, devo rispondere sì! Tutti i giorni, egli scopre che, quando vorrebbe fare il bene, in lui è presente anche il male. Ma, egli, in quanto nato di nuovo, è perfetto in Cristo e le imperfezioni della creatura non intaccano la perfetta giustificazione che il credente gode al cospetto di Dio. Anche se dovesse cadere, il peccato non sarà più la consuetudine. La sua accettazione non dipende dai meriti, ma dalla perfetta giustizia di Cristo e tale perfetta giustizia non è invalidata dai suoi peccati occasionali.
"E se cade in qualche peccato grave?" Dio ci guardi dal farlo! Ma se dovesse cadere, ritornando nella casa del Padre celeste raggiungerà il cielo. Come il figlio prodigo godrà della compassione del padre, anche se come lui, non potrà più usufruire dell'eredità dilapidata; egli entrerà nella gloria eterna, ma vedrà allontanarsi le corone di premiazione che il Giusto Giudice riserverà ai suoi fedeli servitori. Allora se, per qualsiasi motivo, egli dovesse allontanarsi dal Signore, Colui che l'ha acquistato a prezzo del Suo sangue non lo lascerebbe senza più nessuna speranza. Colui che l'ha accolto, non lo caccerebbe via, ma sarebbe sempre pronto a perdonarlo e a dimenticare i suoi peccati.
Davide si è allontanato parecchio, ma in seguito egli è tornato a Dio, implorando: "Abbi pietà di me, o Dio, secondo la tua benignità; secondo la moltitudine delle tue compassioni, cancella i miei misfatti" (Salmo 51:1). E Dio, che non si era mai allontanato da lui, lo accolse di nuovo. Così avverrà ad ognuno che, pur essendo caduto, implorerà il perdono divino. Anche se scivola, verrà aiutato a rialzarsi, affinché si ripeta quel che affermava Gesù in riferimento ai discepoli che Egli stesso aveva custoditi: "Nessuno di loro è perito, tranne il figlio di perdizione" (Giovanni 17:12).
Se questo non fosse vero, cosa sarebbe stato di tanti credenti che si sono sviati e solo dopo mesi o anni sono tornati pentiti ai piedi del Signore? Se tu che leggi ti sei sviato da Dio, ti prego di non fraintendermi, facendo un cattivo uso di quel che ho detto. Il Signore non ti ha ancora cancellato dal Libro della Vita, perché tu ne approfittassi e per farti fare ciò che vuoi, ma per darti ancora occasione di ravvederti. Non indugiare: quello stesso Padre che oggi attende con grande compassione e misericordia il tuo ritorno, domani sarà costretto, in virtù della Sua giustizia, ad essere un giudice inflessibile. Egli ti chiama con amore e ti dice ora di tornare a Lui. Quando tornerai dal Padre con un pentimento sincero come il prodigo, Egli dimenticherà i tuoi peccati, guarirà le tue iniquità, tu avrai nuovamente il Suo favore e la Sua benedizione, saprai di essere ancora accolto per la giustizia del Redentore e salvato per il Suo sangue.
Dio non dice che la nostra fede non verrà provata e che non cadremo mai, ma se dovesse accadere ricordiamo che: "Se alcuno ha peccato, noi abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto" (1 Giovanni 2:1). Se hai veramente creduto in Cristo, sulla base della perfetta opera di redenzione compiuta da Gesù Cristo, non sei e non sarai condannato.
COSA INCLUDE LA FEDE
I figli di Dio, dunque, non sono condannati e cioè Dio non li considera colpevoli fino a quando essi dimorano nel Suo Unigenito Figliuolo. Ti sorprende ancora quest'affermazione? Lo ripeto: dal momento in cui hai creduto in Cristo, Dio non ti considera più colpevole, perché ti vede sempre attraverso Cristo. Puoi esser nero come le tende di Chedar (la tua vecchia natura carnale), ma Dio ti vede come gli splendidi arazzi di Salomone (la tua nuova natura in Cristo). Puoi essere stato sudicio (la tua natura tendente al peccato, in Adamo), ma sei pulito (la tua natura in Cristo, il secondo Adamo).
Dimorando in Cristo, agli occhi di Dio, sei sempre a posto, amabile e perfetto, perché sei visto completo e perfetto in Lui! Sei sempre considerato lavato e pienamente rivestito di Cristo. Anche questo è incluso nelle parole: "Chi crede in Lui non è condannato". Potrai essere castigato, come ogni buon padre castiga il figlio, perché questo fa parte della disciplina cristiana; ma non sarai colpito come il giudice colpisce il criminale. Il tuo Padre celeste può anche punirti come punisce il proprio figlio per educarlo.
I perduti sono tali davanti a Dio soltanto sulla base dei loro demeriti e le loro sofferenze sono da considerare come conseguenza del peccato. Ma le sofferenze del cristiano sono permesse dal Signore, sono un atto d'amore di Dio perché vuole disciplinarci per il nostro bene. Ho considerato spesso quest'aspetto quando ho avuto una grave malattia. Qualcuno diceva che me la meritavo, ma in realtà noi credenti non meritiamo né la salvezza, né le sofferenze: sono due diverse esperienze positive che il nostro Padre celeste riserva ai Suoi figli.
Forse non capirai come una prova possa costituire una benedizione divina; ma io so che la disciplina è un dono della grazia, come la virtù del sangue del perdono. Non ci viene permessa, perché la meritiamo, ma perché ne abbiamo bisogno. Paradossalmente, ci dovremmo chiedere se siamo abbastanza buoni da meritare la disciplina del Signore, perché nessuno di noi si merita una benedizione così preziosa e utile come la prova della nostra fede per mezzo della disciplina di Dio. Ma questa è un'altra cosa rispetto all'ira del Giusto Giudice, che non può abbattersi sulla vita del cristiano fedele, perché, da quando ha creduto in Cristo, non è più sotto la giurisdizione della Legge.
La legge d'Inghilterra non poteva toccare un cittadino francese che viveva sotto la protezione del suo re. Tu non sei "Sotto la legge ma sotto la grazia" (Romani 6:14). La legge del Sinai non ti può toccare, perché non sei più sotto la sua giurisdizione, non sei nel Sinai, né in Palestina. Tu non sei figlio di Agar, la serva; sei figlio di Sara, la libera. Non sei più schiavo in Egitto o vagabondo nel deserto, sei nella gioiosa terra promessa da Dio. Sei figlio della promessa e perciò ciò che ti spetta è l'eredità divina (cfr. Galati 4:21-31).
Credimi, se perseveri fedelmente nelle vie di Dio, la Legge non potrà colpirti, né ti colpirà l'ira di Dio, nel senso di una condanna penale. Quando Egli ti rivolge una sonora riprensione, non è per punirti del tuo peccato, ma per aiutarti a lasciarlo e per perfezionare la tua santificazione. Ma se oggi stesso, credendo, dovessi presentarti davanti a Dio, non saresti giudicato, perché, grazie alla virtù del sangue e della giustizia di Gesù Cristo, appariresti completo e perfetto.
COSA ESCLUDE LA FEDE
Sono certo che la fede in Cristo, prima di tutto, esclude ogni vanto (cfr. Romani 3:27). La Parola di Dio insegna che: "Chi crede non è condannato". Se dicesse: "Chi opera non è condannato", allora tu ed io avremmo di che vantarci; invece, dice "chi crede". Non c'è spazio per alcun'opera meritoria. Se ho la possibilità di sfuggire alla condanna eterna è per il dono ineffabile della grazia divina, che mi è offerta per mezzo di Cristo Gesù. Diversamente, io meriterei di essere condannato.
Quando sono in ginocchio, so che è unicamente per la grazia divina che sono accettato e non per il fatto stesso che sto pregando. La mia preghiera, infatti, è gradita ed accettata dal Padre soltanto per i meriti di Cristo. D'altro canto, ogni atto che facciamo nella carne è in qualche modo peccaminoso se non è vissuto in intima comunione con Lui. Inoltre, anche le nostre azioni più giuste e meritevoli, depauperate della grazia di Dio, appaiono così inutili che si distinguono appena dai peccati più grossolani (cfr. Isaia 64:6). Fintanto che rimangono opere nostre non producono niente di buono; assumono significato solo se sono opere dello Spirito Santo. Ma in questo caso la bontà d'esse non deriva da noi, ma dallo Spirito di Dio. Insomma, non abbiamo nulla di cui vantarci se non di Cristo e della Sua opera!
Ogni superbia deve svanire dal credente, che deve invece coltivare continuamente l'umiltà. D'altronde, se crede di valer qualcosa e tira su la cresta, ciò non aggiunge nulla al suo effettivo valore! Quando comincia a vantarsi sta uscendo dalla retta via, parla come se avesse raggiunto la vittoria per merito suo. Non a caso l'apostolo Paolo indicava nell'orgoglio il suo nemico più acerrimo. Perciò, credente, smettila di vantarti; vivi umilmente davanti al tuo Dio e non permettere che una parola di vanto sfugga dalle tue labbra. Sacrifica il tuo io e canta anche tu, davanti al trono: "Non a noi, o Eterno, non a noi, ma al tuo nome dà gloria, per la tua benignità e per la tua fedeltà!" (Salmo 115:1).
Cos'altro esclude la fede? Secondo me, dovrebbe escludere ogni forma di dubbio e timore (su questo punto sto parlando anche a me stesso): "Che diremo dunque riguardo a queste cose? Se Dio è per noi chi sarò contro di noi?" (Romani 8:3 1). Come mai tu ed io, a volte, andiamo in giro come se portassimo un mucchio di pesi sulle spalle, dimenticandoci di questa gloriosa verità? Dieci o undici anni fa non so cos'avrei dato per poter dire che questo versetto valeva anche per me. A quel tempo non sentivo il perdono di Dio, avrei preferito vivere di pane ed acqua, rinchiuso in una prigione e frustato tutti i giorni, pur di avere la certezza che i miei peccati erano stati perdonati. Ma ora che sono perdonato non posso deprimermi, sarebbe una vergogna.
Sei ancora in crisi perché stai dubitando? Come cristiano dovresti provare vergogna solo a pensarlo! Rialzati e asciuga le lacrime dai tuoi occhi. "Dio vi ha riconciliati... per farvi comparire davanti a sé santi, senza difetti e irreprensibili, se appunto perseverate nella fede" (Colossesi 1:22-24). Pensa a una persona che giace in galera e deve essere giustiziato la settimana successiva. Se gli fosse comunicato: "Sei stato graziato, per essere libero devi solamente uscire!", non pensi che salterebbe di gioia dalla sedia? Dopo la liberazione, se anche dovesse perdere tutti i suoi beni e soffrire tante cose, cosa gli importerebbe, una volta salvata la vita? Penserebbe che questi sono problemi da nulla.
Fratello in Cristo, tu sei stato graziato, tutti i tuoi peccati sono stati perdonati, Gesù ti ha giustificato col Suo sangue... e tu stai lì a lamentarti? Se proprio dovesse capitare, facciamo in modo che duri il meno possibile. Se per qualche motivo ci sentiamo ancora scoraggiati, chiediamo al Signore di risollevarci subito. Ma temo che alcuni di noi abbiano preso la brutta abitudine di restare col morale a terra. Secondo le Scritture, chi brontola continuamente, come fecero gli Ebrei nel deserto, rischia di subire la stessa dura disciplina cui fu sottoposto il popolo d'Israele (cfr. 1 Corinzi 10:10, 11). Ricorda, fratello, che questo spirito di mormorio crescerà sempre di più in te, se non lo freni in partenza. Quando invece riesci a eliminare il primo dubbio è come se ne eliminassi cento, perché quello ne avrebbe generati innumerevoli altri. Se non riponi completamente la tua fiducia in Dio, questi dubbi e timori, presto sciameranno intorno a te come le mosche d'Egitto.
Se non prendi di petto il primo, col passar del tempo i dubbi ti porteranno allo scoraggiamento e più tardi alla disperazione. Se la fede deve escludere ogni vanto, deve anche escludere ogni dubbio. Sappi che la tua sicurezza non dipende tanto dalla fallacia della grazia divina, quanto dalla tua fedeltà a Dio: "E ho questa fiducia: che Colui che ha cominciato in voi un'opera buona, la condurrà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù" (Filippesi 1:6).
La vera fede esclude anche una vita di peccato. Come abbiamo già detto, il credente, anche se dovesse cadere più volte, ma matura un sincero pentimento, è perdonato e considerato giusto agli occhi di Dio, per il sacrificio espiatorio di Cristo.
Alcuni, travisando tutto ciò, sostengono che questa dottrina spalanchi le porte ad una vita licenziosa e dissoluta; ma chi nutre e pratica questa attitudine non è un vero credente nato di nuovo! Come posso continuare tranquillamente a peccare, sapendo di essere stato perdonato? Come posso vivere nell'iniquità, visto che Gesù Cristo ha tolto da me ogni colpa e ha subito la punizione al mio posto?
La natura umana è malvagia, ma chi arriva al punto di approfittare della grazia di Dio per peccare, non mostra il peggio della natura umana, mostra di avere una natura perversa! Al contrario, la grazia del Signore è il motivo più forte per spingerci a non peccare più. È proprio in virtù dell'amore incommensurabile di Dio che comprendiamo la necessità di protenderci verso il traguardo della vita eterna, consapevoli che "Dio ci ha chiamati non a impurità, ma a santificazione" (1Tessalonicesi 4:7).
Sebbene siamo malvagi, troviamo molto difficile continuare a peccare dopo esser stati amorevolmente perdonati, al caro prezzo del sangue di Gesù Cristo. È molto più difficile peccare contro l'amorevole sacrificio di Cristo che contro le terribili minacce della legge divina o per la paura dell'inferno. Questo lo so per esperienza. Quando la mia anima era in allarme per la paura dell'ira di Dio, peccavo con molta più facilità rispetto ad ora, che sento in cuore l'amore di Gesù, mio Salvatore. Sarebbe mostruoso leggere il proprio nome nel Libro della Vita e continuare tranquillamente a peccare: saremmo sull'orlo dell'inferno. Ma io sono sicuro che un vero figlio di Dio, una volta salvato e nato di nuovo, per amore del nome di Gesù Cristo cambia vita e desideri, si vergogna di ciò di cui prima si vantava e vive per il Signore che lo ha "tanto amato".
Il cristiano deve valutare che nulla vale più dell'amore di Cristo. La sua anima è considerata già perfetta grazie alla giustizia del Salvatore, ma questo non deve fargli guardare con leggerezza il peccato, altrimenti si sentirebbe (e sarebbe) egli stesso il carnefice di Cristo: "Di qual peggiore castigo, a vostro parere, che sarò giudicato degno colui che avrò calpestato il Figlio di Dio e avrò considerato profano il sangue del patto col quale è stato santificato e avrò disprezzato lo Spirito della grazia?" (Ebrei 10:29).
Continuare a peccare, per ogni vero credente, sarebbe un peso insostenibile, quindi non possiamo fare a meno di camminare, calcando le orme del Signore Gesù e di seguirLo ovunque Egli vada. Questo ci spinge a santificarci più di ogni imposizione legalistica e a fare più che mai nostra l'esortazione dell'apostolo Paolo: "Carissimi, purifichiamoci da ogni contaminazione di carne e di spirito, compiendo la nostra santificazione nel timore di Dio" (2 Corinzi 7:1).
Secondo me queste meditazioni, che sono state scritte principalmente per i credenti, valgono anche per i peccatori perduti. Amico peccatore, "Chi crede in Cristo non è condannato", perciò spero che tutto ciò che hai letto, ti spinga a credere con tutto il cuore in Gesù e ad essere perseverante fino alla fine dei tuoi giorni. Ti ricordo che non devi aspettare di meritare o di sentire qualcosa: ti è comandato di credere! "Credi nel Signore Gesù, e sarai salvato tu e la tua famiglia" (Atti 16:31). Forse sei troppo orgoglioso per accettare umilmente l'immeritata grazia di Dio; ma se riconosci di non essere e di non avere nulla di buono, non tergiversare. Vieni a Cristo con le mani vuote e accetta per fede il Suo perdono e la Sua salvezza.
Vedi anche: la fede - Che cosa è e a che cosa conduce
Gli indirizzi di alcune realtà evangeliche italiane.
Cerca quella più vicina a te e visitaci. Sei il benvenuto!
Ecco quant'è buono e quant'è piacevole che i fratelli vivano insieme!
Vedi anche
- Speranza (Quante persone si sono fermate lungo la via, o si sono allontanate dalla fede, a motivo di problemi irrisolti, delusioni e scoraggiamento. Quali sono i motivi, e quali sono le soluzioni per questo problema comune? ttraverso un semplice avvicinarsi al racconto di due discepoli profondamenti delusi, si può scoprire la risposta.)
- Perche è necessaria la salvezza
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