L'ottavo è uno dei Salmi del salterio in cui Davide, il compositore, esprime la sua gioia e la sua gratitudine verso il Creatore dei cieli e della terra, esprimendo la sua natura riflessiva e poetica: egli non è soltanto il condottiero d'Israele, ma anche il poeta tenero e sensibile che sa esternare pensieri sublimi verso il proprio Creatore, ammirando l'opera della creazione e le perfezioni della natura di Dio, punto d'osservazione ideale per considerare la natura umana.
1. Caratteristiche dell'uomo
Per rispondere ai tanti interrogativi che l'uomo pone sull'origine e lo scopo della propria esistenza, occorre partire da una domanda che il Salmo ci propone, per condurci, poi, alla verità della risposta di Dio: "Che cos'è l'uomo perché Tu lo ricordi?".
L'uomo, atto finale dell'opera creatrice di Dio, è stato formato "... dalla polvere della terra..." (Genesi 2:7) per uno scopo ben preciso: affinché amministrasse e realizzasse i benefici della creazione.
Possiamo dire che l'uomo è stato il coronamento della creazione.
Come sappiamo, però, l'uomo ha disubbidito al Suo Creatore ed ha permesso, in tal modo, al peccato la piena libertà di dominare il suo essere e di condizionare negativamente le buone facoltà donate da Dio.
L'uomo è un essere dotato di intelligenza, che gli è stata donata da Dio per amministrare saggiamente il creato, ma egli l'ha utilizzata per raggiungere ad ogni costo gli obiettivi che si prefigge.
Il dominio della creazione è diventato abuso indiscriminato ed egoistico delle risorse disponibili: molte specie animali e vegetali sono state irrimediabilmente distrutte; persino contro i propri simili l'uomo ha mostrato la degenerazione del proprio intelletto inventando armi sempre più sofisticate e devastanti.
Sebbene a livello molecolare, fisico, intellettuale e spirituale, l'uomo sia stato creato in modo eccezionale e perfetto, l'uomo ha fallito miseramente scegliendo il peccato, allontanandosi dal Signore per fare di sé stesso il proprio dio e dimentica che è Dio a sostenere l'uomo (Giobbe 34:14, 15).
Proprio per la sua condizione di peccatore, l'uomo è un essere molto limitato: non riesce a conoscere i misteri di Dio; non ha potere sul vento (Ecclesiaste 8:8); non riesce a spiegare il senso della propria esistenza (Ecclesiaste 8:17); non conosce l'ora della sua dipartita dalla terra (Ecclesiaste 9:12), ma ha bisogno del suo Creatore per essere salvato (Matteo 16:26, 27).
Eppure, nonostante le sue limitazioni, rispetto alla grandezza infinita di Dio, l'uomo ha abbandonato il Creatore per servire la creatura (Romani 1:25).
2. La Maestà di Dio
Davide, estasiato e deliziato dalle meraviglie della creazione e affascinato dalla Maestà di Dio, riflette in modo particolare sul nome magnifico di Dio e sulla natura dell'uomo.
Il nome di Dio viene proclamato su "tutta la terra" (vv. 1, 9).
Il profeta Isaia vide la gloria di Dio e udì anche i serafini che dicevano: "Santo, Santo, Santo è l'Eterno degli eserciti! Tutta la terra è piena della Sua gloria!".
La caduta dell'uomo, il peccato e tutta la perversità del mondo non offuscano minimamente la gloria meravigliosa del Signore che riempie tutta la terra, la natura di Dio non è assolutamente condizionata né sensibile al comportamento degli uomini: il Nome magnifico di Dio è stabile in eterno sia in cielo che in terra.
Il Nome di Dio viene esaltato dai fanciulli, i più indifesi e deboli tra gli esseri umani, per confondere i nemici (v. 2).
Anche Cristo ripeterà questo verso quando "i capi sacerdoti e gli scribi, vedute le maraviglie che aveva fatte, e i fanciulli che gridavano nel tempio: Osanna al figliuol di Davide, ne furono indignati, e gli dissero: Odi tu quel che dicono costoro? E Gesù disse loro: Sì. Non avete mai letto: ‘Dalla bocca dei fanciulli e dei lattanti hai tratto lode?'" (Matteo 21:15, 16).
Gesù Cristo stesso era felice nel constatare l'opera del Padre a favore dei deboli e disprezzati: "In quella stessa ora, Gesù giubilò per lo Spirito Santo, e disse: ‘Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascoste queste cose ai savi e agl'intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli fanciulli! Sì, o Padre, perché così ti è piaciuto" (Luca 10:21).
L'opera di Dio è straordinaria: Egli sa svergognare i sapienti, i forti, i nemici..., attraverso le persone più deboli le quali, proprio per questo motivo, si affidano totalmente al Signore: "Ma Dio ha scelto le cose pazze del mondo per svergognare i savi; e Dio ha scelto le cose deboli del mondo per svergognare le forti" (1 Corinzi 1:27).
Inevitabilmente, quando l'uomo considera le meraviglie della natura, non può non riflettere, come il salmista, che egli è una piccolissima "rondella" dell'immenso e perfetto "ingranaggio" del creato: "Quand'io considero i Tuoi cieli, opera delle Tua dita, la luna e le stelle che Tu hai disposte, che cos'è l'uomo perché Tu lo ricordi?" (vv. 3, 4a).
Davide è sorpreso di come l'Iddio grande si prenda cura di una piccola creatura che, tra l'altro, si è ribellata al suo Creatore.
Nonostante ciò, Dio si è ricordato dell'uomo attuando in Cristo il piano per la sua completa salvezza, elevandolo in dignità e in onore.
Se l'uomo può realizzare la presenza di Dio e del Suo favore, non è per quello che è o riesce a fare o a non fare, ma per ciò che è diventato attraverso l'opera redentrice di Cristo Gesù:
Egli si è caricato del peccato di ogni persona, subendo il giudizio di Dio che gravava su ciascuno di noi, per impartire all'uomo redento la Sua perfetta giustizia.
L'uomo che ha sperimentato la grazia del Signore non può non rimanere sbalordito nel constatare la grandezza di Dio nella propria vita: non c'è opera maggiore di quella di Cristo, il Quale ha dato Sé stesso alla morte per salvare l'uomo decaduto.
Il credente, perciò, all'unisono con il salmista Davide, rimane stupito di fronte alla grandezza dell'amore e della misericordia di Dio: "...che cos'è l'uomo che Tu lo ricordi?".
Dio non può non ricordarsi della Sua creatura, anche se ha disobbedito, ha vissuto nel peccato, ha disonorato il Suo Creatore: Dio rimane fedele anche se l'uomo è infedele. Per questo ha mandato il Suo Unigenito Figlio nel mondo, affinché l'uomo potesse essere riconciliato con il Suo Creatore. Tutto il creato è importante agli occhi di Dio, ma Cristo Gesù è morto per l'essere umano. Dio, perciò, non ci tratta solamente come una cosa creata, ma come il Padre che vuole portare sulla retta via il proprio figlio errante.
Sia ringraziato Dio per come ci ama! Per Lui ogni essere umano è importante.
Beato l'uomo che accetta di realizzare nella propria vita l'amore infinito del Signore!
Salvatore Ciofalo
Tratto da "Cristiani Oggi" 16-30 aprile 2005
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