Territori occupati o contesi? Confini del 67 o linee del 49? In 6 minuti, una chiara spiegazione del problema (in inglese, sottotitoli in  italiano)

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Perchè il mondo odia Israele?

Israele è un piccolo stato, grande a malapena come la metà del lago Michigan. La sua popolazione è appena la metà di quella dell'area metropolitana di New York. Nonostante sia uno stato ebraico, più del 20% dei suoi residenti è arabo, e la maggioranza degli ebrei israeliani si descrive come laica e non religiosa. Eppure, leggendo le notizie riportate dai media sulle condanne ricevute dalle Nazioni Unite, o la recente sentenza della Corte di Giustizia Internazionale sul Muro, Israele appare come una potenza mondiale intenta a destabilizzare il Medio Oriente.
Perché, quindi, il mondo odia questo pezzo di terra tra il Giordano ed il Mare Mediterraneo?
Nonostante le conclusioni che ho personalmente tratto siano speculative, sospetto che potrebbero essere sostenute empiricamente se i resoconti storici fossero giusti ed obiettivi.
Israele costituisce una spina nel fianco del mondo arabo per la sua notevole fantasmagoria tecnologica. Quasi ogni singolo israeliano è inserito in uno schema di software. Gli ebrei hanno fatto fiorire il deserto in questa terra arida ; hanno trasformato la loro intelligenza in meraviglie della tecnologia e nella ricchezza che ne consegue.
Invece, ogni nazione araba vicina è disfunzionale. I governi sono dittatoriali; la gente è povera e analfabeta, e le autorità locali non hanno certo convertito i profitti derivanti dal petrolio in infrastrutture di utilità sociale.
Il risentimento è la conseguenza naturale di tale contrasto.Dopo tutto, Israele ha tutti gli svantaggi geografici dei suoi vicini, e non ha petrolio. Eppure prospera, laddove altri boccheggiano.
Poi, va velocemente detto che Israele è il delegato dei sentimenti antiamericani. Il pensiero che gli Stati Uniti siano una potenza mondiale che vuole porre il suo marchio sul Medio Oriente viene teoricamente dimostrato dall'aiuto dato ad Israele. Non viene notato, se non raramente, dai detrattori degli Stati Uniti che l'aiuto dato da questi ultimi all'Egitto è identico a quello fornito ad Israele. Inoltre, il coinvolgimento americano in Iraq non è stato voluto da Israele ( la coda precede forse il cane?) né tale coinvolgimento ha minimamente influenzato i rapporti di Israele con gli stati vicini.
Poi, la questione palestinese ha risvegliato emozioni nella sinistra europea ed in molti stati arabi. Va detto che le critiche mosse ad Israele sono in genere piuttosto banali. Ad Arafat, quale leader palestinese, durante le negoziazioni di Wye sono stati offerti il 97% del West Bank ed il controllo dei luoghi sacri. Ma ha rifiutato .
Infatti, non ci sono offerte accettabili da parte degli arabi che desiderano solo la distruzione dello stato di Israele, a meno che non si tratti di un'offerta di suicidio collettivo.
Poi, la barriera ha il valore metaforico del muro di Berlino. Viene usato come mezzo di propaganda per dimostrare l'intento di Israele di "prendere la terra araba" e di isolarsi dai palestinesi.
Andrebbe notato che il Muro di Berlino è stato costruito per tenere i tedeschi dell'Est legati alle catene del comunismo, mentre la barriera israeliana è stata eretta per prevenire attacchi suicidi e per evitare di spargere altro sangue tra gli israeliani.
La seconda Intifada ha portato 1000 morti israeliani dal 2000 ad oggi, e ad altrettanti mutilati.
Il leader di una nazione è tenuto a fornire ai suoi cittadini un mezzo di difesa da tale spargimento di sangue. Se la barriera riduce tale minaccia ed aumenta la sicurezza, il primo ministro Sharon è stato tenuto ad erigerla. Il dovere di proteggere i suoi connazionali trascende ogni obbligo inflitto da organizzazioni multilaterali.
Poi, i palestinesi hanno esposto il loro caso all'opinione pubblica molto meglio degli israeliani. Si sono posti come vittime di una potentissima struttura militare, quella del piccolo Israele. Hanno convinto i loro sostenitori del fatto che le terre acquisite dopo la guerra del '67 sono territori "occupati" e non "disputati". Per cui, le loro tattiche sanguinarie vengono ignorate dall'opinione pubblica, di solito nemica dell'attività terroristica.
Poi, gestiscono i media. Non ci sono voci di opposizione in Palestina , e se viene fatto un commento improprio , viene messo a tacere con la forza. Reporters without borders ha parlato spesso di giornalisti picchiati e minacciati di morte , ogniqualvolta si è osato criticare Hamas o gli Hezbollah sui giornali.
Israele, una società libera e aperta, permette tutti i punti di vista, inclusi quelli anti israeliani. Di conseguenza, la critica ad Israele è diffusa e quella sulle attività palestinesi viene stroncata sul nascere.
Infine, le Nazioni Unite sono ormai organizzate per criticare sistematicamente Israele e gli Stati Uniti. E' significativo il fatto che nelle dichiarazioni emesse per condannare il muro non vi sia una parola sugli attacchi suicidi che ne hanno causato la costruzione.

(l'articolo è del 2004, ma nel corso di questi altri 10 e più anni Israele è stata costretta a difendersi da attacchi terroristici, missili sparati da Gaza, e la reazione che ha prodotto, e che qualunque nazione avrebbe prodotto, fa più notizia dei motivi del perchè si è reagito)

Ben poco può essere fatto al momento per cambiare l'opinione internazionale. Israele deve rimanere risoluto di fronte agli attacchi, anche se sono ingiusti e carichi di odio. Per il Medio Oriente questo è il Medio Evo. Ma se il mondo arabo desidera entrare nel 21° secolo - una conclusione auspicabile ma molto difficile- dovrà adottare ed emulare lo stile israeliano. Su questa base minima, c'è ancora speranza.

Herbert London

18 luglio 2004

http://www.townhall.com/columnists/GuestCo...n20040718.shtml

Tradotto da : http://www.uncuoreperisraele.net

Tipo di raccolta

alex

La Rubrica Cristianesimo e Islam a Confronto presenta il video sul Israele e i territori contesi. A Cura di: Francesco Maggio

alex

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aggiornamento maggio 2021

..tutti quelli che pensano di avere un punto privilegiato di osservazione, dal quale si ergono a giudici. I miei punti di osservazione, invece, sono terra terra, ed i miei non sono giudizi, non giudico mai nessuno, ma solo opinioni di uno che non conta nulla.

Sto dalla parte di Israele, con convinzione. Non perché mi piaccia stare col più forte, perché Israele è certamente il più forte, ma perché penso che abbia ragione, perché penso che non sia una verità assoluta che il più debole abbia anche ragione. In questo caso, secondo me, il più debole ha torto marcio.

Molti, secondo me, hanno la memoria corta, o una visione distorta dello stato dei fatti. Quando sento invocare "Due popoli, due Stati", mi viene in mente che questo principio Israele lo accettò alla fine del 1947, riconoscendo la risoluzione ONU 188 del 29 novembre 1947. Quella risoluzione prevedeva la nascita di DUE stati. Ma furono i paesi arabi a non riconoscerla, rinunciando a far nascere lo Stato Palestinese. Perché nessuno ricorda mai che 12 ore dopo la proclamazione dello stato di Israele gli eserciti di 6 paesi confinanti cercarono di distruggerlo? Perché nessuno ricorda mai che i tentativi di distruggere militarmente Israele sono stati molteplici e che le guerre che Israele ha vinto sono sempre stati gli altri ad iniziarle?

"Israele occupa illegalmente i territori palestinesi", si grida ovunque. Ma posso sommessamente ricordare che quando tu dichiari guerra a qualcuno, e la perdi per giunta, capita che il vincitore occupi parte della tua terra? Noi perdemmo Istria e Dalmazia, e salvammo Trieste a stento. Posso sommessamente ricordare che, dopo una guerra, i confini si definiscono attraverso trattati di pace e che, per esempio, il trattato di Osimo è del 1975, ovverosia 30 anni dopo la fine della guerra? Posso, sempre sommessamente, ricordare che i territori che Israele ha occupato NON erano dei palestinesi ma di altri paesi? Il Sinai e Gaza erano dell'Egitto, il Golan della Siria e la Cisgiordania era della Giordania? Posso sommessamente ricordare che l'unico paese che ha firmato dei trattati di pace con Israele (cioè l'Egitto) si è visto restituire il Sinai? All'Egitto fu offerta anche la striscia di Gaza, ma non la volle.

Posso, a voce bassa, ricordare che Gaza fu restituita all'Autorità Palestinese nel 2005? Furono lasciati campi coltivati, serre, desalinatori. Quei campi e quelle serre furono distrutte da Hamas. Sharon, il primo ministro che decise il ritiro unilaterale da Gaza, sperava nella convivenza pacifica. Il risultato qual è stato? Migliaia di missili lanciati sui civili israeliani. Sono abituato a chiamare le cose con il loro nome. Hamas è una organizzazione terroristica che tiene in ostaggio il proprio popolo ed ha come obiettivo unico i civili israeliani, indistintamente, donne, bambini, persone inermi. Non importa, purché muoiano in quantità. Io questo non l'ho mai accettato, né potrò mai accettarlo. Mi si risponde che c'è una evidente sproporzione delle forze in campo. E' vero, lo sanno tutti che Israele ha il quarto esercito del mondo. Ma se non lo avesse avuto, oggi, semplicemente, non esisterebbe più. Lo avrebbero già distrutto in una delle tante guerre che gli hanno fatto. La guerra è la cosa più orrenda che l'uomo abbia inventato. E' orrenda perché di mezzo ci vanno gli innocenti, i bambini, soprattutto. Una volta Golda Meir alla domanda di un giornalista, rispose che la pace tra Arabi ed Israeliani ci sarebbe stata quando gli arabi avessero imparato ad amare i propri figli più di quanto odiassero gli Israeliani. Ed era una frase tremendamente vera. Alla base di tutto c'è l'odio. Null'altro che l'odio. Israele, per molti, deve essere semplicemente distrutto, scomparire dalla faccia della terra. Ed a molti non importa che sia più forte, gli si fa la guerra ugualmente. Si preferisce il martirio inutile al dialogo, che Israele non ha mai rifiutato. Ma per dialogare bisogna essere in due, altrimenti sono parole al vento. E quando Sadat, stanco di perdere guerre, volle veramente dialogare, la pace si fece. E dura da allora. Oggi l'Egitto è uno dei più feroci nemici di Hamas.

La soluzione del conflitto è molto più semplice di quanto appaia. Basta rispondere ad una semplice domanda: Israele ha il diritto di esistere, o no? Fino a quando la risposta sarà no, non potrà esserci pace, e nemmeno dialogo, perché non puoi sederti a parlare con chi vuole distruggerti. Ma non perché non vuoi sederti tu, ma perché l'altro non vuole sedersi con te. Oggi, anno di grazia 2014, i paesi arabi che riconoscono ad Israele il diritto di esistere, sono due: Egitto e Giordania. NESSUN ALTRO. Vorrà dire qualcosa che questi due paesi da 40 anni non combattono militarmente contro Israele?

Israele dunque è un paese perfetto? No, non lo è, come non lo è nessun paese su questa terra. Non voterei mai per Nethanyau. E odio i fanatici dell'estrema desta israeliana. Considero idioti quelli che guardano le esplosioni da una collinetta. Ma non si può non riconoscere che se la pace, oggi, non c'è, la colpa NON è di Israele. Israele però è un paese che ha molto da insegnarci. E' un paese in cui un capo di stato va in carcere per molestie sessuali e non grida al complotto. E' il paese in cui gli assassini del giovane adolescente arabo, cittadini israeliani, sono stati arrestati e messi in prigione, e lì sconteranno la stessa pena di un arabo che uccide un israeliano. E' il paese che investe in ricerca e tecnologia, nel campo medico, visto che moltissimi farmaci salvavita sono brevetti israeliani. E' un posto che potrebbe essere un angolo di paradiso, se solo gli si riconoscesse il diritto di esistere.

Per quanto non mi faccia simpatia, c'è una frase di Nethaniyau che è al tempo stesso vera ma terribile. "Se gli arabi deponessero le armi, due minuti dopo ci sarebbe la pace, se Israele deponesse le armi, due minuti dopo non ci sarebbe più Israele".

Chiudo qui, perché comunque la guerra rimane sempre una cosa orrenda, perché ho pianto lacrime vere per quei poveri bambini uccisi sulla spiaggia o nella scuola. E non importa se la scuola è stata abbattuta da un missile di Hamas (come credo) o israeliano. Loro sono morti ed io ho pianto. Non vorrei più intervenire sull'argomento, perché comunque rimango sempre sgomento davanti ad una guerra, ma mi sentivo di scrivere queste cose perché non sono ipocrita, né ambisco a piacere a tutti. La mia bacheca è aperta sempre a tutti, anche a chi pensa in modo diametralmente opposto al mio. Rispetto tutti, tranne i razzisti. Io sono questo, e se qualcuno vorrà cancellarmi dalle proprie amicizie per le mie idee, ne prenderò atto, in alcuni casi non mi importerà molto, in altri casi invece me ne dispiacerò, ma non mi piacciono le ipocrisie, io sono questo e questo è il mio pensiero, senza equivoci, in maniera chiara.

Shalom.

alex

Il vice ministro degli esteri israeliano Danny Ayalon ha diffuso martedì su YouTube un filmato di sei minuti intitolato "La verità sul processo di pace", nel quale spiega in parole semplici, con l'aiuto di una grafica accattivante, che "il motivo per cui il processo di pace non ha successo non è la presenza israeliana in Cisgiordania, bensì i decenni di intransigenza da parte araba e palestinese". 
 
Il video è stato pubblicato in coincidenza con il 18esimo anniversario degli accordi di Oslo, firmati il 13 settembre 1993 alla Casa Bianca fra Israele e Olp, e nell'imminenza del voto chiesto dall'Autorità Palestinese alle Nazioni Unite per il riconoscimento unilaterale (cioè, senza accordo negoziato con Israele) di uno stato palestinese.

"Il pretesto palestinese per rivolgersi direttamente all'Assemblea Generale dell'Onu - dice Ayalon - è la cosiddetta occupazione, ma i fatti smentiscono questa versione. E' importante spiegare la verità, mostrando come ai palestinesi venne offerto uno stato già molte volte nel corso dei decenni, ma loro l'hanno rifiutato ogni volta perché accettarlo avrebbe significato riconoscere anche la sovranità ebraica. Purtroppo - continua il vice ministro israeliano - questo desta il sospetto che la dirigenza palestinese sia molto più interessata a porre fine allo stato ebraico che ad ottenere uno stato palestinese. Il che è dimostrato dalla lunga storia della inflessibilità palestinese".
Ayalon spiega d'aver deciso di pubblicare il filmato dopo aver constatato il "vasto successo" di un primo video, diffuso su YouTube un paio di mesi fa, intitolato "Conflitto israelo-palestinese: la verità sulla Cisgiordania" nel quale spiegava "come stanno le cose circa i diritti di Israele sulla Cisgiordania" chiarendo in soli sei minuti il significalo di termini diversi fra loro come "territori occupati" e "territori contesi", oppure "confini del 67" e "linee del 49". "Il riscontro positivo che abbiamo ricevuto da tutto il mondo - dice Ayalon - mi ha spinto a pensare che avessimo iniziato a farci strada nella coscienza dell'opinione pubblica e che la gente in realtà è aperta ed anche ansiosa di conoscere la verità dei fatti circa il conflitto israelo-palestinese".
Entrambi i filmati sono stati prodotti dal filmmaker Shlomo Blass, della Rogatka Ltd, e dal regista Ashley Lazarus, in cooperazione con la ong studentesca StandWithUs. Il video è stato realizzato in inglese, ma include sottotitoli altre lingue.

Danny Ayalon ha già in programma di preparare prossimamente altri due filmati che si occuperanno di profughi e di Gerusalemme. "E' fondamentale che la gente possa sapere come stanno realmente le cose - conclude il vice ministro degli esteri israeliano - senza cadere vittima dei facili slogan della propaganda circa la cosiddetta occupazione, creati da parte araba e palestinese per fuorviare dalla verità".

(Jerusalem Post, YnetNews, 14 settembre 2011 - da israele.net)

Inviato da alex il

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