Cos'è:

La Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli (Congregatio pro Gentium Evangelizatione) è una delle nove congregazioni della Curia Romana.

Le sue funzioni, in origine, erano attribuite alla Congregazione de Propaganda Fide, istituita da papa Gregorio XV con la bolla Inscrutabili Divinae del 22 giugno 1622, che esercitava anche le funzioni oggi attribuite alla Congregazione per le chiese orientali. Quest'ultima ne venne separata il 1º maggio 1917; il 15 agosto 1967, con la bolla di Paolo VI Immortalis Dei, ha assunto l'attuale denominazione.

È il dicastero che ha competenza per tutto quello che riguarda l'attività missionaria: dirige e coordina l'opera di evangelizzazione dei popoli. Per i suoi ampi poteri (per i territori di missione le sono attribuite anche molte funzioni normalmente esercitate da altri dicasteri) il prefetto della congregazione è anche definito Papa rosso.

Le competenze della Congregazione sono state ridefinite sotto il pontificato di papa Giovanni Paolo II con la costituzione apostolica Pastor Bonus, del 28 giugno 1988.

La Congregazione è attualmente costituita da 61 membri tra cardinali, arcivescovi e vescovi: il prefetto, nominato il 20 maggio 2006 da papa Benedetto XVI, è il cardinale Ivan Dias, già arcivescovo di Bombay.

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alex

Il Vaticano ammette che nell’«impegnativo» e «complesso» compito di gestire il patrimonio immobiliare della Congregazione di Propaganda Fide possono essere stati commessi «errori di valutazione». È quanto si legge in una lunga nota pubblicata ieri dalla Sala Stampa della Santa Sede.
L’intento del comunicato è quello di presentare la reale attività del dicastero che si occupa delle missioni, descrivendo i suoi scopi e il suo funzionamento, dopo settimane di articoli riguardanti l’inchiesta sulla «cricca» e il coinvolgimento del cardinale Crescenzio Sepe, indagato per corruzione.

Il Vaticano interviene per tutelare «la buona fama» di Propaganda Fide, organismo che «ha il compito di dirigere e coordinare in tutto il mondo l’opera dell’evangelizzazione e la cooperazione missionaria», guidando e sostenendo «le giovani Chiese, situate in territori di recente o scarsa evangelizzazione». «Al fine di assolvere al proprio compito - continua la nota - la Congregazione dirige e mantiene in Roma una vasta serie di strutture a servizio della formazione, tra cui spiccano la Pontificia Università Urbaniana (circa 1.400 alunni nel corrente anno accademico) e diversi Collegi, nei quali studiano attualmente circa 150 seminaristi, 360 sacerdoti, 150 tra religiose e laici inviati dai cinque continenti».
Un’opera che «richiede una quantità non indifferente di risorse finanziarie». Propaganda Fide inoltre «elargisce ogni anno alle Chiese dei territori ad essa soggetti (1.080 circoscrizioni) un sussidio finanziario ordinario» e «invia annualmente sussidi per la formazione del clero locale», grazie ai quali molti seminaristi possono studiare a Roma. Vengono poi distribuiti «una quantità di aiuti per progetti in favore della costruzione di nuove chiese, istituzioni pastorali, opere di alfabetizzazione, strutture ospedaliere e sanitarie, in particolare a favore dell’infanzia, nonché educative, spesso in regioni che sono tra le più povere della terra». Queste iniziative sono «promosse e coordinate dalle Pontificie Opere Missionarie», in seno allo stesso dicastero, che ha «costi di gestione di gran lunga inferiori a qualsiasi organizzazione internazionale impegnata nel campo della cooperazione».
Propaganda Fide «ricava le sue risorse principalmente dalla colletta della Giornata missionaria mondiale» e «dai redditi del proprio patrimonio finanziario e immobiliare». Patrimonio che «si è formato nel corso dei decenni grazie a numerose donazioni di benefattori di ogni ceto, che hanno inteso lasciare parte dei loro beni a servizio della causa dell’evangelizzazione».

L’amministrazione e la valorizzazione di questo patrimonio immobiliare, riconosce il comunicato vaticano, «è naturalmente un compito impegnativo e complesso, che si deve avvalere della consulenza di persone esperte sotto diversi profili professionali e che, come tutte le operazioni finanziarie, può essere esposto anche ad errori di valutazione e alle fluttuazioni del mercato internazionale». Una frase altamente significativa, con la quale di fatto la Santa Sede ammette la possibilità che vi siano state valutazioni errate: un possibile riferimento al costo del palazzetto acquistato a un prezzo molto basso dal ministro Pietro Lunardi in via dei Prefetti.

«A testimonianza dello sforzo per una corretta gestione amministrativa - si legge ancora nella nota - e della crescente generosità dei cattolici, tale patrimonio ha continuato a incrementarsi. Al tempo stesso, nel corso degli ultimi anni, si è progressivamente fatta strada la consapevolezza della necessità di migliorarne la redditività e, a tale fine, sono state istituite strutture e procedure tese a garantirne una gestione professionale e in linea con gli standard più avanzati». Dunque il Vaticano difende la decisione di «migliorarne la redditività» e dunque di adeguare i canoni al mercato. 

Fonte: Il Giornale

Anonymous

“Ho fatto tutto avendo i bilanci puntualmente approvati dalla Prefettura per gli Affari Economici e dalla Segreteria di Stato la quale, con una lettera inviatami a conclusione del mio mandato di prefetto, volle finanche esprimere apprezzamento e stima per la gestione amministrativa”. “Ho sempre agito secondo coscienza, avendo come unico obiettivo il bene della Chiesa”. “Vado avanti con serenità, accetto la croce. Perdono dal profondo del cuore quanti, dentro e fuori la Chiesa, hanno voluto colpirmi”.

Ecco, in queste dichiarazioni sta forse la chiave per capire il senso della bufera che si è abbattuta sul card. Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli e prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli (ex Propaganda Fide) dal 2001 al 2006, indagato per corruzione dalla Procura di Perugia nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti del G8 alla cosiddetta “cricca”. Le parole del cardinale sembrerebbero infatti contenere almeno due messaggi sottintesi: il primo, che il suo coinvolgimento nell’inchiesta è anche il risultato di lotte intestine e cambiamenti dei rapporti di forza all’interno della gerarchia (in questo senso, le sue parole sarebbero rivolte principalmente a chi ha preferito allontanarlo da Roma). Il secondo, che in ogni caso il cardinale non intende fare da capro espiatorio, ritenendo che la sua responsabilità dei suoi atti da prefetto di Propaganda Fide siano state condivise ai più alti livelli.

I fatti e i lingotti

Secondo l’accusa, Sepe avrebbe ceduto ad un prezzo stracciato una palazzina della Congregazione, sita a Roma, nella centralissima via dei Prefetti, all’allora ministro delle Infrastrutture Pietro Lunardi. 720 metri quadrati per poco più di 4 milioni euro (meno della metà del suo valore di mercato). In cambio, secondo l'accusa, Lunardi avrebbe dato contributi statali per 5 milioni di euro a Propaganda Fide per la ristrutturazione di un museo Vaticano mai completato.

C’è poi la questione di Guido Bertolaso: il capo della Protezione civile aveva chiesto ed ottenuto, nella primavera-estate del 2003, di soggiornare presso il collegio universitario di Propaganda Fide. Poi, l’incompatibilità con il regime di vita degli studenti dell'ateneo e gli orari imposti dalla sua attività istituzionale, lo avevano indotto a chiedere al cardinal Sepe di poter usufruire di un altro appartamento. Il cardinale avrebbe fatto da tramite tra Bertolaso e Francesco Silvano, economo di Comunione e Liberazione che gli ha messo a disposizione una casa a via Giulia. In questa casa Bertolaso dice di aver soggiornato fino alla fine del 2003, quando tornò a vivere nella sua abitazione. Ma ai magistrati ha anche rivelato di avere mantenuto la disponibilità dell'appartamento, senza comunque soggiornarvi, per un ulteriore anno, quando restituì le chiavi. E di non aver pagato l’affitto dei locali, ma sole le bollette delle utenze.

In queste ultime settimane è poi riemersa un’altra vecchia storia: quella dell’assunzione di due nipoti di Sepe nell'azienda Eco4, attiva nel settore dei rifiuti e gestita da imprenditori vicini al gruppo dei casalesi; il tramite sarebbe stato l'onorevole Nicola Cosentino, coordinatore regionale del Pdl. La circostanza, riferita da Michele Orsi, uno dei titolari della società, arrestato e poi assassinato dal gruppo di Giuseppe Setola il 1.mo giugno 2008, fu confermata di fronte alle telecamere di Annozero (5 giugno 2008) dal fratello di Michele, Sergio Orsi, che parlò della società gestita con il fratello e dei suoi rapporti con le istituzioni: “Le assunzioni ci venivano chieste da tutti i politici”, ammise. Per poi aggiungere: “Abbiamo assunto due nipoti del cardinale Sepe”.

Infine, Gianluigi Nuzzi, autore di Vaticano S.p.A., ha rivelato su Libero (22/6) che in una cassetta di sicurezza presso lo Ior sono custoditi “oltre 20 chilogrammi in lingotti d’oro riconducibile a uno dei più stretti collaboratori del cardinale Crescenzio Sepe”. I lingotti, “protetti da una banale carta da pacchi e riposti in una scatola di cartone”, costituirebbero “il primo collegamento tra l’istituto di credito e i presunti membri della ‘cricca’”.

 

La prudenza della Santa Sede

Ai messaggi lanciati tra le righe da Sepe ha fatto da contraltare la difesa, per ora piuttosto tiepida, del Vaticano nei confronti del cardinale. Il portavoce della Sala Stampa padre Federico Lombardi, dopo aver espresso “stima e solidarietà” al cardinale indagato, ha auspicato che la situazione venga chiarita “pienamente e rapidamente, così da eliminare ombre, sia sulla sua persona, sia su istituzioni ecclesiali”, assicurando la collaborazione del Vaticano e dello stesso Sepe con le autorità, nell’ambito (e qui tutto si fa più incerto) delle norme concordatarie. Poco, dieci righe in tutto, lo spazio dato dal bollettino della Radio Vaticana (21/6), in cui si dice che “il porporato ha replicato in modo puntale e dettagliato ai tre addebiti mossi contro di lui dalla Procura perugina, assicurando di 'avere sempre agito secondo coscienza' e di voler andare avanti con serenità e fiducia”. Ancora meno righe, sette, quelle dedicate dall’Osservatore Romano che, lo stesso giorno, sotto un titolo che più neutro non si può (“Il cardinale Crescenzio Sepe sull’inchiesta della procura di Perugia”), riassume l’autodifesa dell’arcivescovo di Napoli. Dalla Cei, nulla. Sepe, invece, in maniera assai più fragorosa, ha convocato una conferenza stampa in Curia e ha inviato una lettera ai napoletani che ha fatto pubblicare, oltre che sul sito internet dell’arcidiocesi, anche sulla sua pagina su Facebook, il social network di cui è membro dal 2008 (e da cui Sepe spera molto in termini di visibilità, anche se ad oggi non ha raggiunto quota 5mila “amici”, dopo aver inizialmente dichiarato alla stampa di avere oltre 200 richieste di nuove amicizie al giorno), con il titolo "Dico questo per amore della verità".

 

In “media” res

In "verità" Sepe in Vaticano i suoi potenti appoggi li ha perduti da tempo. Wojtyla innanzitutto, che per Sepe aveva una predilezione particolare. Su indicazione del futuro porporato Giovanni Paolo II, nel 1984 mise alla guida dell’Osservatore Romano Mario Agnes, conterraneo di Sepe e a lui legato da solida amicizia (per anni l'Osservatore Romano ha dedicato pagine e pagine ai viaggi, alle attività ed alle iniziative mediatiche di Sepe, corredate di foto e titoli trionfalistici). Da parte sua Sepe, che aveva accesso diretto agli appartamenti pontifici, ricambiava attraverso un’opera di certosina cura del rapporto tra il papa ed i media (dal 1987 era assessore della segreteria di Stato, cioè il numero tre della diplomazia vaticana), nonché l’organizzazione di tutti i grandi eventi che durante il pontificato wojtyliano videro il papa star incontrastata delle piazze, degli stadi, dei palazzi dello sport di tutto il mondo. “Non c’era ricorrenza papale che non venisse salutata da cantautori, rock band, soubrette”, ricorda Sandro Magister in un suo “ritratto” di Sepe pubblicato sull’Espresso (13 settembre 2002). Il rapporto con il papa era facilitato ed incoraggiato, oltre che dal solidissimo legame con il portavoce di Wojtyla, l’opusdeista Joaquín Navarro Valls, da un altro potente amico di Sepe, mons. Stanislaw Dziwisz, allora segretario personale di Giovanni Paolo II ed oggi arcivescovo di Cracovia. Non è un caso che nei giorni scorsi Dziwisz abbia difeso a spada tratta l'amico di un tempo ventilando un complotto contro di lui: "Evidentemente qualcuno vuole fare del male" al cardinale, ha detto.

 

Giubileo

Il Giubileo del 2000 segnò il grande salto di qualità per Sepe. Come Segretario Generale del Consiglio di Presidenza e del Comitato Centrale del Grande Giubileo gestì tutta la macchina organizzativa dell'evento. Ed una quantità notevole di fondi. Vaticani, Cei, diocesani e pubblici. Che in parte finanziarono le opere di un'altra delle conterranee di Sepe, la potentissima madre Tekla Famiglietti, superiora generale delle brigidine. Un gruppo – quello composto dalla “triade” madre Tekla-Agnes-Sepe – pronto a offrirsi reciproco aiuto e capace di un forte lavoro di lobbying presso papa Giovanni Paolo II ed il suo segretario, anche in virtù della capacità di Sepe e madre Tekla di portare al pontefice considerevoli offerte in denaro. Sepe è anche fra i cardinali più vicini alla Prelatura, tanto che le sue preghiere e meditazioni vengono regolarmente riportate nei siti ispirati all’opera di S. José Maria.

Nel segno del Giubileo e dell'Opus Dei, si svolse anche la carriera di Guido Bertolaso, nominato, all'inizio del 1998, vice commissario vicario per il Grande Giubileo dell'anno 2000: responsabile, cioè, di tutte le attività operative connesse all'organizzazione dei principali eventi Giubilari, compresa la Giornata Mondiale della Gioventù di Tor Vergata (ottenendo anche il privilegio di guidare l’elicottero che condusse Wojtyla a Tor Vergata per il memorabile giubileo dei giovani). Bertolaso, come ha rivelato una recente inchiesta della Voce delle Voci, vanta potenti legami con l'Opus Dei. La sorella, Marta Bertolaso, ricercatrice al Campus Biomedico di Roma (università-colosso dell’Opus in Italia) e presso la Fondazione Rui (collegio universitario costola dell’Opera) fin dal ‘99 è membro del Consiglio della delegazione italiana dell’Opus Dei. Il fratello Emanuele Bertolaso, dall’ottobre 2002 componente del Consiglio regionale per l’Austria dell’Opus Dei. Lo stesso Guido che, il 25 luglio del 2009, ha aperto ufficialmente i lavori della Summer School organizzata a L’Aquila dalla Fondazione Rui, cui hanno preso parte, fra gli altri, Claudio Sartea e Juan Andres Mercado della Pontificia Università della Santa Croce ed il banchiere opusedista Ettore Gotti Tedeschi (dal settembre 2009 presidente dello Ior, v. Adista n. 99/09). A novembre 2009 Bertolaso fu inoltre ospite della Fondazione Rui per spiegare agli allievi dell’esclusivo collegio “il segreto del suo impegno professionale in seno alla Protezione Civile”.

A chiamare Guido Bertolaso nell’entourage berlusconiano, dopo un tirocinio maturato presso il ministero degli Esteri di Emilio Colombo e Giulio Andreotti (di cui si considera amico) – fu il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta (che fa parte dell’advisory board del Campus Biomedico, insieme all’ex capo della Sala Stampa vaticana Navarro-Valls) e il banchiere Pellegrino Capaldo (vicino ad Andreotti, oltre che all'Opera di Escrivà de Balaguer). Letta è tra i “gentiluomini di sua santità” ("Dignitario Laico della Famiglia Pontificia", è la dizione ufficiale). Come Angelo Balducci, ex presidente del Consiglio dei Lavori Pubblici, arrestato a febbraio nell’ambito dell’inchiesta di Firenze sugli appalti per i grandi eventi, che, in base alle intercettazioni pubblicate dalla stampa, era anche “utilizzatore finale” dei giovani omosessuali, talvolta africani, reclutati in alcuni seminari della capitale. Personaggio chiave del Giubileo del 2000 e dei rapporti tra Comune di Roma e Santa Sede, dal 1990 Balducci, vicino ai Legionari di Cristo, era provveditore per le Opere pubbliche del Lazio, ed aveva ricevuto, nel 1995, con biglietto dell’allora segretario di Stato vaticano, il card. Angelo Sodano, la prestigiosa nomina pontificia. Un dignità che viene attribuita – recita l’Annuario Pontificio – “a persone che si distinguono per prestigio personale e che hanno acquisito particolari benemerenze verso la Santa Sede”. Ma che evidentemente è soprattutto funzionale a tessere importanti relazioni tra gli appartenenti a questo ristrettissimo club che costituisce una sorta di “famiglia del papa”. Un titolo che, prima della riforma voluta da Paolo VI, era destinato solo agli esponenti della nobiltà nera romana.

Nel 2001 i servizi resi da Sepe vennero ricompensati con la porpora cardinalizia e con l'ambito incarico di prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, un dicastero strategico poiché gode di ampia autonomia e poiché il ‘Papa rosso’ – così viene chiamato il prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli – controlla la nomina dei vescovi destinati in terra di missione (Africa, Asia e parte dell’America Latina, gli altri ricadono invece sotto la giurisdizione della Congregazione per i Vescovi). Insomma, circa un terzo delle 2.800 diocesi del mondo, il che significa anche la gestione di una notevole quantità di denaro, come i proventi della colletta che si fa ogni anno nelle chiese di tutto il mondo in occasione della Giornata Missionaria Mondiale. Per non parlare delle immense proprietà immobiliari di cui il dicastero è proprietario. Forse anche per questo Sepe nominò Balducci consultore della Congregazione, cioè uno degli esperti esterni a cui il Vaticano si poteva rivolge su singole questioni.

 

Giubilato

Giunto Ratzinger al soglio pontificio, l'astro di Sepe iniziò a tramontare. Nel 2006, ha recentemente raccontato Sepe, “il Santo Padre Benedetto XVI mi disse che da più parti si indicava il mio nome per Napoli e mi chiedeva che ne pensassi. Chiesi un po' di tempo per riflettere e diedi la mia risposta: Santità il mio cuore già batte per Napoli”. In realtà il cuore di Sepe batteva per la Segreteria di Stato, posto a cui ambiva da tempo. Sodano, che stava lasciando per raggiunti limiti di età, non vedeva di cattivo occhio la candidatura del cardinale campano. Anche per contrastare quella del salesiano Tarcisio Bertone. Sepe era sostenuto anche da alcuni cardinali di Curia vicini all’Opus Dei, come Julián Herranz, Eduardo Martínez Somalo, Darío Castrillón Hoyos, Javier Lozano Barragán. Ma alla fine a spuntarla fu il fedelissimo collaboratore di Ratzinger alla Congregazione per la Dottrina della Fede. E Sepe si "accontentò" di succedere al card. Michele Giordano. Da dove continuò a sostenere l'opera di Bertolaso. Incontrò infatti Berlusconi in occasione del primo consiglio dei ministri del governo appena insediato, il 21 maggio 2008, e diede al premier la propria benedizione al piano di emergenza contro i rifiuti. L’area più controversa tra quelle designate de imperio dal governo in Campania per la realizzazione di 10 nuove discariche di rifiuti, l’ex poligono di Chiaiano, fu espropriata poco dopo proprio con il consenso del cardinale, poiché di proprietà della Curia, attraverso l’Arciconfraternita dei Pellegrini. A Chiaiano la megadiscarica “a fossa” da 700mila tonnellate, si trova a solo qualche centinaio di metri da un insediamento urbano (Marano) ad altissima densità abitativa (la più alta d’Europa), vicinissima alla zona ospedaliera di Napoli (il maggior polo sanitario del Meridione) e praticamente all’interno della Selva di Chiaiano, l’unico polmone verde rimasto, una riserva ambientale a scala metropolitana, fra i territori più pregiati dell’intera provincia.

Figli e figliastri, verrebbe da pensare, visto che recentemente (v. Adista n. 52/10), Sepe, in un documento riservato, ha richiamato all’ordine religiosi e religiose che lavorano a Scampia, ridimensionando la loro autonomia e obbligandoli a rinunciare ai finanziamenti che gli consentono di portare avanti alcune attività sociali.

L’inchiesta su Sepe, assieme al caso Boffo (finalizzato a colpire il potere di Ruini in Cei, nei media ecclesiastici e alla Cattolica di Milano), al terremoto-pedofilia, ai frequenti riferimenti del papa al carrierismo ecclesiastico ed ai mali della Chiesa, alle accuse rivolte dal card. Cristoph Schönborn a Sodano, allo spoil system operato in questi anni da Ratzinger per sostituire nei posti chiave di Curia tutti i prelati dell’epoca wojtyliana, fino al tramonto dell’astro del card. Giovanni Battista Re (la cui sostituzione alla Congregazione per i Vescovi è imminente), sembrerebbero in ogni caso collocarsi all’interno di una stessa cornice: quella di un generale rinnovamento della dirigente vaticana. Dietro la quale, probabilmente, gli antichi assetti di potere economico-finanziari si stanno ricomponendo secondo nuove, e più funzionali, logiche.

 

Reato e peccato

Ai magistrati spetterà valutare se vi siano o no estremi di reato. Alla comunità ecclesiale spetta invece riflettere, e negli ultimi tempi lo sta facendo con sempre maggiore insistenza, sul perché i vertici della Chiesa si preoccupino tanto degli alloggi di potenti personaggi del mondo politico-imprenditoriale, cui gli immobili ecclesiastici vengono ceduti a prezzi irrisori o concessi in usufrutto gratuito, mentre da circa dieci anni una raffica di sfratti e di esosi adeguamenti dei canoni di affitto hanno “liberato” moltissime case di proprietà di enti, congregazioni, confraternite religiose, dai loro inquilini più poveri. Per renderle disponibili a nuove, e più lucrose, locazioni o vendite. (valerio gigante)

Fonte: http://www.adistaonline.it

alex

Citta' del Vaticano, 28 giu. (Adnkronos) - E' possibile che vi siano stati anche degli errori di gestione nel patrimonio di Propaganda fide, e tuttavia la Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli svolge un ruolo importante e vitale per l'attivita' della Santa Sede nel mondo. E' quanto si legge in una nota della Sala stampa in merito alla Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli.

alex

(ASCA) - Citta' del Vaticano, 21 giu - Un link all'archivio storico della Congregazione di Propaganda Fide campeggia da oggi in evidenza sulla homepage del Vaticano, al centro in questi giorni dell'inchiesta sui Grandi eventi. Sulla pagina, che dalla Congregazione vaticana assicurano non aver alcun legame con l'attualita', si possono trovare informazioni sulla storia e la struttura del dicastero.
Per accedere al materiale dell'archivio, uno dei piu' completi al mondo soprattutto per la storia civile di Africa e Asia, e' tuttavia necessario presentare una domanda di ammissione, specificando il tema e le ragioni per cui si desiderano fare ricerche in Archivio, ''corredata dalla commendatizia di un Istituto scientifico o di persona autorevole''.

asp/sam/lv

alex

ROMA - Di prima mattina, lunedì mattina, il ministro Bondi ha chiamato il direttore generale di Arcus e, preoccupato dalle notizie che stavano salendo di quota sui finanziamenti pubblici concessi dal dicastero dei Beni culturali ai siti del Vaticano, sulle inchieste della Corte dei Conti e della Procura di Perugia sul palazzo di Propaganda Fide in Piazza di Spagna, a Roma, ha chiesto un rapporto dettagliato sull'attività dell'azienda privata controllata dal ministero del Tesoro che in sei anni ha speso  -  investito, sostiene il suo direttore generale, Ettore Pietrabissa  -  mezzo miliardo di euro. Ecco, quattro finanziamenti di Arcus  -  voluti e sottoscritti nel tempo dai ministri Lunardi, Rutelli, Buttiglione e quindi dallo stesso Bondi  -  erano stati indirizzati su opere del Vaticano.

La Corte dei conti, contestando l'attività generale di Arcus, aveva segnalato diverse incongruità proprio sui finanziamenti per progetti religiosi. E i magistrati di Perugia avevano contestato la corruzione all'ex ministro delle Infrastrutture, Pietro Lunardi, e all'ex prefetto di Propaganda Fide, Crescenzio Sepe, mettendo a fuoco proprio il finanziamento da 5 milioni per il palazzo di Propaganda Fide: finanziamento di Stato alla Chiesa, apparentemente illegittimo, concesso secondo l'accusa in cambio di benefici personali a Lunardi, che a inizio Duemila aveva comprato un palazzetto di proprietà proprio di Propaganda Fide. Lunardi acquistò i tre piani (occupati da otto persone) in via dei Prefetti  -  dietro Montecitorio  -  per 4,16 milioni. Gli inquirenti ritengono che per quei 720 metri quadrati il valore di mercato, in realtà, fosse almeno il triplo.

Studiata la relazione degli uffici di Arcus, il ministro Bondi si è accorto che dei 5 milioni pubblici dati per la ristrutturazione del palazzo borrominiano di piazza di Spagna, 500 mila euro dovevano essere ancora erogati. E lunedì ha chiesto che l'ultima tranche del finanziamento fosse fermata, almeno fino a quando non sarà inaugurata la pinacoteca interna e garantita la sua apertura al pubblico (oggi è stata annunciata per il prossimo venti ottobre). Di più, gli stessi uffici tecnici hanno segnalato al ministro che il finanziamento per il cortile dell'Università Pontificia Gregoriana doveva essere completato: agli 800 milioni concessi nel 2009 doveva essere aggiunto un milione per la stagione in corso.
 
All'interno della struttura erano stati recuperati resti romani. Anche questo finanziamento è stato congelato. E poi il ministero dei Beni culturali è intenzionato a rivedere gli appalti sottoscritti con il Vaticano per ottenere condizioni migliori per lo Stato. Innanzitutto, i siti ristrutturati dovranno essere accessibili al pubblico (cosa, ad oggi, non prevista).

La Procura di Perugia, che in questi giorni ha sul tavolo il dossier sulla società privata controllata dal Tesoro, vuole capire alcune questioni controverse. Ed è probabile che nei prossimi giorni interrogherà i dirigenti di Arcus per chiedere, per esempio, perché nell'appalto tipo non era prevista una data di chiusura dei lavori, perché nel progetto iniziale di ristrutturazione del palazzo di Propaganda Fide non si fa cenno ad alcuna pinacoteca, perché nella prima fase dei lavori compare l'architetto Angelo Zampolini, il contabile delle tangenti dell'imprenditore Diego Anemone. E ancora, perché la direttrice dei lavori in piazza di Spagna, Francesca Nannelli, compagna del vice commissario dell'Aquila Luciano Marchetti, distaccata dai Beni culturali di Firenze ad Arcus, è affittuaria di un appartamento di Propaganda Fide nel centro di Roma (in via del Governo Vecchio).
(23 giugno 2010)
 

alex

Ha 48 denominazioni sociali diverse, sia pure sempre con lo stesso codice fiscale. Messe insieme consentono però alla Sacra congregazione di Propaganda Fide che un tempo fu guidata dal cardinale Crescenzio Sepe di essere senza smentita uno dei principali azionisti del catasto italiano. La sua vocazione è naturalmente romana, e nella capitale (e dintorni) ha ben 725 dei 761 fabbricati che risultano di sua proprietà in tutta Italia. Nel numero sono compresi i box auto, ma anche collegi e conventi da decine di migliaia di metri quadrati. Fra immobili e terreni- spesso lasciati in eredità da fedeli più o meno facoltosi- Propaganda Fide, la congregazione che dà a chi la guida (oggi il cardinale Ivan Dias) il titolo di “Papa rosso”, è diventata ormai una delle principali immobiliari italiane. Senza contare i possedimenti all’interno della Città del Vaticano in tutta Italia è proprietaria di 147 mila metri quadrati di alloggi, più appartamenti da 2.325 vani, e ancora 445 terreni che coprono una superficie superiore ai 955 ettari. Il valore catastale dei possedimenti ammonta a 575 milioni di euro. La stima che grazie al servizio Sevia della Cerved Libero ha potuto fare sul valore di mercato posseduto dalla maggiore parte di fabbricati e terreni supera invece il miliardo e 287 milioni di euro. Oltre il 90 per cento dei possedimenti sono nella provincia di Roma, e i pezzi pregiati nel cuore della città. Sono quelli che fanno gola ai vip che da anni bussano alla porta per avere affitti di favore o comunque appartamenti e uffici prestigiosi.


Regina della Capitale

Propaganda Fide è la regina di piazza di Spagna e dintorni: ha possedimenti lì, in piazza Mignanelli, nelle contigue via della Vite, via Sistina, via Gregoriana e via Margutta per citare solo i nomi più famosi. E in zona alta è la qualità degli inquilini. Abita in una casa della congregazione Bruno Vespa, vi affittava a pochi metri di distanza gli uffici un tempo il giornale di Antonio Di Pietro (e la tesoriera del partito, Silvana Mura, è inquilina non troppo distante in via delle Quattro fontane, nell’alloggio dove visse e morì nel 1847 il pittore Pietro Reinhart).
È inquilino lo stilista Valentino, che in immobili di Propaganda Fide ha la storica sede romana del suo gruppo (piazza Mignanelli) e anche gli uffici di via Gregoriana. Pagano pigione altre grandi firme della moda, ed è inquilina anche la catena di negozi Baloon, di Rosy Greco, ex moglie di Alain Elkan. Di fianco a Valentino è ospitata in una delle case del Papa rosso una delle palestre più esclusive di Roma, e anche lo show room di L’Oreal. Sono comunque i commercianti quelli a rendere possibile la valorizzazione del patrimonio di Propaganda Fide: decine gli inquilini al piano terra nei palazzi di prestigio di via del Corso e intorno alle vie della moda romana, quella dei Condotti e via Frattina. Fitta la presenza anche nei dintorni di piazza Navona e del Pantheon e da quelle parti fra gli inquilini di peso c’è anche un’associazione nel cui board siedono sia Irene Pivetti che Santo Versace. È di Propaganda Fide anche gran parte della zona limitrofa al Quirinale. E in via Venti Settembre fra gli inquilini di prestigio c’è perfino un ministero, quello delle Risorse agricole che ha gli uffici occupati dai collaboratori più stretti del ministro in carica.

Via della Conciliazione
Numerosi gli immobili in via della Conciliazione (in genere uffici di studi legali, fra cui anche quello del marito di Giovanna Ralli) e in altre zone ad alta densità religiosa, come quella contigua alla basilica di Santa Maria Maggiore (via Liberiana, via dell’Olmata, via di Santa Prassede). Qui sono in affitto associazioni di volontari, studi legali e tributari, e naturalmente altri ordini religiosi, che insieme alle ambasciate presso la Santa Sede sono i principali inquilini anche degli immobili posseduti da Propaganda dietro le mura Vaticane. Numerosi i possedimenti anche lungo le grandi vie di scorrimento della capitale, dalla Nomentana alla Pontina. Fra i possedimenti anche terreno e immobili dati in concessione alla Kuwait petroleum (che poi ha subconcesso a un benzinaio) e all’Eni per alcuni uffici fuori città.
 
Di Franco Bechis
Fonte: Libero.it

alex

Citta' del Vaticano, 24 giu. (Adnkronos) - ''Dico subito che coloro che hanno conosciuto e conoscono il cardinal Sepe - e sono tanti - non riescono neanche a concepire lo sconvolgente capo di accusa (corruzione) ipotizzato nei suoi confronti tanto appare irrealistico''. E' quanto scrive oggi il direttore del quotidiano dei vescovi, Marco Tarquinio, rispondendo ad alcune lettere di lettori preoccupati per il coinvolgimenti di religiosi e di alti esponenti della gerarchia ecclesiastica, nelle indagine sugli scandali immobiliari e finanziari.

alex

Nuova rogatoria dei pm: vogliamo vedere conti e contratti

Conti correnti, appalti, mutui, movimenti bancari. Se avessero potuto, li avrebbero già passati al setaccio, gli 007 della Procura di Perugia. Sono i «segreti» di «Propaganda Fide» che vorrebbero che affiorassero, per trovare conferme ai loro sospetti.

L’ipotesi da verificare è la seguente: milioni di euro dello Stato italiano finiti nelle casse gestite dal prefetto della Congregazione, il cardinale Crescenzio Sepe, in cambio di un affare davvero miracoloso: l’acquisto di una palazzina di tre appartamenti alle spalle di Montecitorio, in via dei Prefetti, a un prezzo stracciato. Pietro Lunardi, il ministro che autorizzò quei finanziamenti milionari, ha comprato quei tre appartamenti a tre milioni di euro - così è scritto nell’atto di compravendita, anche se poi l’ex ministro dice che li pagò quattro milioni di euro - mentre il suo valore di mercato oscilla tra i nove e gli undici milioni di euro.

E, dunque, nei fatti Lunardi avrebbe ottenuto una «stecca» di almeno cinque milioni di euro.
Torniamo alla rogatoria. I pm perugini Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi vogliono andare a colpo sicuro, sapendo cioè che cosa cercare. Nessun intento persecutorio contro il Vaticano. La rogatoria che partirà oggi per la Santa Sede, e che riguarda la Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, è circoscritta, si riferisce al periodo in cui era prefetto della Congregazione il cardinale Crescenzio Sepe, indagato per corruzione aggravata dai magistrati perugini.

E riguarda in particolare i finanziamenti autorizzati dall’allora ministro per le Infrastrutture Pietro Lunardi. Stiamo parlando per esempio del decreto del 2005, quello che stanzia due milioni e mezzo di euro per i lavori di restauro e la creazione di una pinacoteca nel palazzo di «Propaganda Fide» di piazza di Spagna. Un finanziamento criticato dalla Corte dei conti. Sembra che le uniche spese effettuate per quei lavori ammontino a 180.000 euro, il costo dell’affitto dei ponteggi montati all’esterno per due mesi.

In quel decreto del 2005, che finanziava i progetti Arcus - la Spa dei ministeri delle Infrastrutture e dei Beni culturali - un altro milione di euro fu destinato ai lavori di restauro dei palazzi Lucchesi e Frascara della Pontificia università Gregoriana.

Ecco, la Procura di Perugia vuole analizzare i finanziamenti, gli appalti, i mutui, i conti correnti di Propaganda Fide. Per verificare l’ipotesi dell’esistenza della «stecca», del passaggio di «utilità», in questo caso capitali in cambio di discutibili operazioni immobiliari.

La rogatoria perugina parte il giorno in cui dal Vaticano filtra la notizia che la Segreteria di Stato ha avviato una indagine interna sui conti dello Ior. Il segretario di Stato, Tarcisio Bertone (che è anche presidente della commissione di viglilanza sulla banca vaticana), ha promosso un’ispezione interna allo Ior, per verificare la titolarità dei conti, con particolare attenzione a quelli riconducibili al Gentiluomo di Sua Santità, Angelo Balducci, l’ex Presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici in carcere dal 10 febbraio scorso, e al resto della «cricca». Insomma, anche il Vaticano avverte il bisogno di controllare la presenza di movimentazione di capitali «anomali» nella sua banca.

E se la Procura ha già depositato al Tribunale dei ministri (di Perugia) la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti dell’ex ministro per le Infrastrutture, Pietro Lunardi, indagato per corruzione - mentre si annunciano novità nei prossimi giorni, per la posizione dell’ex ministro Claudio Scajola - , né da Lunardi né dallo stesso cardinale Sepe, al di là delle dichiarazioni di intenti, sono arrivati segnali concreti di disponibilità a essere sentiti. Nel giorno della conferenza stampa del cardinale Sepe, il suo legale si è limitato a sottolineare che i fatti contestati al cardinale «non hanno nessun rilievo penale». Lasciando assolutamente nel vago la disponibilità di andare dai pm perugini a difendersi dalle accuse.

In questa fase, la Procura non sembra interessata a convocare i due inquisiti eccellenti - l’ex prefetto della Congregazione e l’ex ministro delle Infrastrutture - impegnata invece a raccogliere altri elementi d’accusa, a verificare le ipotesi investigative.

La squadra di cinque ispettori della Banca d’Italia, intanto, sta controllando i conti correnti di tutti i protagonisti della inchiesta perugina. E’ la «cricca» sotto la lente degli 007, mentre si aspettano i risultati delle rogatorie con San Marino e il Lussemburgo (ambedue i Paesi stanno collaborando alle indagini). E gli esperti di Bankitalia stanno analizzando anche i conti di Guido Bertolaso, il capo del Dipartimento della Protezione civile indagato per concorso in corruzione, alla ricerca di movimentazioni «anomale».
 
Fonte: La Stampa 22.06.2010

alex

Dopo le rivelazioni sulla casa gratis a Bertolaso indagine interna di Propaganda Fide. Il cardinale: "Sono tranquillo non ho niente da nascondere"

ROMA - "Sentiremo anche il cardinale Crescenzio Sepe". È quanto si è appreso ieri tra i magistrati di Perugia che stanno indagando sugli appalti dei Grandi Eventi. Nel suo genere, una notizia shock appena 24 ore dopo il coinvolgimento del porporato nelle stesse indagini in seguito alle dichiarazioni del sottosegretario Guido Bertolaso, il quale ha assicurato che sarebbe stato "aiutato" da Sepe per avere in affitto gratis una casa in via Giulia. Una dichiarazione, quella del responsabile della Protezione Civile, che non sembra abbia convinto i giudici di Perugia, i quali però a questo punto per tentare di fare completamente luce su tutta la vicenda sembrano seriamente intenzionati a "sentire" il cardinale ed il suo collaboratore Francesco Silvano, l'economo della diocesi napoletana, che - stando a quanto dichiarato da Bertolaso - sarebbe stato l'uomo che gli avrebbe trovato l'alloggio in via Giulia su indicazione di Sepe. "Io sono completamente tranquillo, non ho nulla da nascondere e tantomeno da replicare per un caso infondato", si è limitato a far sapere il cardinale ieri in risposta alle affermazioni del sottosegretario.

In Vaticano, però, l'inchiesta dei giudici di Perugia da un po' di tempo incomincia a preoccupare non pochi alti prelati. Specialmente da quando nelle indagini - oltre alle vicende legate agli affitti e alle compravendite degli immobili di Propaganda Fide - sono incappati personaggi come Angelo Balducci, gentiluomo di Sua Santità, o monsignor Francesco Camaldo, cerimoniere della basilica vaticana. E forse proprio per questo, ieri autorevoli fonti pontificie citate dalle agenzie di stampa e non smentite dalle autorità vaticane, a proposito del coinvolgimento di Propaganda Fine nella indagini hanno invitato alla "prudenza" e ad avere "fiducia nella giustizia". Precisando, però, che "se ci sono state responsabilità vanno attribuite alla precedente gestione della congregazione che va dal 2001 al 2006, non a quella attuale".

Detto in parole povere, senza proclami ufficiali, dal Vaticano si fa filtrare riservatamente che nei piani alti della Curia c'è qualcuno che ha tanta voglia di "scaricare" non l'attuale prefetto di Propaganda Fine, il cardinale Ivan Dias, ma il suo predecessore, vale a dire il cardinale Sepe. Se non è una "guerra" annunciata, tutta all'interno delle gerarchie ecclesiali, poco ci manca. Una sfida senza esclusioni di colpi in un momento in cui i vertici pontifici, papa Ratzinger in testa, sono fortemente impegnati a raddrizzare la rotta della Chiesa cattolica incagliata nelle bufere dello scandalo della pedofilia ed ora anche nelle inchieste giudiziarie sugli appalti del G8. "Finora a Propaganda Fide tutto è risultato in ordine, non ci sono problemi di gestione", assicura l'arcivescovo Velasio De Paolis, presidente della Prefettura degli affari economici della Santa Sede, facendo però capire che sulla Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli, pur essendo un dicastero dotato di totale autonomia gestionale tanto che il suo prefetto viene tradizionalmente chiamato con l'appellativo di "Papa rosso", Ratzinger intende "vederci chiaro". Inutile, però, chiedere a monsignor De Paolis se Benedetto XVI o il suo cardinal segretario di Stato Tarcisio Bertone hanno scritto o ordinato una inchiesta interna. "Sono cose riservate su cui non si può rispondere", taglia corto De Paolis, precisando però che "finora non è emerso niente". (18 giugno 2010) 

Fonte: Repubblica.it

Inviato da alex il

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