Lassù nel cielo, a diecimila metri d'altitudine, l'aereo, per quanto grande sia, è pressoché invisibile. Invece, quello che tutti vedono, è la lunga scia bianca che l'aereo lascia nel cielo, a volte visibile per molto tempo dopo il suo passaggio.
Che traccia abbiamo lasciato noi nel ricordo di quelli che abbiamo incontrato?
Che impronta lasciamo nel cuore di coloro che frequentiamo, marito, moglie, figli, parenti, amici?
Desidereremmo tanto aver lasciato una scia di purezza, di amore, d'incoraggiamento, di pace!
Ma forse questo non è avvenuto, e abbiamo sulla coscienza il peso e la sofferenza di aver dato più volte un cattivo esempio.
Coraggio! Non è mai troppo tardi per riconoscere i propri torti e cambiare vita.
Incominciamo con l'andare a Gesù.
 
Lui solo può prendere le nostre vite così come sono, rovinate dal peccato, e purificarle e trasformarle. Se lo facciamo, l'amarezza può cedere il posto alla dolcezza, il rancore al perdono, l'egoismo alla compassione, l'orgoglio all'umiltà.
 
Vi sono persone che si ricordano di una buona parola che ha impedito loro di inoltrarsi in un vicolo cieco, o di una lettera, una visita, un esempio di umiltà e di altruismo che hanno lasciato in loro un ricordo luminoso.
 
Tuttavia, il primo desiderio del credente non dev'essere quello di lasciare un buon ricordo di se bensì di fare in modo che Cristo sia visto in lui, nel suo comportamento e nelle sue parole.
Pensiamo all'umiltà di Giovanni Battista che diceva, parlando di Gesù: "Bisogna che Egli cresca e che io diminuisca" (Giovanni 3 30)

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