Ho detto di collaborare con Dio, di seguirlo. È meraviglioso. Esaltante. La vostra vita sfocia nel cielo. Ma attenzione! Vi prometto molte sofferenze.
Non dovete credere che, dal momento in cui vi siete dati a Dio, tutto si appianerà dinanzi a voi. Tutt'altro.

Fintanto che andavate nel senso della corrente umana, sulla strada larga, tutto andava bene. Eravate inutili, malvagi, perduti, ma la vita era facile; avevate dalla vostra parte il diavolo e il mondo. Ora che cercate di risalire la china del sentiero stretto, i vostri piedi e le vostre mani si scorticheranno sulle pietre taglienti. E più salirete, più le pietruzze diventeranno pericolose e più rischierete a ogni istante di precipitare.
 
Ostacoli, opposizioni, resistenza della materia inerte, indifferenza comune, passione dei pregiudizi, anche nella coscienza stessa delle migliori anime, sopraggiungeranno.
 
Se diventate cristiani, la terra e l'inferno, e stavo per dire il cielo, si alleeranno contro di voi. La Scrittura stessa l'ha detto: «Coloro che vogliono vivere pienamente in Cristo saranno perseguitati» (2 Timoteo 3:12)

Ma Dio desidera delle anime temprate, agguerrite e tenaci. Una volta arruolati nell'esercito del gran Capitano, dite addio alle languidezze morbide, agli ozi eleganti, alla spensieratezza della buona società, all'egoismo svogliato di una vita senza fatica e senza scopo. Per la guerra santa ci vogliono degli uomini valorosi, che partono da vincitori per vincere...

Costoro si forgiano meglio a colpi di traversie.
Allorché rileggo le Scritture (sono tanto contento di rileggerle), mi accorgo ch'esse mi dicono di non inquietarmi affatto delle prove, perché neppure una di esse mi sopraffarà. Esse mi dicono di più nel loro linguaggio, che predilige tanto il paradosso. Mi dicono di rallegrarmene, perché rappresentano le benedizioni che Dio manda ai suoi figliuoli per riavvicinarli a lui: «Beati quelli che fanno cordoglio perché saranno consolati» (Matteo 5:4).
Ascoltate ancora:

«Fratelli miei, quando dovete sopportare prove di ogni genere, rallegratevi. Sapete infatti che se la vostra fede supera queste prove, voi diventerete forti. Anzi, tendete a una fermezza sempre maggiore, così che voi siate perfetti e completi, sotto ogni aspetto» (Giacomo 1:2).

Questa è la pazienza. Di tutte le virtù cristiane la pazienza è quella che mi manca di più. Voglio la vera felicità, la perfezione cristiana, la vittoria finale subito, senza prendere il tempo necessario a conquistarle. Vorrei tutto ciò senza pagarne il prezzo.
Provo allora a raggiungere lo scopo per un'altra strada diversa da quella indicata. La Scrittura mi riprende e mi dice che sono provato «perché così bisogna» (1 Pietro 1:6), e che così è per tutti i miei fratelli nel mondo: la vera comunione dei santi. Allora, accetto la prova.
Sento già adesso che quando ne gusterò il frutto lassù, nella vita eterna, il prezzo richiesto mi sembrerà irrisorio.

E poi, è anche vero che la mia gioia diventa perfetta. Poiché è in questa maniera che Dio prepara i suoi figli a entrare nel suo regno. E poiché anche io sono provato, dunque Egli mi riconosce come suo.
 
Ora ho capito perché gli apostoli quando erano stati messi in prigione, mani e piedi incatenati nella cupa oscurità del carcere, riuscivano a cantare degli inni (leggere Atti 16:25).
Essi erano in cammino verso il cielo.

N. Hugedé, "Cristo questo sconosciuto" - Edizioni AdV
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Inviato da alex il

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