Il N.T. usa il termine « agios », che pure significa talvolta separate, consacrato, appartato (Luca 2:23), ma più sovente « puro ». Esser santi è essere « senza macchia, senza ruga o cosa alcuna simile (Ef. 5:26,27), ed in 2 Cor. 7:1 leggiamo: Purifichiamoci d'ogni contaminazione di carne e di spirito, compiendo la nostra santificazione nel timor di Dio ». Se a volte nell'A.T. si tratta di santità essenzialmente rituale, la nozione diventa, con il progredire della rivelazione, sempre più spirituale e morale. Tuttavia vi sono anche oggetti santi: luoghi, dimore, città, abiti, ma soprattutto il Tabernacolo ed il Tempio, con tutto ciò che serve al culto. Vi sono sante convocazioni, una nazione ed un popolo santo, ecc. (Es. 20:8; 30:31; 31:10; Lev. 21:7; 23:4; Num. 5:17).
La nostra santità è strettamente legata a quella di Dio. « E mi sarete santi, poichè, io, l'Eterno, son santo, e v'ho separati dagli altri popoli perchè foste miei» (Lev. 20:26). Se questo passo menziona la separazione, tutto il capitolo parla anche della purezza della condotta. Studiamo accuratamente ciò che la Bibbia ci dice della santità di Dio:
La santità di Dio è la sua qualità essenziale, fondamentale. La sua purezza assoluta, immacolata, manifesta la sua gloria risplendente, eterna.
« Santo, santo, santo è l'Eterno ... tutta la terra è piena della sua gloria » (Is. 6:3; 57:15). Questa santità ci spinge all'adorazione: « Prostratevi dinanzi allo sgabello de' suoi piedi. Egli è santo » (Sal. 99:5; 103:1).
La santità di Dio si manifesta sia nella sua giustizia che nel suo amore. La sua giustizia l'ob-bliga a punire il peccatore; ma essa è inseparabile dal suo amore, che cerca di salvarlo: « Sono il Santo ... e non verrò nel mio furore » (Os. 11:9). Una giustizia senza amore non è santa; esempio: la giustizia implacabile d'un tribunale. Ma un amore senza giustizia neppure è santo; esempio: l'amore senza severità d'una madre troppo debole. L'arca del patto illustra molto bene ciò: il propiziatorio, il coperchio d'oro sul quale si spargeva il sangue dell'espiazione, simboleggia la grazia, l'amore di Dio; ma sotto di esso si conservava il rotolo della Legge, rappresentante la giustizia del Dio che perdona. Giacchè lo scopo del perdono, è quello di ristabilire l'ordine morale. Ecco l'essenza della santità, sulla quale vegliavano simbolicamente i due cherubini d'oro. Numerosi passi biblici associano strettamente la giustizia e l'amore di Dio, mentre è sempre sottintesa la nozione di santità, almeno nel contesto. I termini usati sono a volte « fedeltà e bontà », « ira e misericordia », « castigo e grazia ». II decalogo dice che Iddio punisce l'iniquitä, ma che fa anche misericordia (Es. 20:5,6). Citiamo soltanto ancora Sal. 78:38; Is. 54:5-8; 57:15-18; 60:9,10; Sal. 98:1-3). II Signore rimprovera ai Farisei di trascurare « la giustizia e l'amor di Dio » (Luca 11:42). Paolo dice che la grazia regna attraverso la giustizia e che « l'amore è l'adempimento della legge» (Rom. 5:21; 11:22; 13:10).
La santità di Dio, da cui dipende la nostra, è dunque effettivamente la combinazione d'una giustizia o purezza assoluta e d'un amore infinito. Ciò ci porta a costatare che la manifestazione suprema della santità di Dio e la morte espiatrice del suo Figlio. La croce del Calvario è l'espressione sublime dell'unità realizzata fra la sua giustizia severa ed il suo amore redentore. Quanto all'importanza della nostra santità, ricordiamo che il Cristo ritornerà « per esser... glorificato nei suoi santi » (2 Tess. 1:10).
Tratto dal: Nuovo dizionario Biblico di Renè Pache
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