Il termine pasqua, è una traslitterazione dell'antica parola ebraica "pèsach", che significa "passare oltre, passaggio" (Esodo 12:13,23). La Pasqua veniva chiamata dagli ebrei anche "festa degli azzimi" (Esodo 23:15). La Pasqua ebraica fu istituita in Egitto per commemorare l'avvenimento fondamentale della liberazione degli israeliti (Esodo 12:1,14,42; 23:14-17). Per Israele fu "Un nuovo inizio" (Esodo 12:2), l'inizio della sua nascita, allorché come nazione, dopo 430 anni, fu spinto fuori dal grembo egiziano di schiavitù, per seguire il sentiero che Dio aveva loro assegnato.

La festa cominciava il 14 del mese Nisan (Marzo-Aprile) e si prolungava per sette giorni (Esodo 12:14-20). Già il decimo giorno di quel mese, però, essi dovevano scegliere un agnello dal gregge, senza macchia, e dovevano tenerlo fino alla sera del quattordicesimo giorno. Quindi, dovevano mangiarlo, e il suo sangue doveva essere sparso sopra l'architrave e sopra i due stipiti di ogni porta di tutte le loro case. Questo doveva essere il segno della loro salvezza in vista del giudizio di Dio che in quella notte sarebbe passato per l'Egitto. La promessa che Dio fece loro fu: "Quando vedrò il sangue passerò oltre" (Esodo 12:13).

In seguito gli israeliti aggiunsero a questa festa diverse tradizioni.


Il significato della Pasqua

Anche Gesù Cristo sottostava alle ricorrenze ebraiche, ma con la Sua opera di salvezza (morte e risurrezione), Lui ne adempie pienamente i significati profetici (Mat. 5:17,18; Gal. 4:1-11; Col. 1:16,17). Ecco perché l'apostolo Paolo dice espressamente che il Signore Gesù Cristo è la nostra pasqua immolata per noi (1 Cor. 5:7,8). Gesù Cristo è l'Agnello senza difetto (Giov. 1:29; 1 Piet. 1:17-21; Apo. 5:6,12) che bisogna "mangiare" per la nostra salvezza (Gio 6:51-63), e in cui bisogna "dimorare" (Giov. 15:4; 1 Giov. 2:27-28).

Tutto ciò i primi cristiani lo esprimevano visibilmente nella Cena del Signore che commemora, annuncia, e anticipa il sacrificio di Gesù (1 Cor. 11:23-26).


Gli usi della Pasqua

Quindi, la festività di Pasqua, come essa è intesa oggi, è assolutamente estranea al Nuovo Testamento. Un'autorevole enciclopedia afferma che: "Non c'è nessuna indicazione nel Nuovo Testamento o negli scritti dei Padri apostolici che fosse osservata la festa di Pasqua. La santità di tempi speciali fu un'idea assente nella mente dei primi cristiani" (1).

Di conseguenza molti riti pasquali sono estranei al ricordo della vera Pasqua, come ad esempio il famoso uovo di cioccolata. Ora, le uova erano considerate simbolo di fertilità e di vita. I persiani le regalavano nell'equinozio di primavera. Anche gli egiziani, i greci e i romani le coloravano e ne mangiavano nelle festività del periodo primaverile. Persino studiosi cattolici lo confermano: "Un gran numero di usanze pagane per celebrare il ritorno della primavera gravitarono sulla Pasqua. L'uovo è il simbolo della vita che germina all'inizio della primavera... Il coniglio è un simbolo pagano ed è sempre stato simbolo di fertilità" (2). Ecco che l'idea delle uova pasquali portate dal coniglio (simbolo scelto nel Nord America) si dimostra essere completamente pagana.


Conclusione

Da questi accenni si deduce che spesso la celebrazione della Pasqua ha poco a che fare con il ricordo della morte e risurrezione di cui si è detto. Spesso la cristianità professante, quella che ha solo il nome ma non la sostanza del cristianesimo, mischia usi pagani ad insegnamenti cristiani. Per cui alla domanda posta, rispondiamo che oggi la Pasqua non è una festività cristiana, nè una ricorrenza o una liturgia, anzi, piuttosto, alla luce del Nuovo Testamento la Pasqua è la Persona stessa di Cristo Gesù (1 Cor.5:7-8).

Ogni giorno avendo Lui e seguendo Lui è continuamente Pasqua. Egli è l'Agnello di Dio, immolato una volta, ma ora vivente e vittorioso per sempre, per cui, per mezzo dello Spirito Santo, possiamo dire con gran voce: "A Colui che siede sul trono e all'Agnello siano la benedizione e l'onore e la gloria e l'imperio, nei secoli dei secoli" (Apo.5:13).

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E` interessante notare che chiunque celebra la pasqua, non celebra assolutamente nulla di Scritturale.  Nelle Sacre Scritture la festivita` della pasqua e` relativa all`uscita degli ebrei dall`Egitto .  Se poi vogliamo celebrare la pasqua con altre motivazioni, allora non siamo in coerenza con la Bibbia. Come dice il pastore Chinnici " Ogni giorno avendo Lui,e seguendo Lui,e` continuamente Pasqua."

A cura del pastore: Filippo CHINNICI

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alex

Si apre la settimana di festeggiamenti di Pesach, la Pasqua ebraica, che quest'anno (2017) si apre la sera del 10 aprile (14 del mese di nisan); ancora oggi la festa, fin dalla vigilia, ricalca le indicazioni bibliche presenti nel Pentateuco, con gli adattamenti resi necessari in seguito alla diaspora.

L'ORIGINE - La Pasqua è una delle tre feste bibliche di pellegrinaggio (Esodo 23:14-17), celebrata in ricordo della liberazione del popolo israeliano dalla schiavitù d'Egitto. Il primo giorno di Pesach prevedeva una santa convocazione durante la quale veniva offerto a Dio, oltre all'olocausto del mattino, un olocausto di due torelli, un montone e sette agnelli di un anno, i quali dovevano essere senza difetto, insieme a un'oblazione di cibo di fior di farina mescolata con olio (Numeri 28:19-20). Inoltre veniva offerto anche un capro come sacrificio espiatorio per il peccato. Tutti questi olocausti dovevano essere offerti anche per i sette giorni successivi. Il primo e il settimo giorno di Pesach si celebrava una santa convocazione e non doveva essere svolto alcun lavoro (Numeri 28:16-25).

DOPO LA DIASPORA - Il cerimoniale pasquale, dopo la distruzione del Tempio nel 70 dopo Cristo, è stato adattato per venire incontro alla nuova realtà; dall'epoca della diaspora si celebra il seder di Pesach (letteralmente "il servizio della Pasqua"), un pasto commemorativo con diversi elementi simbolici durante il quale vengono lette e seguite scrupolosamente le indicazioni dell'Hagaddah di Pesach, raccolta di testi rabbinici che illustra dettagliatamente la liturgia da seguire. Il seder ricorda la liberazione operata da Dio durante il periodo della schiavitù d'Egitto, ponendo anche aspettativa per la liberazione a opera del Messia ed evidenziando così la redenzione passata e quella futura del popolo ebraico.

LA VIGILIA - Il 14 di nisan (quest'anno lunedì 10 aprile) è la vigilia di Pesach, detta ta'anìt bekhoròt. In passato, quando esisteva ancora il Tempio di Gerusalemme, ogni famiglia ebrea "sacrificava la Pasqua" per mezzo di un agnello di un anno, senza difetto, ricordando la salvezza degli israeliti dalla piaga dello sterminio dei primogeniti, che invece colpì gli egiziani (episodio ricordato in Esodo 11:1-7); durante la vigilia i primogeniti ebrei digiunano.

Il termine Pesach viene dal verbo pasach, col significato di "passare oltre", in ricordo dell'azione dell'angelo della morte che "passò oltre" i primogeniti israeliti, risparmiando le case i cui stipiti erano segnati con il sangue d'agnello.

Dopo il tramonto del 14, quindi all'inizio del 15 di Nisan, (quest'anno martedì 11 aprile) parte la festa effettiva, che dà il via a sette giorni durante i quali ebrei e non ebrei (questi ultimi in territorio d'Israele) mangiano, come in passato, pani azzimi o matzot (la festa degli Azzimi citata in Esodo 23:14) e organizzano cene di commemorazione con un preciso rituale.

Prima della festa, la sera precedente alla vigilia di Pesach, le case delle famiglie ebree vengono ripulite da ogni traccia di lievito e alimenti lievitati (hamez).
Il lievito rappresenta il peccato e la malvagità. Quindi, il gesto di eliminare ogni traccia di hamez rappresenta il fare pulizia nella propria vita e nella propria famiglia da ogni peccato e malvagità.

LA CENA DI PESACH - La cerimonia più importante si tiene la prima sera con la cena - il primo séder di Pesach - il cui rituale, come detto, è descritto minuziosamente nell'Haggadah. Vengono utilizzate quattro coppe di vino più una coppa detta "la coppa di Elia"; tra gli alimenti si contano vino rosso, pane azzimo, uno stinco d'agnello, che rappresenta l'agnello portato al Tempio per essere sacrificato. Tra gli altri elementi simbolici ci sono le verdure o erbe amare come il rafano o la lattuga romana in rappresentanza dell'amarezza della vita (chazeret e maròr) e una ciotola con acqua salata (che rappresenta le lacrime versate dagli ebrei in Egitto).

In tavola, durante il seder, viene sempre lasciato un posto vuoto con la Coppa di Elia posta davanti, dalla quale nessuno deve bere perché è riservata all'Elia delle profezie. Elia, secondo l'ebraismo, verrà e porterà con sé il Messia.

Le pietanze si alternano a meditazioni talmudiche, canti e letture bibliche correlate, introdotte dalla domanda rituale sul senso della celebrazione (anche questa riportata nella Bibbia), posta dai bambini agli adulti, e alla relativa risposta; dopo che gli adulti hanno bevuto la quarta coppa di vino, l'ultima prevista dal rituale, i bambini corrono ad aprire la porta di casa e tutti i commensali, in piedi, esclamano: Baruch haba b'shem Adonai! ("Benedetto colui che viene nel nome del Signore!"). La celebrazione si conclude con canti tradizionali che ricordano la potenza di Dio e la comune fede.

(a cura di Ambra Marchese) -

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alex

Concordo pienamente.
Questo è il post che scrissi lo scorso anno sulla questione: La pasqua
Segnalo anche questo opuscolo Risorto dai morti (la storia di Pasqua).

Ritengo sia giusto aver ben chiaro il significato storico della pasqua che poi, per chi si è innamorato di Dio, per Grazia, assume un significato incredibile, sia come profezia di una cosa che poi sarebbe accaduta molti anni dopo, l'agnello purissimo che toglie i peccati del Mondo, sia come dimostrazione della potenza di Dio, prima, e miserircodia poi.

Ad ogni modo questo tipo di insegnamento e questo stupendo messaggio potrà, se potrà, essere seminato nel cuore dei nostri amici cattolici solo se ci adoperiamo con umiltà e mansuetudine, al servizio di Dio, e in questo abbiamo un buon esempio Sorriso

Infatti penso che se durante uno dei prossimi incontri con i nostri amici, famigliari cattolici, magari ad un pranzo o ad una cena, cominciamo a criticare l'uovo di cioccolata o la colomba come simboli pagani, pur essendo questo verissimo, temo corriamo di ottenere l'effetto contrario ai nostri sinceri intendimenti.

Magari si potrebbe affrontare amorevolmente e con la Bibbia aperta, Dio ci dia la possibilità e le parole giuste, del prezioso sangue di Gesù versato per tutti quelli che lo ricevono.. e lasciar questo pensiero nel cuore di chi ci sta nel cuore...

Dio caro, eterno, giusto, santo, conduci i tuoi figli a testimoniare del prezioso sangue di Gesù, purifica le nostre labra con carboni ardenti, i nostri cuori da vanagloria. Utilizzaci come strumenti utili nelle tue mani, per riflettere la Tua luce, e portare nei deserti la Tua acqua viva, concedici la Tua sagezza, quella che viene dal cielo, e quida i nostri passi in queste occasioni che abbiamo per parlare di Te. Pace ai nostri cuori. A Te la gloria e l'onore nei secoli, vieni Gesù, vieni....  AMEN .... il tuo servo inutile

Biagio

Grazie per avere messo questo studio del pastore Filippo Chinnici, perché esso mi ha aiutato molto a capire il vero significato della Pasqua. Lo studio è eccellente perché non solo è preciso e profondo, ma nello stesso tempo è pratico e non offende. Si capisce subito quando dietro a uno studio c'è anche la preghiera. Grazie con tutto il cuore, e che Dio continui a benedirvi.
Inviato da Salvezza il

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