Lasciarsi
travolgere dalle passioni non caratterizza soltanto l'età giovanile, ma anche
l'età adulta. Non riguarda solo la sfera sessuale della vita, ma anche e
soprattutto le nostre relazioni con gli altri. Quando non ci lasciamo guidare
dallo Spirito del Signore, ma dalle nostre passioni, ne soffriamo noi stessi e
ne soffre la nostra comunione. Per edificare la chiesa occorre sfuggire alle
passioni e lasciarsi guidare da Dio!
"Fuggi
le passioni giovanili e ricerca la giustizia, la fede, l'amore, la pace con
quelli che invocano il Signore con un cuore puro"
(2 Timoteo 2:22).
Fuggi le passioni giovanili
Quando
ero più giovane, leggendo questa frase, si faceva largo, nella mia mente,
l'immagine di un ragazzo che non riusciva a smettere di correre dietro alle
gonnelle delle proprie coetanee costringendo l'apostolo Paolo a richiamarlo
all'ordine.
Qualcuno
sorriderà, ma a quei tempi non avevo ancora letto abbastanza il Nuovo
Testamento per sapere che Timoteo è stato uno dei collaboratori più brillanti
dell'apostolo Paolo e quindi l'immagine che mi ero fatto di lui non gli rendeva
affatto giustizia.
Tendiamo
a dare quasi sempre una connotazione sessuale alla parola "passione", ma
se è vero che questo è un uso legittimo della parola, non è però l'unico
possibile.
Quindi
state tranquilli. Nonostante il titolo, in questo articolo non ci occuperemo di
relazioni sessuali morbose.
Cercheremo
invece di fare qualche considerazione un po' più approfondita sull'espressione
utilizzata da Paolo, considerando il contesto in cui è inserita.
Scopriremo
che quello di essere travolti dalle passioni giovanili è un rischio che
corriamo anche noi indipendentemente dalla nostra età.
Le passioni
Per
cominciare, è necessario definire il significato dell'espressione "passioni
giovanili".
Quindi,
siamo costretti a consultare uno o più lessici o dizionari del Nuovo
Testamento.
Così
facendo, scopriamo che la parola "passioni" è la traduzione di un
termine che indica un forte impulso o desiderio.
Il
desiderio nella sua accezione neutrale è una caratteristica naturale
dell'essere umano che può essere indirizzato in maniera positiva oppure
negativa.
In
senso positivo, si ha un legittimo desiderio, come nel seguente uso del
termine in questione:
"Egli
disse loro: «Ho vivamente desiderato di mangiare questa Pasqua con voi, prima
di soffrire»"
(Luca 22:15).
Altri
esempi positivi si trovano in 1 Tessalonicesi 2:17 e Filippesi 1:23.
Tuttavia,
nel Nuovo Testamento sono più numerosi i casi in cui il termine viene
utilizzato con una accezione negativa indicando concupiscenza, un desiderio di qualcosa
di proibito o immorale che cattura la nostra attenzione fino a soggiogarci
completamente:
-
"Per
questo Dio li ha abbandonati all'impurità, secondo i desideri dei loro cuori,
in modo da disonorare fra di loro i loro corpi" (Romani 1:24).
-
"Invece
quelli che vogliono arricchire cadono vittime di tentazioni, di inganni e di molti
desideri insensati e funesti, che affondano gli uomini nella rovina e nella
perdizione"
(1 Timoteo 6:9).
-
"Nel
numero dei quali anche noi tutti vivevamo un tempo, secondo i desideri della
nostra carne, ubbidendo alle voglie della carne e dei nostri pensieri; ed
eravamo per natura figli d'ira, come gli altri" (Efesini 2:3).
Non
a caso, la prima volta che nella Scrittura si incontra il concetto di
passione/desiderio è nel racconto in cui Eva si lascia attrarre dal
frutto proibito fino a mangiarlo: "La donna osservò che l'albero era buono
per nutrirsi, che era bello da vedere e che l'albero era desiderabile per
acquistare conoscenza; prese del frutto, ne mangiò e ne diede anche a suo
marito, che era con lei, ed egli ne mangiò" (Genesi 2:6).
Qui
si realizza proprio quanto descritto brevemente da Giacomo: "Poi la
concupiscenza, quando ha concepito, partorisce il peccato; e il peccato, quando
è compiuto, produce la morte" (Giacomo 1:15).
Nel
brano di 2 Timoteo 2:22 che stiamo esaminando, la parola "passioni" ha
sicuramente una accezione negativa in quanto l'apostolo Paolo indica desideri
da cui Timoteo deve fuggire.
Tali
desideri possono riguardare la sfera sessuale ma anche altri campi quali il
denaro, oggetti che appartengono ad altre persone, ma anche il successo o la
voglia di primeggiare.
Paolo
utilizza l'espressione "passioni giovanili" in quanto il giovane ha
normalmente maggiore difficoltà nel controllare i propri desideri ed è
quindi più propenso a lasciarsi dominare dalle proprie passioni, di qualunque
genere esse siano.
In
che senso l'espressione "giovanile" poteva essere adatta per Timoteo?
Secondo
molti commentatori Timoteo poteva avere tra i 35 e i 42 anni di età quando
Paolo gli scrisse questa lettera. Si trattava quindi di una persona non molto
giovane dal punto di vista della sfera sessuale.
Tuttavia,
per i parametri dell'epoca, Timoteo era piuttosto giovane in relazione al posto
di responsabilità che occupava nella chiesa al punto che poteva avere delle
difficoltà ad essere accettato come autorevole da parte delle persone più
anziane. Per questo motivo era necessario che la sua condotta fosse il più
possibile esemplare : "Nessuno disprezzi la tua giovane età; ma sii di
esempio ai credenti, nel parlare, nel comportamento, nell'amore, nella fede,
nella purezza" (1 Timoteo 4:12).
In
questo contesto si inserisce l'esortazione dell'apostolo Paolo a stare in
guardia contro le passioni giovanili.
Trovarsi
in un posto di responsabilità in giovane età esponeva Timoteo a manifestare impazienza,
ricerca di auto-soddisfazione, parzialità, ricerca di posizioni di prestigio o
potere.
Il
contesto di 2 Timoteo 2:22 mostra il rischio per Timoteo di essere coinvolto in
diverse dispute teologiche che l'apostolo Paolo considerava non utili. Infatti,
nei versi precedenti, l'apostolo Paolo aveva messo in guardia Timoteo proprio
dal lasciarsi coinvolgere in argomentazioni speculative che avevano portato
altri addirittura a deviare dalla verità mettendo in pericolo la fede stessa: "Ma
evita le chiacchiere profane, perché quelli che le fanno avanzano sempre più
nell'empietà e la loro parola andrà rodendo come fa la cancrena; tra questi
sono Imeneo e Fileto, uomini che hanno deviato dalla verità, dicendo che la
risurrezione è già avvenuta, e sovvertono la fede di alcuni" (2 Timoteo
2:16-18).
Timoteo
doveva evitare di lasciarsi coinvolgere in simili discussioni perché non erano
utili e perché portavano al litigio, dal quale il servo di Dio doveva guardarsi
(2 Timoteo2:24).
Le
dispute possono portare a manifestare arroganza, impazienza e addirittura ira. Timoteo avrebbe
rischiato quindi di non avere il comportamento esemplare che la sua posizione
di responsabilità richiedeva facendo in questo modo il gioco degli oppositori.
Il veleno
La
Scrittura considera la concupiscenza come una caratteristica dell'uomo non
rigenerato e dei falsi profeti nella Chiesa. Tali personaggi si lasciano
guidare e condizionare dalle proprie passioni:
-
"Sono
dei mormoratori, degli scontenti; camminano secondo le loro passioni; la
loro bocca proferisce cose incredibilmente gonfie, e circondano d'ammirazione
le persone per interesse" (Giuda 16).
-
"Con
discorsi pomposi e vuoti adescano, mediante i desideri della carne e le
dissolutezze, quelli che si erano appena allontanati da coloro che vivono
nell'errore"
(2 Pietro 2:18).
L'uomo
rigenerato dovrebbe, al contrario, aver imparato a non lasciarsi guidare dalle
proprie passioni:
-
"...e
ci insegna a rinunciare all'empietà e alle passioni mondane, per vivere
in questo mondo moderatamente, giustamente e in modo santo" (Tito 2:12).
-
"Come
figli ubbidienti, non conformatevi alle passioni del tempo passato,
quando eravate nell'ignoranza..." (1 Pietro 1:14).
-
"Quelli
che sono di Cristo hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi
desideri"
(Galati 5:24).
-
"...avete
imparato per quanto concerne la vostra condotta di prima a spogliarvi del
vecchio uomo che si corrompe seguendo le passioni ingannatrici..." (Efesini 4:22).
Timoteo
si trovava in un ambiente in cui c'erano persone che amavano le speculazioni
teologiche.
Tali
speculazioni non costituiscono una forte tentazione anche al giorno d'oggi?
Si
pensi, ad esempio, a quante nuove denominazioni o sette nascono continuamente
proprio in base a speculazioni su singoli versi o su dottrine controverse.
Timoteo
doveva resistere alla tentazione di argomentare su soggetti che non
avrebbero aggiunto nulla alla fede, anzi avrebbero tolto tempo prezioso
alle cose davvero importanti e alle opere buone.
A
tal proposito, è utile ricordare una esortazione analoga che Paolo scrisse ad
un altro giovane collaboratore, Tito: "Certa è quest'affermazione, e voglio
che tu insista con forza su queste cose, perché quelli che hanno creduto in Dio
abbiano cura di dedicarsi a opere buone. Queste cose sono buone e utili agli
uomini. Ma quanto alle questioni stolte, alle genealogie, alle contese, e alle
dispute intorno alla legge, evitale, perché sono inutili e vane. Ammonisci l'uomo
settario una volta e anche due; poi evitalo; sapendo che un tal uomo è traviato
e pecca, condannandosi da sé" (Tito 3:8-11).
In
questo passo è evidente la connessione tra l'uomo settario (che provoca
divisioni) e le dispute definite "inutili e vane".
Molto
spesso sono proprio le dispute inutili a portare divisione.
La
tentazione di dedicarsi a discussioni vane seguendo le proprie passioni non
riguardava solo Timoteo o Tito. Riguarda tutti noi.
L'uomo
può diventare schiavo delle proprie passioni perché la passione provoca
eccitazione, urgenza e può arrivare a dominare l'intera persona.
I
discepoli dovrebbero essere in grado di non lasciarsi condurre dalle proprie
passioni perché, mediante l'opera che il Signore fa nella loro vita, dovrebbero
avere sempre più autocontrollo man mano che maturano spiritualmente.
Eppure,
l'esperienza giornaliera ci mostra che la Chiesa è dilaniata da discussioni che
non portano nulla di buono ma dividono i credenti.
Evidentemente,
i giovani non sono gli unici a lasciarsi dominare dalle passioni.
Quali
motivazioni ci spingono nelle nostre discussioni?
Si
tratta di amore per la sana dottrina o voglia di affermare le proprie idee, di
imporle agli altri, nel tentativo di avere una egemonia teologica in seno alla
chiesa?
Lo
zelo per la sana dottrina è una cosa buona ma se il nostro zelo è solo la
somma delle nostre passioni travestite sono davvero guai: "Da dove
vengono le guerre e le contese tra di voi? Non derivano forse dalle passioni
che si agitano nelle vostre membra?" (Giacomo 4:1).
Qui
la parola "passioni" è la traduzione di un termine che nel Nuovo
Testamento ha sempre una accezione negativa, indicando un desiderio verso
qualcosa che porta autosoddisfazione, la ricerca del piacere personale. Spesso
è tradotto proprio con la parola "piaceri" (Luca 8:14, Tito 3:3, Giacomo
4:3, 2 Pietro 2:13).
Non
nascono i problemi proprio quando il bene comune viene sacrificato agli
interessi individuali?
Quando
le nostre passioni o piaceri prendono il posto della volontà di Dio?
Ecco
perché l'apostolo Paolo esortava in questo modo i credenti: "Rendete
perfetta la mia gioia, avendo un medesimo pensare, un medesimo amore, essendo
di un animo solo e di un unico sentimento. Non fate nulla per spirito di
parte o per vanagloria, ma ciascuno, con umiltà, stimi gli altri superiori
a sé stesso, cercando ciascuno non il proprio interesse, ma anche quello degli
altri" (Filippesi 2:2-4).
Anche
ai suoi tempi però era costretto a rilevare che, a parte alcune eccezioni tra
le quali troviamo proprio Timoteo (Filippesi 2:19), "... tutti cercano i loro
propri interessi, e non quelli di Cristo Gesù" (Filippesi 2:21).
Se
ognuno di noi è impegnato nella realizzazione di sé, cercando i propri
interessi e il proprio piacere piuttosto che gli interessi di Cristo, la Chiesa
subirà un danno gravissimo: "Ma se vi mordete e divorate gli uni gli altri,
guardate di non essere consumati gli uni dagli altri" (Galati 5:15).
Le
passioni, quando prendono il sopravvento, sono un veleno per la Chiesa.
Ma
grazie a Dio, esiste un antidoto.
L'antidoto
Paolo
ha indicato a Timoteo da dove doveva fuggire, ma anche dove doveva andare a
rifugiarsi.
Fuggi
le passioni giovanili e "...ricerca la giustizia, la fede,
l'amore, la pace con quelli che invocano il Signore con un cuore puro."
(2 Timoteo 2:22b).
Questo
è l'antidoto al veleno delle nostre passioni.
L'uomo
rigenerato non è costretto a seguire i propri istinti perché Dio ha provveduto
a questo problema liberandoci non solo dalle conseguenze del peccato (la morte
eterna), ma anche dalla potenza del peccato nella nostra vita, quindi non
abbiamo scuse:
-
"Se
lo Spirito di Colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, Colui che
ha risuscitato Cristo Gesù dai morti vivificherà anche i vostri corpi mortali
per mezzo del Suo Spirito che abita in voi. Così dunque, fratelli, non siamo
debitori alla carne per vivere secondo la carne; perché se vivete secondo la
carne voi morrete; ma se mediante lo Spirito fate morire le opere del corpo,
voi vivrete"
(Romani 8:12).
-
"Io
dico: camminate secondo lo Spirito e non adempirete affatto i desideri della
carne"
(Galati 5:16).
Camminando
per lo Spirito, ovvero in maniera conforme alla volontà di Dio è possibile
resistere alla forza delle proprie passioni e spendere la propria vita al
servizio del Signore.
Non
dobbiamo essere passivi e lasciare che le passioni ci travolgano. Dio ci
fornisce la forza di dire oggi: "No! Io voglio seguire il Signore".
Con
il passar del tempo, si dovrebbe assistere nel credente ad un cambio di
autorità nella sua vita, sempre più dominata dalla volontà di Dio e sempre meno
dalle passioni.
La
naturale alternativa all'argomentazione fine a sé stessa, alle passioni che
portano a discussioni sterili è il perseguimento delle virtù più
rappresentative della fede cristiana: la giustizia, la fede, l'amore, la pace.
Il
perseguimento di tali virtù non è un esercizio solitario ma il credente lo
compie nel contesto della Chiesa, ovvero insieme a "quelli che invocano il
Signore con un cuore puro".
Mentre
le discussioni sono talvolta stolte e insensate e generano contese e divisioni
(v. 23), la pratica della giustizia, l'esercizio di una fede salda in Dio,
l'amore verso i fratelli e la ricerca della pace con coloro che hanno in comune
la stessa fede contribuiscono all'edificazione e alla crescita della chiesa, il
vero obiettivo a cui dobbiamo tendere:
-
"Che
dunque, fratelli? Quando vi riunite, avendo ciascuno di voi un salmo, o un
insegnamento, o una rivelazione, o un parlare in altra lingua, o
un'interpretazione, si faccia ogni cosa per l'edificazione" (1 Corinzi 14:26).
-
"Così
anche voi, poiché siete desiderosi di capacità spirituali, cercate di
abbondarne per l'edificazione della chiesa" (1 Corinzi 14:12).
Non
devono prevalere le nostre passioni, ma il vero amore per il Signore, per la
Sua volontà, per la Sua Chiesa.
Quando
ci lasciamo dominare dalle passioni è facile arrivare al litigio anche tra
fratelli.
A
volte mi sono trovato ad argomentare per il semplice piacere di farlo o a
reagire in maniera violenta in una discussione lasciandomi travolgere dalle
passioni soprattutto quando mi sono trovato davanti persone che, a mio avviso,
si stavano opponendo alla verità.
Negli
ultimi anni, ogni volta che accade mi viene in mente un passo in cui Paolo
sfida Timoteo a conquistare gli oppositori tramite un confronto sereno: "Il
servo del Signore non deve litigare, ma deve essere mite con tutti, capace di
insegnare, paziente. Deve istruire con mansuetudine gli oppositori nella
speranza che Dio conceda loro di ravvedersi per riconoscere la verità, in modo
che, rientrati in sé stessi, escano dal laccio del diavolo, che li aveva presi
prigionieri perché facessero la sua volontà" (2 Timoteo 2:24-26).
Timoteo
non avrebbe dovuto litigare, ma avrebbe dovuto essere mite, paziente, mansueto
nell'insegnamento.
Se
voglio essere un servo del Signore non devo litigare.
Devo
imparare ad essere mite, capace di insegnare, paziente, mansueto
nell'istruire non solo i fratelli ma anche gli oppositori.
Sono
tutte caratteristiche che fanno a pugni con le naturali passioni giovanili, ma
è un disastro se non riusciamo a manifestarle neanche in età adulta.
Temiamo
il Signore e camminiamo con Lui con sottomissione e umiltà perché il
pericolo di lasciarsi travolgere dalle passioni è sempre dietro l'angolo.
Omar Stroppiana
Fonte: ilcristiano