Credo che la maggioranza di noi sia consapevole del fatto che in questo tempo, in un modo particolare, il popolo di Dio  è messo alla prova. Ovviamente c'è un aspetto puramente umano della cosa. Ci troviamo in vari paesi della terra come  uomini e donne visti e conosciuti da altri uomini e donne, e in questo senso del tutto terreno la chiesa di Dio è esaminata.
 
(1 Corinzi 9:26; 10:13; 2 Timoteo 2: 15)

Provati al cospetto di Dio

Non sto pensando a questo; ciò che ho in mente non ha nulla a che vedere con l'approvazione o disapprovazione degli uomini, siano di Dio o del mondo.
Esiste anche quella realtà, ma la cosa per noi più importante è che oggi, e per la verità ogni giorno, siamo provati dal Signore.
Scorrendo l'intera Bibbia possiamo vedere che Dio mette alla prova il Suo popolo, e da questo scaturisce uno solo di due possibili esiti.
Da un lato troviamo una parola, strettamente associata a questa situazione, che parla di "passare l'esame", uscendone senza aver fallito, e questa è "approvato".
Uno dei due esiti della prova può essere: "approvato".
 
D'altro canto troviamo la parola di significato opposto, che, benché non venga sempre tradotta in quel modo, ha come significato "riprovato".
Vorrei, con l'aiuto di Dio, attirare la vostra attenzione su questo soggetto.
 
Volta dopo volta, in vari modi, Dio ci fa passare attraverso esperienze che hanno lo scopo di metterci alla prova, e sono intese proprio a questo fine.
E' Dio stesso che lo sta facendo.
C'è un passo nella prima lettera ai Tessalonicesi in cui Paolo parla di Dio come di "Colui che prova i cuori", e queste poche parole spiegano bene ciò che Egli sta facendo: sta provando i cuori.
Ci "saggia", esamina, e scruta proprio il centro e la sorgente del nostro essere, per vedere come reagiamo alla prova.
 
Comprendo che, in un certo senso, può suonare piuttosto severo; come minimo sembra un po' di respirare l'aria di uno scolaro agli esami, il che non da' molto motivo di entusiasmo - almeno ai tempi miei! Ma con il Signore ritroviamo lo stesso proposito, che suppongo dovrebbe governare anche gli esami scolastici: il desiderio di non vederci castigati, ma approvati.
 
Ovviamente con Dio c'è in vista molto di più, e tutte le volte è una questione di cuore: "Dio che prova i cuori".
 
Credo ci sarebbe di aiuto questa "chiave" in molte circostanze ed esperienze che viviamo, per interpretarle alla luce di questa parola.
Dio ci osserva e prova proprio attraverso quella circostanza.
E' possibile, felicemente possibile, ed inoltre desiderio di Dio, uscirne approvato; ma è anche possibile, tristemente possibile, che dalla prova il popolo di Dio esca riprovato.

Prove nel regno spirituale

Ora consideriamo innanzitutto in che modo il Signore ci mette alla prova.
Forse che non lo fa?
Non è proprio questa "l'atmosfera" della vita che viviamo?
C'è ovviamente la prova, il test, l'esame, la tentazione puramente spirituali, solo esclusivamente fra noi e il Signore, o meglio solo nella sfera spirituale, senza alcun collegamento apparente con cose viste o con esperienze vissute sul piano fisico o mentale. Credo però che questo sia più raro.
Forse ricordate alcuni conflitti avuti da John Bunyan (autore de "Il pellegrinaggio del cristiano"), che sembravano svolgersi su un piano puramente spirituale, indipendentemente da qualsiasi circostanza.
Si, c'è una sfera spirituale.
 
Ad esempio può calare su di noi una sorta di oscurità, di apatia o, peggio, un senso di pesantezza, di disperazione, come di irrealtà delle cose, che diventa per noi un campo spirituale di prova, nel momento nel quale lo accettiamo o se prendiamo posizione contro, rifiutandoci di vivere in quell'atmosfera.

Prove nelle cose pratiche

Penso che l'esame si presenti a noi più spesso nelle cose pratiche, anche se dobbiamo sempre ricordare che l'essenza della prova è spirituale.
Il "test" avviene attraverso le cose semplici e pratiche della vita quotidiana, a volte in modo intenso, prove molto profonde.
Pietro, a riguardo, parla di "fornace accesa" o "incendio".
"La prova della vostra fede, che è ben più preziosa dell'oro che perisce, e tuttavia è provato col fuoco ...", ed è certamente nelle avversità, nella tribolazione, nelle dolorose esperienze della vita che il Signore mette alla prova i nostri cuori.
La Bibbia abbonda di esempi al riguardo.
Dio mise alla prova Giuseppe in questo modo.
Lo stesso fece con il Suo popolo nel deserto, facendogli soffrire la fame, per provarli e far loro conoscere quel che era nei loro cuori.
In tutta la Bibbia è così, finchè in Apocalisse troviamo la chiesa di Smirne nelle mani del diavolo.
Questo può sembrare assurdo.
Noi credevamo che, una volta salvati, saremmo stati liberati dalle mani del nemico, e in un certo senso, per la grazia di Dio, è così. Ma la Parola dice, "satana sta per cacciare alcuni di voi in prigione", dopo di ché il proposito viene espresso in modo perfettamente chiaro - "per mettervi alla prova".
Volta dopo volta il Signore permette certe esperienze per scoprire, o dovremmo meglio dire, per portare alla luce quel che è nel cuore.
Non so in cosa consiste la tua prova, dal momento che ce ne sono di tanti tipi.
Possono toccare la nostra posizione quali servi di Dio; potremmo sentirci come "allo sfascio". Possono toccare la nostra vita quotidiana, qualcosa di esclusivamente personale, oppure il rapporto con gli altri. Ma in un modo o in un altro per il popolo di Dio arriva la "prova del fuoco".
A quale scopo?
Beh, la nostra prima reazione è di gridare finchè non ne veniamo liberati.
Non riusciamo a pensare ad altro, a quale potrebbe essere la volontà di Dio, ma solo a come poter essere fuori da quella situazione.
Certo anche questo è importante, ma non è quello che sta a cuore a Dio.
Egli liberò gli israeliti dalla fame, soddisfò le loro richieste quando chiesero carne, ma non li approvò.
"Della maggior parte di loro Dio non si compiacque".
Questo ci riporta a quel che Paolo dice di se stesso: "perché non sia io stesso squalificato", che traduce la parola "riprovato".
Benché nei due casi non venga usato esattamente lo stesso termine, si tratta di parole collegate, aventi lo stesso significato.
Dio disapprovò la maggioranza del Suo popolo, pur liberandolo dalle sue angustie.
No, dovremmo per prima cosa realizzare, che proprio dove ci troviamo, in quelle situazioni particolari che sono solo nostre, probabilmente conosciute solo dal Signore e da noi, Egli ha un proposito.
Ci esamina, e l'esito è molto importante per Lui e per noi - non tanto nel senso della nostra liberazione, quanto della nostra attitudine di cuore nella prova.
Bene, questa è l'avversità.
Ovviamente alcuni sono tentati dalla prosperità; è bene che non lo dimentichi quando senti di altri provati dalle difficoltà finanziarie e tu pensi di non esserlo, e ti chiedi il perché. Anche tu lo sei.
Non credi che la chiesa di Laodicea fosse esaminata quanto quella di Smirne?
La prima aveva tutto, e quella era la sua rovina.
Dio può permettere che le cose vadano in modo liscio e comodo, ma anche in quello siamo esaminati per vedere cosa c'è nel nostro cuore.
Oppure il Signore ci può offrire una via piacevole.
Oh, quante volte arriva quel tipo di prova!
L'offerta della prosperità.
Ricorderete come Abraamo la ricevette varie volte nella sua vita: ad esempio quando poteva seguire la via scelta da Lot, o accettare i doni offerti dal re di Sodoma. Potevano apparirgli come la "via del Signore", e ci sono tempi nella nostra vita quando una via si apre davanti a noi, o un'occasione gradita si presenta, che potrebbe perfino sembrare la risposta alle nostre preghiere. Questo potrebbe accadere come "per miracolo", attraverso coincidenze straordinarie, o supposte "conferme" che la cosa venga dal Signore.
Egli permette questo per un motivo: provare ciò che è nel nostro cuore.
Riceviamo tutto, e ci afferriamo a tutte le possibili "conferme" poiché già vogliamo andare in quella direzione, o piuttosto restiamo prudenti più ancora che se fosse una via difficile?
In tutto questo Dio ci mette alla prova; oppure può essere nella nostra vita quotidiana e nel nostro lavoro.
Parlando di cose pratiche, l'apostolo Paolo divideva chi lavorava in due categorie.
C'erano quelli che avevano attività o padroni sgradevoli.
Bene, il Signore li aveva posti là per provarli attraverso le avversità del lavoro giornaliero, per vedere se lo facevano per Lui.
Altri avevano padroni più "facili" e amabili, ma anche questa era una prova, per vedere se avessero svolto il loro compito con diligenza e senza approfittare.
Comprendiamo, cari nel Signore, che ogni giorno siamo sotto esame, non tanto agli occhi degli uomini, ma del Signore, e riguardo cose semplici e pratiche, nelle quali Egli scruta del continuo il nostro cuore.
Lì è il punto cruciale di tutta la questione: il cuore.

La prova del tempo

Ovviamente possiamo essere provati in altri modi, ad esempio attraverso il "fattore tempo".
Non mi riferisco tanto al nostro invecchiamento, ma alla perseveranza.
Quando tutto è nuovo ci sentiamo pieni di entusiasmo, ma il tempo rivelerà se continueremo con lo stesso zelo e freschezza.
Quando per la prima volta, e con timore, abbiamo aperto la bocca in una riunione di preghiera; quando abbiamo scoperto che potevamo pregare (benché non con le nostre forze), è stata una gioia. Ma poi abbiamo continuato così, o col passare del tempo le cose si sono "ammuffite" ?
Oh, la maledizione del divenire "ammuffito", che è su ogni cosa di questo mondo, e che cerca di entrare nelle cose di Dio!
Anche questa è una prova.

Prove nella comunità

C'è poi tutto un altro campo dove veniamo esaminati, al di là della sfera personale, vale a dire la fratellanza, o chiesa, o comunità.
E' una grandissima benedizione godere la comunione con altri figlioli di Dio, ma allo stesso tempo la nostra vita comunitaria è un "test" che il Signore fa continuamente su di noi, particolarmente riguardo l'amore.
Capisco che la chiesa ideale sarebbe così ripiena e inondata dall'amore di Dio che uno, come membro, non avrebbe alcun problema o difficoltà. Ma dove ci sono problemi, sono intesi da Dio per metterci alla prova.
Qual'è la nostra attitudine di cuore?
Possiamo tenerci a distanza, cercare la nostra relazione personale con il Signore e pensare ... peccato che le cose vadano così!
... e possiamo, così facendo, venir meno davanti a Lui.
Dio non vuole lasciarci in quell'attitudine critica verso la situazione, come se non ne facessimo parte.
... e come la mettiamo con l'amore?
Potremmo dire, "Beh, io ho cercato di avere comunione con gli altri"!
Si, e con chi?
Con le persone che ci piacciono per natura, con cui ci va di essere amici.
Questo è naturale, non spirituale.
Certamente ci sono persone che vorrebbero avere comunione, ma potrebbero non essere quelle che sceglieremmo. Questo è il punto.
... magari sono quelle che guardiamo dall'alto in basso.
Così, volta dopo volta, torna al nostro cuore il problema del vivere insieme nell'amore e nell'aiuto reciproco.
Nella preghiera comune accade proprio così.
Potremmo sentire che il nostro apporto non è richiesto; potrebbe essere la nostra immaginazione o una pura invenzione del nemico, ma ci potrebbero essere cose che giustificano in una certa misura quello che sentiamo. Comunque il Signore non ci permetterà mai di starcene distanti e "tranquilli", perché le cose non sono come dovrebbero essere. Siamo liberi di farlo, ma dobbiamo sapere questo: stiamo venendo meno davanti a Dio, stiamo fallendo la prova.
Quella situazione, reale o immaginaria, non è un caso, né è oltre lo sguardo di Dio; è qualcosa che Egli sta applicando ai nostri cuori per provarci.
Quando ci si riunisce, si possono passare prove di tutti i tipi.
A volte sembra che una riunione di preghiera diventi piatta e pesante. Quale atteggiamento assumiamo in questo caso?
Ce ne stiamo seduti indietro, aspettando che accada qualcosa?
Non c'è riunione dove il Signore non provi il nostro cuore.
Non voglio dire che in questi casi si debba necessariamente reagire "esplodendo" in preghiera a voce alta, ma Dio richiede da noi un'attitudine di spirito forte e positiva, mai critica, né solo passiva, ma sempre "viva" nei Suoi confronti.
Può essere che, quando un fratello o sorella stanno avendo un tempo difficile che non riescono a superare, noi ce ne stiamo "sulle nostre", lasciandoli in quella situazione anziché aiutarli.
Sto affermando questo semplicemente perché sento che il Signore vorrebbe che a noi questa situazione fosse chiara.
Nella nostra vita, privata o in comune, e nel nostro cammino con Lui, ad ogni passo, siamo esaminati dal Signore, che prova cosa c'è nel nostro cuore.

Lo scopo della prova

Il fine per cui Dio agisce in questa maniera è espresso da quella parola che dovremmo bramare sentirla pronunciare su di noi: "approvato".
Quel che conta più di tutto è che, di fronte ed attraverso il "cimento", siamo in grado di sopportarlo e di uscirne approvati.
L'apostolo Paolo, scrivendo ai Corinzi, ha cura di far loro sapere che il punto in discussione è l'approvazione di Dio.
"Perché non colui che si raccomanda da sé è approvato, ma colui che il Signore raccomanda" (1 Corinzi 10:18).
Questo è da realizzare: essere raccomandati da Dio!
Colui che Egli raccomanda è approvato.
Non è un obiettivo degno di essere ambito?
Non è una stella che può guidare il tuo cammino?
Non è l'adeguata ricompensa per tutte le prove della tua vita?
Questo non ha nulla a che vedere col fatto che siamo accettati in Cristo, o col favore che Egli ci mostra.
Ci ha amati quando eravamo lontani da Lui, ci ha amati in quel modo speciale quando siamo diventati di Cristo, e ci amerà per sempre.
Non è un discorso dell'amore di Dio, è qualcosa di più.
E' il riconoscimento dei fatti da parte del Signore: la Sua approvazione delle cose che sono, e infelicemente la Sua disapprovazione di quelle che non sono.
Questo è il fine di ogni Suo esame.
Mi rendo conto che quando incontriamo difficoltà nella vita, siamo portati a sentirci come il piccolo scolaro davanti al professore, come se questi fosse lì apposta per "incastrarlo", per respingerlo.
Si, siamo tentati a sentirci così davanti a Dio, ma dobbiamo ricordare che, se Egli avesse voluto, già avrebbe potuto "incastrarci" molto facilmente; non avrebbe avuto alcuna difficoltà a toglierci dalla corsa in meno di un minuto.
Il Signore non vuole sconvolgere la nostra fede, distruggerci o portarci alla disperazione. No, provandoci ha un solo fine: farci uscire approvati.
Questa è la benedizione riservata a chi sopporta la tentazione.
Dio è continuamente all'opera in noi per produrre ciò che può incontrare la Sua approvazione.
Così l'apostolo scrive a Timoteo di studiarsi di essere diligente, per essere approvato da Dio. Spero che tu non prenda quel verso nel senso di fare qualche studio biblico.
"Studia per presentarti approvato davanti a Dio - sii uno studioso della Bibbia - che tagli rettamente la Parola della verità".
Non è in quel senso che dobbiamo studiarci.
In realtà la parola che Paolo usa, tradotta con "diligenza", dà l'idea di essere pronto, lesto, in modo da essere trovato approvato da Dio, un operaio che non abbia da vergognarsi.
E' questo il proposito di Dio per noi, e pur non dovendo ripiegare o pensare a noi stessi in ogni momento della nostra esistenza, realizzare che Dio ci esamina, al fine di trovarci degni di fiducia e approvati, fornisce un terreno fermo sotto i nostri piedi.
Può avvenire nel segreto del tuo cuore, a casa o quando ti raduni con i fratelli, oppure attraverso un'evidente "prodezza" che sembri meritare l'approvazione di Dio.
E' una questione di cuore.
Non stiamo dicendo che, per essere raccomandati da Dio, sia necessario essere dei pionieri in qualche terra lontana, sopportando magari duri stenti. E' semplicemente essere trovati capaci di sopportare la prova senza venire meno.

Il nostro fallimento nelle prove

Ora sono costretto ad esaminare l'altro aspetto, quello triste, cioè la possibilità che i figlioli di Dio falliscano, e ci sono due passi solenni nella Bibbia che trattano questo.
Uno lo abbiamo visto in 1 Corinzi 10; l'altro lo troviamo in Ebrei 6, dove la stessa parola
viene usata riferendola alla terra che, invece di produrre frutto, produce spine.
Di essa viene detto che è rigettata, che sta per essere "riprovata".
In alcune Bibbie è tradotta con "maledetta", che significa aver fallito l'esame; non aver superato la prova. Questa è la terra infruttuosa, prossima ad essere maledetta, "la cui fine è di essere bruciata".
Forse è buono che tratti prima questo soggetto.
Quello citato è un passo "solenne", e il discorso inizia con il bisogno di lasciare l'insegnamento elementare intorno a Cristo e tendere a quello superiore.
Non so se sto facendo una completa esegesi di quella porzione di Scrittura, ma vorrei suggerire questo: ciò che interessa all'autore è il frutto, il dopo-esperienza di coloro che hanno conosciuto il Signore. Egli sostiene che dobbiamo essere stabiliti fermamente su quelle basi e aver avuto una vera esperienza di Cristo in quelle cose; e non possiamo enfatizzare abbastanza l'importanza di imprimerlo gli uni sugli altri.
Dobbiamo avere una partenza buona, autentica, ed essere fondati saldamente.
Poi continua, parlando di coloro che non hanno continuato alla luce di quel solido fondamento, e dice: "Voi non potete porre il fondamento di nuovo".
Una volta posto, non si può cominciare daccapo.
Fino a quando siete divenuti di Cristo, c'è tutto un periodo della vostra vita, più o meno lungo, che davanti a Dio è come cancellato, finito per sempre. Una volta, però, che avete cominciato a edificare su quel fondamento ed è passato del tempo, questa parte non può essere cancellata per cominciare di nuovo.
E' un pensiero profondo, ma credo sia realmente implicito in quel passo della Bibbia.
Una volta che siamo stati realmente posti sul fondamento della vera vita in Cristo e siamo andati avanti per un certo tempo se, anziché essere fruttuosi grazie alla "pioggia" divina ricevuta dall'alto, abbiamo prodotto solo spine e rovi, non possiamo spazzare tutto via e ricominciare. Quindi, dal momento che è posto il fondamento, ha inizio un tempo in cui il Signore ricerca del continuo il frutto.
Sappiamo che in un certo senso le parti infruttuose vengono cancellate, ma rappresentano una perdita per il Signore e per quelli coinvolti. Inoltre, se persiste quella condizione, credo che qui l'apostolo sostenga che non viene perduta la salvezza eterna, ma che ci andiamo vicino.
"La cui fine è di essere bruciata".
Tutte le spine e i rovi devono essere bruciati.
Quella è la triste eventualità di coloro che sono stati rigettati, riprovati.
Hanno fallito l'esame.
Non sono gettati via, non si sono "giocata" la salvezza delle loro anime, ma non hanno superata la prova, e in quel senso non sono approvati dal Signore, benché siano accettati da Lui.
La maledizione è la distruzione, e a questa vanno molto vicini.
In quella distruzione perdono tutto, eccetto la salvezza della loro anima. Il fuoco arde poiché tutto è infruttuoso, e questo è detto di veri figlioli di Dio.
Ma, passando all'apostolo Paolo, che non si reputa al di sopra di una tale eventualità , la frase che usa alla fine di 1 Corinzi 9 riguarda la nostra parola "riprovato".
"Perché non avvenga che, dopo aver predicato agli altri, io stesso sia squalificato" - trovato fallimentare nelle mie prove.
Puoi essere un predicatore, e usato per giunta, e poi venir meno nelle tue prove; poiché, vedi, le prove non sono nel predicare, sono nel cuore.
L'apostolo prosegue citando qualcosa dall'Antico Testamento scritto per il nostro insegnamento, e di nuovo non credo che, dalla caduta della maggioranza degli Israeliti nel deserto, voglia concludere che la salvezza sia qualcosa di precario. Sta semplicemente estendendo questa possibilità, che divenne triste realtà nel caso degli Israeliti, alla nostra stessa vita.
Non furono approvati, raccomandati.
Fallirono la prova.

La sorgente della vera speranza

L'apostolo porta il discorso ad una conclusione con una frase molto confortante, che spesso è stata per noi fonte di gioia.
Dio, quando applica le prove alla nostra vita, le misura.
Per certo a volte crediamo che potrebbe farlo in un modo migliore!
Questo accade nelle infermità, ma non dobbiamo dubitare che Dio sa misurare, e mai e poi mai permetterà ciò che è al di là della nostra capacità di sopportare.
Il fatto che Egli ci presenti le prove è indice di fedeltà, ma Egli è anche fedele da darci una via per uscirne.
Debbo confessare che ho sempre interpretato quella frase, "con la tentazione ci darà una via per uscirne", come se potessimo fuggire! Ma non dice così!
Non è per fuggirla, ma per sopportarla, e credo ci aiuterebbe grandemente tenerlo presente davanti a noi come obiettivo primario: non cercare il modo di evitarla, ma affrontare la prova.
Questa dovrebbe essere ogni giorno la nostra aspirazione, concessaci divinamente dal Signore: non cercare la via facile, ma essere fedeli a Lui nella via dove ci conduce.
Che ci piaccia o meno, saremo provati.
Come sarebbe triste se finissimo riprovati, pur avendo trovato una via di fuga dalle nostre difficoltà!
Sarebbe triste, soprattutto per Dio.

La ragione suprema della costanza

Ricorderete che, quando Pietro parla della "prova della vostra fede, che è ben più preziosa dell'oro che perisce, e tuttavia è provata col fuoco", menziona come obiettivo che "sia motivo di lode, di gloria e di onore al momento della manifestazione di Gesù Cristo".
La nostra fede, provata e purificata col fuoco, emersa dopo aver superato la prova, è per la lode.
Lode di chi?
Onore di chi?
Gloria di chi?
Dato che questo avviene alla Sua apparizione, assumo che sia a lode, onore e gloria del Signore.
Ecco una fede per il conseguimento di "glorie fresche" per Cristo!
Puoi considerare la tua vita sotto questa luce?
I tuoi esami, le tue prove, i tuoi problemi nella comunità, le diverse maniere in cui Dio ti sta provando come intese al fine di acquistare più gloria per il Signore?
Quando i santi saranno manifestati, approvati, encomiati da Dio, la gloria andrà a Cristo?
Oh, la meraviglia che questa o quella persona hanno sopportato la prova, la meraviglia che Cristo li ha sostenuti! Oh, il miracolo che quella persona così tranquilla, non appariscente, un "nessuno" nella comunità, abbia nel silenzio tanto contribuito alla vita spirituale!
La lode andrà tutta al Signore.
Sarà un giorno meraviglioso quello in cui Egli riceverà onore a motivo delle vittorie dei santi.
Avete notato quel che dice Giacomo riguardo alla benedizione riservata all'uomo che sopporta la prova: "perché, dopo averla superata, riceverà la corona della vita, che il Signore ha promessa a quelli che Lo amano".
Per questo ha resistito, per questo è approvato: poiché ha amato il Signore.
C'è una chiave preziosa che apre la "serratura", proprio l'amore per Cristo.
Pensiamo allo stesso Gesù: fu tentato e provato nel crogiuolo.
Sappiamo che non fu mai trovato in Lui alcuna cosa che meritasse riprovazione.
Non fu reprobo, rigettato da Dio o infruttuoso. Fu trovato fedele nelle innumerevoli prove che dovette affrontare. Ne uscì approvato; e qual'era il Suo "segreto"?
Pensava forse, "Beh, se vengo meno, dovrò perdere qualcosa"?
Non c'è alcun accenno di questo nei Vangeli, alcuna allusione che Gesù stesse pesando quel che avrebbe perso in caso di fallimento.
Questo non può essere un motivo sufficiente; non basta per tenerci lontani dal peccato, e di certo per impedire che veniamo meno davanti a Dio in tutti i nostri conflitti segreti.
Il Signore aveva qualcosa di meglio che Lo faceva restare saldo.
Forse il pensiero di ciò che il genere umano avrebbe perduto a causa del Suo eventuale fallimento?
Certo dobbiamo ricordare che, quando noi falliamo, altri perdono.
Ma, benché, certamente, anche questo fosse nella mente del Signore, e lo fortificasse nella Sua determinazione di camminare nella via della santità, sono certo che non fu la motivazione primaria.
Questa fu l'amore per il Padre.
Come avrebbe potuto mancare davanti al Padre?
Non poteva!
Come possiamo venir meno davanti a Dio se i nostri cuori sono mossi dall'amore per Lui?

Che il Signore possa fortificare i nostri cuori in questo, affinché in ogni prova, fino a quella finale, in virtù della Sua grazia e fedeltà, possiamo essere in grado di sopportare la prova e conoscere la benedizione dell'uomo che riceve la corona della vita.

H. Foster

Grido di battaglia” giugno 2009 www.cristoelarisposta.org

Autori
Inviato da alex il

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