L’impressionante sviluppo del potere mediatico ci fa correre il serio pericolo di veder cloroformizzata la nostra testimonianza, attraverso un graduale asservimento alle ideologie ed agli stili di vita di un mondo che è, oggi, sempre più alla deriva. Da qui la necessità urgente di riscoprire il significato autentico della nostra vocazione che è quello di sfidare ogni giorno il mondo con la Parola di Dio.

Testimoni in QUESTO tempo!

“La fede libera il credente perché sia indipendente dal mondo, ma lo obbliga in pari tempo a testimoniare e operare nel mondo”

A tutti coloro che degli avvenimenti non si limitano a guardare l’aspetto esteriore e di sfuggita, come si guarda il volto dei passanti per strada, ma che sanno cercare e trovare lo spirito nascosto che li muove, è ormai chiaro che il presente travaglio del mondo non è soltanto economico e politico.

Qualcosa di più profondo rende instabile il cammino dell’umanità; siamo oggi ad uno dei tanti crocevia della storia; nuove concezioni di vita si presentano all’attenzione degli uomini ed alle decisioni che devono prendere.

C’è una specifica chiamata per i credenti nel Signore Gesù Cristo per l’ora che viviamo.

Non è, ovviamente, la situazione storica che determina la fede; ma la fede del credente può ricevere un’intelligenza nuova circa la sua funzione ed i suoi compiti.

Viviamo in un tempo di rivolgimento planetario; la situazione economica ed il sincretismo religioso appaiono come gli strumenti che i “potenti” propongono come medicina per “salvare” il mondo.

I mezzi di comunicazione, sempre più potenti e sofisticati, danno l’impressione, a chi li usa, di poter conoscere, dominare e manipolare le situazioni: nel campo della “finanza” ultimamente sono stati utilizzati in modo avventuroso e spregiudicato fino ad essere causa del crollo dell’economia occidentale, però…con questo non trascurabile risultato: pochi ne sono usciti molto e sempre più ricchi, tanti molto poveri e sempre più poveri!!!? Guarda caso!!!

 

Un ritorno al passato?

Nel secolo scorso, dopo la grande crisi economica del 1929, alcuni uomini di “potere” hanno imbastito le premesse per la seconda guerra mondiale:

• nazisti e fascisti con le “leggi razziali” hanno perpetrato orrendi delitti e tentato di annientare il popolo ebraico;

• nei Gulag sovietici venivano segregati ed uccisi gli oppositori del regime;

• infine l’asse Roma-Tokio-Berlino ha aperto la strada allo sterminio atomico di Hirosima e Nagasaki: decine di milioni di morti!

Ma i “demoni” che hanno scatenato queste tremende sciagure, stanno nuovamente aggirandosi fra popoli e nazioni in cerca di allocazione (alcuni sembra l’abbiano già trovata) nelle “stanze vuote” (Mt 12:43-45) di una umanità alienata e stordita dal benessere che possiede o che vorrebbe possedere; ma anche dalla ribellione di popolazioni oppresse dall’ingiustizia sociale.

L’avversario, Satana, ripropone all’umanità intera la tentazione fatta a Gesù che si incardina su tre elementi essenziali: la Fame, la Vanità, il Potere sul mondo.

Facile cedere alla Fame ed alla Vanità, ma soprattutto chi cede alla tentazione del “potere sul mondo” inevitabilmente finisce per servire la persona che è definita da Gesù come colui che è: “omicida fin dal principio….bugiardo e padre della menzogna..” Gio. 8:44

A distanza di pochi decenni, si constata un tragico tentativo di ritorno al passato:

• il terrorismo islamico,

• la minaccia nucleare Iraniana contro Israele,

• i paesi cosiddetti “emergenti” sempre più pressanti in campo politico ed economico,

• l’Europa e gli U.S.A schiavi di Vanità e di molti errori passati e presenti.

Tutti eventi che sembrano preludere ed accelerare i tempi “apocalittici”; ciò purtroppo avviene nel contesto dell’indifferenza associata ad una degenerazione morale che sta contaminando le coscienze: l’egoismo lascia sempre più spazio ad un volgare edonismo.

 

Tempi difficili!

Sono tempi difficili, nella loro attualità sempre più affini a tempi lontani come quelli del profeta Michea che affermava:

“…L’uomo pio è scomparso dalla terra; non c’è più tra gli uomini gente retta; tutti stanno in agguato per spargere il sangue, ognuno fa la caccia al suo fratello con la rete.

Le loro mani sono pronte al male, per farlo con cura; il principe chiede, il giudice acconsente mediante ricompensa, il grande manifesta la cupidigia dell’anima sua e ordiscono così le loro trame….i nemici di ognuno sono la sua gente di casa…” (Mi 7:2-6).

Michea oggi sarebbe definito un pessimista spaventato e visionario!

Al contrario egli fu e resta profeta fedele che denuncia il male del suo popolo, prendendo le distanze ed affermando subito dopo:

“…Quanto a me, io volgerò lo sguardo verso il Signore, spererò nel Dio della mia salvezza; il mio Dio mi ascolterà…” (Mi 7:7).

Come credenti dobbiamo volgere a nostra volta lo sguardo verso colui che salva e scruta i cuori; nel contempo avere lo sguardo vigile perché:

“...sorgeranno falsi cristi e falsi profeti, e faranno grandi segni da sedurre, se possibile, anche gli eletti. Ecco ve l’ho predetto…” (Mt 24:24).

Soprattutto il discernimento cui siamo chiamati non può prescindere da questa esortazione:

“Non vi stimate savi da voi stessi” (Ro 12:16; Ef 4:8; Pr 3:5-7; 14: 8, 9).

 

Un equivoco da rimuovere

A questo riguardo è necessario far luce su un equivoco che può produrre danni gravi se non disastrosi.

È invalso, nel modo di pensare comune, che la religione, la fede, una qualsiasi fede, anche l’ateismo, costituiscano una scelta squisitamente privata.

Da ogni scelta scaturisce un modo di pensare e di vivere che caratterizza il rapporto col prossimo e nella società.

In ogni caso è noto che ogni popolo, Stato, nazione a regime democratico, ha regole comuni inserite in “costituzioni” e “codici di giustizia civile e penale” che sono vincolanti per tutti. Questo è il nostro caso.

In questo contesto, quando parliamo di fede, di Parola di Dio, di testimonianza, pensiamo prevalentemente a ciò che si riferisce alla religione, alla chiesa, alla vita di chiesa; consideriamo la chiesa come una “istituzione divina” che provvede ai bisogni dell’anima e con questo spirito ascoltiamo la Parola che ci viene predicata la domenica durante il culto e la assimiliamo come riguardante il “recinto” religioso della vita.

Ma per tutto il resto, la vita di ogni giorno: il lavoro, la professione, le paghe, la politica, l’economia, la scuola, la salute, la pensione, il benessere o il malessere in generale, seguiamo non di rado, altre norme, adottando criteri che ci sembrano corretti e legittimi appunto relativamente alle regole sociali succitate.

Così facendo però siamo comunque esposti alle trappole delle infatuazioni formali, ideologiche, a volte perfino estetiche, sentimentali ed emozionali ed ancor più seducenti, quelle dell’interesse personale o di gruppo o... ceto sociale, attinenti a: denaro, affari, tasse, beni immobili ecc... che costituiscono i canali preferenziali mediante i quali l’avversario induce ad assorbire e sottoscrivere passivamente o peggio felicemente le menzogne come verità e le verità come menzogne! (vedi Isaia 59: 14, 15 e Geremia 6.13).

 

Mai slegare la vita dalla Parola del Signore!

Quando la vita di ogni giorno, di ogni ora, rimane slegata dalla Parola del Signore, si finisce per cercare altrove le norme di comportamento e di subire l’influenza della propaganda interessata dei “mediatori” politici e religiosi che dominano la scena nella società.

È necessario ristabilire il legame tra la fede e la vita, ricondurre la Parola di Dio dal margine al centro, riscoprire il messaggio e la consegna della Parole per l’ora che viviamo:

“Così risplenda la vostra luce nel cospetto degli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli..” (Mt 5: 13-16; Ef 5:5-16).

Credere nell’Evangelo, essere chiesa, essere discepoli ubbidienti del Signore Gesù, significa non ascoltare più “la voce degli estranei” ma ascoltare soltanto la voce del Pastore del gregge (Gv 10:4, 5) e seguirlo in tutti i sentieri della vita; vale a dire non permettere più all’ambiente circostante di orientare i nostri pensieri e condizionare i nostri comportamenti; il che equivarrebbe a lasciare all’ambiente circostante il compito fondamentalissimo di dare senso alla nostra vita.

“Non conformarsi a questo secolo” secondo il monito di Paolo significa proprio questo!

Paolo ci indica il metodo da seguire: renderci disponibili con il nostro corpo, vale a dire con la vita (Ro 12:2) e favorire con tutta la nostra volontà il “rinnovamento della mente” indispensabile per orientare le scelte nella vita di servizio.

È indispensabile “rottamare” (così si dice oggi) i vecchi valori ammantati di cristianesimo formale per far sì che la mente sia permeata dai valori del Vangelo: grazia, fede, speranza, amore.

 

Valori che devono caratterizzare la nostra condotta

Mettendo in pratica l’insegnamento del Signore, servendolo nella chiesa e nel mondo, scopriremo per esperienza “la buona accettevole volontà del Signore”, tanti dubbi saranno fugati, tanti timori superati e tante occasioni non andranno perdute; infatti ci verranno svelate di volta in volta le scelte da operare mediante la “sapienza” che viene dall’alto che rende “...l’uomo accorto nel discernere la propria strada...” (Pr 8:12).

Il Signore ha in serbo criteri di servizio per ognuno di noi che, consapevolmente o meno, abbiamo ricevuto dei “doni dello Spirito”; ma per rivelarceli vuole la completa dedizione; in questo modo prenderemo coscienza anche del dono che abbiamo ricevuto!

L’apostolo Paolo indica sinteticamente l’orientamento ed il contenuto dei nostri pensieri esortando:

“...Tutte le cose vere, tutte le cose onorevoli, tutte le cose giuste, tutte le cose pure, tutte le cose amabili, tutte le cose di buona fama... siano oggetto dei vostri pensieri...” (Fl 4:4-8).

Quindi: Verità, Giustizia, Purezza, Onore, Buona fama, ecc., declinate in senso positivo e gioioso devono caratterizzare il nostro agire nel servizio e nella testimonianza.

Così facendo, aggiunge l’Apostolo:

“...la pace di Dio custodirà i vostri cuori ed i vostri pensieri..”

e prosegue:

“...le cose che avete imparate, ricevute, udite, e vedute in me FATELE..” (Fl 4:9).

 

Vivere la sfida con il mondo dà senso alla nostra vocazione

Infine è necessario ricordare la preghiera che Gesù ha rivolto al Padre per noi affinché fossimo preservati dal maligno (Gv 17:15).

La tentazione, tutta psicologica, è quella di pensare di essere “separati” dal mondo giudicandolo impietosamente ed esserne al tempo stesso conformi; come scrive Paolo “...avere nella legge la formula della conoscenza e della verità... insegnarla agli altri ma non a sé stessi” (Ro 2:21) è la tentazione più subdola, perché producel’illusione di una salvezza “a buon mercato” priva della necessità di un’autentica liberazione dal peccato e dalla schiavitù di noi stessi.

 

Gesù disse:

“... non sono venuto a giudicare il mondo ma a salvare il mondo...” (Gv 12:47)

Proprio lo stesso mondo che richiede “conformismo” e omologazione e che contraccambia con noncuranza e disprezzo “culturale”, se non con ostilità, il messaggio autentico di salvezza e coloro che ne sono portatori cominciando da Gesù.

Un mondo che è già vinto da Gesù, ma sempre un mondo che “giacendo nel maligno”, vuol vincere sui suoi seguaci risucchiandoli:

• nell’inerzia del peccato,

• nella seduzione di una finta pace,

• nei piaceri dei beni,

• nella pigrizia nella tiepidezza,

• nell’indifferenza.

Un mondo formato da increduli ma anche religiosi increduli!

 

In gioco è la nostra stessa vita!

Infine il “non conformatevi” non è un invito alla lotta contro il male ma è “...l’avere in noi lo stesso sentimento che è stato in Cristo Gesù... il quale abbassò sé stesso facendosi ubbidiente fino alla morte...” (Fl 3:5-8), come espressione dell’amore autentico “vincolo della perfezione” (Cl 3:14, 15).

L’amore fraterno e l’amore verso ogni uomo e donna, costituisce l’antidoto al legalismo arido che si annida in ogni espressione religiosa quindi anche nella Chiesa del Signore Gesù.

Raccogliamo tutti l’esortazione apostolica a non essere conformi a “questo secolo” anche come sfida verso un mondo che cerca di assorbirci e sommergerci, ricordando che in gioco non c’è solo qualche scampolo di vocazione ma la nostra stessa vita:

“Chi ama la sua vita la perde; chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà in vita eterna...” (Gv 12:25, 26).

Fonte: www.ilcristiano.it

Vedi anche:

Inviato da alex il

CONDIVIDI...

  facebook icona twitter icona whatapps icona