Non dobbiamo scoraggiarci

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Elia, servo di Dio, aveva una grande fede; la Bibbia lo descrive come colui che stava alla presenza dell'Eterno (1 Re 17:1;1 8:15), per cui potremmo credere che un personaggio del genere non possa mai aver passato situazioni di scoraggiamento tali da portarlo a dire "Ora basta, o Eterno! Prendi la mia vita..." (1 Re 19:4), ma non è così.

Anche Elia fu scoraggiato e nel suo scoraggiamento ebbe bisogno di riposo e di cibo, così il Signore gli diede queste due cose prima di offrirgli l'aiuto spirituale. Per la forza datagli da quel cibo, egli camminò quaranta giorni e quaranta notti fino a giungere alla presenza di Dio. Per due volte leggiamo che il Signore gli disse: "Che fai qui, Elia?" (1 Re 19:9,13); lo fece per portarlo a riflettere sulle cause del suo problema e sul perché dello scoraggiamento.

Così ancora noi, se stiamo passando uno di questi periodi di scoraggiamento, fermiamoci un momento ed interroghiamoci sulle cause di questo fenomeno. Esaminiamo il nostro atteggiamento verso la vita, analizziamo i nostri comportamenti nella vita cristiana e nel servizio divino e cerchiamo di guardare al problema pensando a quale insegnamento trarne.
Ci sono degli atteggiamenti, secondo l'insegnamento dall'apostolo Paolo, che sono buoni e utili per accettare la sofferenza e tenere al contempo lontano lo scoraggiamento:

Accettare i cambiamenti legati all'età.
La vita spirituale, così come quella fisica, passa attraverso diverse fasi. All'inizio siamo come dei bambini che necessitano del latte della Parola (1 Pietro 2:2) per crescere e poter mangiare il cibo solido della dottrina (Ebrei 5:12-14). Sappiamo, dunque, che andando avanti nel nostro cammino di fede dovremo sopportare prove di vario genere (Giacomo 1:2-3) per giungere alla completa maturazione nella costanza. Questo cambiamento è necessario e auspicabile nella vita di ciascun cristiano.
Ricordarsi la meraviglia della vita cristiana.
Dobbiamo ricordarci che la vita cristiana consiste nel fare il bene (cfr. Romani 2:7; Galati 4:18; 2 Tessaloniciesi 3:13). Abbiamo la tendenza a dimenticarlo! Immersi nel solito tran tran, viviamo con stanchezza; eppure, ci ricorda l'apostolo Paolo, noi siamo chiamati a vivere la vita cristiana, la quale è un meraviglioso intreccio di fede ed opere buone. Se consideriamo la vita cristiana come un compito noioso, penoso, da portare avanti con sforzo, noi insultiamo Dio, perché la sua Parola ci esorta del continuo a fare il bene. Abbiamo dimenticato l'essenza stessa di questa vita. La vita cristiana è vera vita, la sola che meriti di essere chiamata vita, la sola giusta, santa, pura e buona. Consideriamo il mondo nel suo peccato e la perdizione che ci attendeva e comprendiamo il nostro privilegio. Stiamo avanzando nella corsa più gloriosa che un essere umano possa immaginare e vivere. Percorriamo la strada più nobile del mondo, anche se dobbiamo passare per prove e tribolazioni.
Ricordarsi che mieteremo a suo tempo.
Di fronte alla tentazione della stanchezza, occorre ricordare che questa vita sulla terra è preparatoria. È importante ricordarci questo quando il peso opprimente della vita quotidiana tende ad abbatterci. Troppo spesso lasciamo che i problemi della vita presente ci sommergano, invece di rialzare il capo e vivere guardando e tendendo alla vita eterna! Ecco l'antidoto al nostro stato di sconforto: "Perciò [...] state saldi, irremovibili, abbondando del continuo nell'opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore" (1 Corinzi 15:58).
Tenere lo sguardo fisso su Gesù.
Sopra ogni altra cosa, consideriamo il Maestro per il quale lavoriamo. Ricordiamoci le sue sofferenze e la sua pazienza. Gesù perseverò senza lamentarsi; com'è riuscito a farlo? "Per la gioia che gli era posta dinanzi egli sopportò la croce, incurante dell'infamia..." (Ebrei 12:2). Anche in questo noi abbiamo il privilegio di seguire le sue orme: nel sopportare di buon animo le stesse sofferenze di Cristo (Colossesi 3:23-24). Ricordiamoci di questo Maestro così amato e chiediamogli di perdonare la nostra stanchezza. Passiamo più tempo a meditare la sua Parola e a cercare la sua faccia con lo scopo di ubbidirgli e conoscerlo più a fondo e lui che ci conosce meglio di noi stessi ci darà la forza secondo le nostre necessità. Comportiamoci così e potremo affermare con l'apostolo: "Io posso ogni cosa in colui che mi fortifica" (Filippesi 4:13).

Dal gruppo Chiese Cristiane Evangeliche "dei Fratelli" su Facebook

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