Se la Scienza si interroga sulla fine del mondo, e lo ha fatto con una conferenza  tenutasi  a Roma, all’Auditorium Parco della Musica e che ha visto scienziati e filosofi dibattere sul destino del nostro pianeta, in occasione della sesta edizione del Festival delle Scienze di Roma, a maggior ragione dovrebbero farlo i credenti.

Gli interrogativi sollevati degli scienziati  vertevano su questioni molto concrete. Noi invece volgiamo considerare la questione da un punto di vista dell’escatologia  biblica. Prendiamo ad esempio il  sermone profetico di Gesù, del capitolo 21 del Vangelo di Luca, nel corso del quale vengono affrontati i temi della fine del mondo e del suo ritorno, o della sua ‘seconda venuta’. Gesù indica qui tutta una serie di indizi che preannunciano quegli eventi.

Tra questi si parla di “grandi terremoti, e in vari luoghi pestilenze e carestie; vi saranno fenomeni spaventosi” (Luca 21:11),    “sulla terra angoscia di popoli, nello smarrimento al fragore del mare e dei flutti” (Luca 21:25), ed altri ancora. Alcuni di questi ricordano in modo impressionate i fenomeni catastrofici in atto in questi ultimi tempi,  con una intensità e frequenza inusuali.  

Pensiamo al terribile terremoto del dicembre 2004 nell’Oceano Indiano, seguito da uno spaventoso tsunami che ha investito varie nazioni; India, Tailandia, Indonesia, Malesia, Sri Lanka,  sino a raggiungere le coste africane, e che h causato 230.000 morti; pensiamo al devastante terremoto di Haiti del gennaio 2010, con oltre 500.000 vittime; all’eruzione del vulcano islandese Eyjafjallajkull che ha paralizzato il traffico aereo in tutto il mondo per giorni e gironi; le spaventose inondazioni del Pakistan dell’estate scorsa, con 16.00 morti e 14 milioni di senzatetto,  e quelle che nelle scorse settimane hanno colpito l’Australia, coprendo d'acqua una superficie pari a quella di Francia e Germania messe insieme, e il Brasile, con 800 vittime e oltre 400 dispersi; e si potrebbe continuare.   

Un altro di questi segni precursori del ‘ritorno di Cristo’, ha a che fare con le sollevazioni popolari: “Quando sentirete parlare di guerre e di sommosse, non siate spaventati; perché bisogna che queste cose avvengano prima; ma la fine non verrà subito” (Luca 21:9), e quello che sta succedendo in questi giorni in vari paesi del nord Africa, e non solo,   pare essere un altro tassello che va ad aggiungersi a quelli  già menzionati.

Tutto questo suscita grande preoccupazione da parte dei paesi occidentali, perché sembra essersi innescata una sorta di reazione a catena,  i cui esiti sono imprevedibili, perché in particolare  riguarda paesi come la Tunisia, l’Algeria, o ora anche  l’Egitto (a cui bisognerebbe aggiungere l’Albania e la Grecia, sia pure) una area geografica, quella del nord Africa, prossima al Medio Oriente, da sempre molto irrequieta. Per chi crede nella Bibbia, tutto questo però non suscita affatto preoccupazione, è piuttosto un benefico pungolo che spinge ad una maggiore  vigilanza, e ad un impegno più stringente nell’opera di testimonianza e a  fare più in fretta, vista la possibile  brevità del tempo a disposizione.  

Il sermone profetico di Gesù si conclude con una esortazione: “Vegliate dunque, pregando in ogni momento, affinché siate in grado di scampare a tutte queste cose che stanno per venire, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo” (Luca 21:36).
 
 
Inviato da alex il

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