1. Il sabato

Esistono pochi soggetti sui quali vi sia stata tanta controversia e vi siano ancora tante divergenze come quello del «sabato», per quanto la dottrina del sabato sia esposta nella Scrittura nel modo più semplice e più chiaro per chi vuol sottomettersi all’insegnamento di Dio. Esamineremo a suo tempo il comandamento esplicito di «osservare il sabato»: qui, non si tratta d’un comandamento dato all’uomo, ma troviamo la semplice dichiarazione che: «Dio si riposò il settimo giorno» (vers. 2). «Così furono compiti i cieli e la terra e tutto l’esercito loro. Il settimo giorno, Iddio compi l’opera che aveva fatta, e si riposò il settimo giorno da tutta l’opera che aveva fatta.

E Dio benedisse il settimo giorno e lo santificò, perché in esso si riposò di tutta l’opera che aveva creata e fatta» (cap. 2:1-3). Queste parole ci dicono che Dio si riposò, poiché tutto quello che concerneva il creato, l’opera sua, era compiuta; non si tratta qui in alcun modo d’un comandamento dato all’uomo. Colui che per sei giorni aveva lavorato, cessò l’opera sua e si riposò. Tutto era completo e terminato ed era «molto buono». Tutto era fatto come l’aveva ideato, ed Egli si riposava dell’opera sua. «Le stelle del mattino cantavan tutte assieme e tutti i figliuoli di Dio davano in gridi di giubilo» (Giobbe 38:7). L’opera del creato era compiuta e Dio celebrava un sabato; è il solo che Dio abbia mai celebrato, se ci atteniamo semplicemente a quello che gli Scritti Ispirati ci insegnano. Più tardi, leggiamo che Dio diede ordine all’uomo di «osservare il sabato» ma l’uomo non seppe rispettare l’ordine di Dio; mai più, da nessuna parte, troviamo queste parole: «Dio si riposò». Invece, Gesù dice: «Il mio Padre opera fino ad ora, ed anch’io opero» (Giov. 5:17).

Il sabato, nel senso proprio ed esatto dell’espressione, non potrebbe essere celebrato se non dove non vi sia realmente più nulla da fare, in una creazione pura, esente da ogni contaminazione. Dio non può trovare riposo dove esiste il peccato ed è assolutamente impossibile che Egli possa riposarsi e trovare piacere attualmente nel creato. Le spine e i triboli con gli innumerevoli altri tristi frutti d’un creato che geme e sospira, ci dicono esplicitamente la necessità che Dio lavori e non che si riposi. Iddio potrebbe forse riposarsi in mezzo ai rovi e alle spine, in mezzo ai sospiri e alle lacrime, di fronte alla malattia e alla morte, alla degradazione di un mondo colpevole e in rovina? Potrebbe Egli riposarsi e celebrare un sabato in mezzo a simili circostanze? Comunque, la Scrittura ci insegna che Dio non ebbe, fino a oggi, che un solo «sabato» quello di cui ci parla il cap. 2 della Genesi. «Il settimo giorno» fu il sabato e nessun altro. Questo giorno dimostrava che l’opera del creato era compiuta: ma quest’opera è stata poi guastata e il riposo del settimo giorno è stato interrotto. Dopo la caduta dell’uomo, Dio ha lavorato: «Il Padre mio opera fino ad ora, ed anche io opero»: e lo Spirito Santo anche lavora. Di certo Cristo non ebbe nessun sabato quando era sulla terra. Ha compiuto l’opera sua e l’ha compiuta gloriosamente, ma dove trascorse il settimo giorno? Nella tomba.

Sì, lettore mio, Cristo il Signore, Dio manifestato in carne, il Signore del sabato, passò il settimo giorno nelle tenebre e nel silenzio del sepolcro. Non ci dice nulla questo fatto? Avrebbe potuto, il Figliuol di Dio, giacere in una tomba il settimo giorno se quel giorno avesse dovuto essere trascorso in pace e in riposo, nella coscienza che assolutamente nulla più rimaneva da fare? Di per se sola, la tomba di Gesù ci dice l’impossibilità di celebrare un sabato, e questa tomba occupata dal Signore del sabato nel settimo giorno, mette in risalto che l’uomo è una creatura scaduta, colpevole, senza risorse; una creatura che termina la sua lunga storia di peccato crocifiggendo il Signore di gloria e ponendo, sull’apertura della sua tomba, una grande pietra per farlo restare là, se fosse possibile: e mentre il Figlio di Dio è nella tomba, l’uomo celebra il sabato! Che pensiero! Cristo è nel sepolcro per ristabilire il sabato interrotto, e l’uomo tenta di osservare il sabato, come se tutto fosse in ordine; l’uomo celebra il suo sabato, non quello di Dio: un sabato senza Cristo e senza Dio, una forma vuota senza potenza e senza valore.

2. Il primo giorno della settimana

Ma qualcuno dirà: «Il settimo giorno è diventato il primo, e i principi sono rimasti gli stessi». Credo che tale opinione non posi sopra alcun fondamento scritturale. Dove è la divina garanzia per una tale asserzione? Non esiste; invece la distinzione fra il settimo e il primo giorno della settimana è mantenuta, nel modo più positivo, nel Nuovo Testamento. Perciò leggiamo nel cap. 28 dell’evangelo di Matteo: «Or nella notte di sabato, quando già albeggiava, il primo giorno della settimana...». Il «primo giorno della settimana» non era dunque il sabato trasportato dal settimo ad un altro giorno, ma un giorno totalmente nuovo: è il primo giorno d’un periodo nuovo, non l’ultimo giorno d’un vecchio periodo. «Il settimo giorno» è in relazione con la terra e il riposo terrestre; «il primo giorno della settimana» invece è in rapporto col cielo e il riposo celeste. La differenza è immensa, sia riguardo al principio stesso sia considerando il soggetto sotto l’aspetto pratico. Se osservo «il settimo giorno», assumo il carattere d’un uomo terrestre, in quanto quel giorno è evidentemente il riposo della terra, il riposo della creazione. Ma se, ammaestrato dalla Parola di Dio e dallo Spirito Santo, comprendo il significato del «primo giorno della settimana» afferrerò subito il rapporto diretto che esiste fra questo giorno e il nuovo ordine di cose del tutto celeste, di cui la morte e la risurrezione di Cristo costituiscono il fondamento eterno. Il settimo giorno era in rapporto con Israele e la terra, il primo giorno della settimana è in rapporto con la Chiesa e il cielo. Oltre a ciò, notiamolo, Dio aveva «comandato» ad Israele di osservare il sabato; mentre il primo giorno della settimana è dato alla Chiesa come un privilegio di cui è chiamata a godere. Il sabato era la pietra di paragone dello stato morale d’Israele; il primo giorno della settimana è la prova significativa della eterna accettazione della Chiesa; il sabato manifestava ciò che Israele era capace di fare per Dio; il primo giorno della settimana dimostra pienamente ciò che Dio ha fatto per noi.

3. Il giorno del Signore

Non si potrebbe stimare troppo la natura e l’importanza del «Giorno del Signore», come è chiamato il primo giorno della settimana nel 1° capitolo dell’Apocalisse. Questo giorno, essendo il giorno in cui Cristo risuscitò d’infra i morti, pubblica non già il compimento del creato, ma il trionfo glorioso e totale della redenzione. L’osservanza del primo giorno della settimana non è dunque, come l’abbiamo già detto, una schiavitù o un giogo per il credente; anzi, è una gioia per lui il celebrare questo giorno felice. Cosi vediamo che il primo giorno della settimana era il giorno speciale in cui i primi cristiani si radunavano per rompere il pane (Atti 20:7), e la distinzione tra questo giorno e il sabato era pienamente mantenuta a quell’epoca della storia della Chiesa. I giudei celebravano il sabato nelle loro sinagoghe, per «leggere la legge e i profeti»; i cristiani celebravano il «primo giorno della settimana» radunandosi per rompere il pane. Non vi è un solo passo, in tutta la Scrittura, in cui il primo giorno della settimana sia chiamato «il sabato»; mentre esistono molte prove che segnano la differenza essenziale fra questi due giorni.

Perché dunque contendere per quel che non ha alcun fondamento nella Scrittura? Amate, onorate, celebrate il giorno del Signore; cercate di essere «in spirito» in quel giorno, come l’apostolo; lasciate i vostri affari temporali, per quanto è in vostro potere di farlo, ma nello stesso tempo, date a quel giorno il nome e il posto che gli appartengono; comprendete bene su quali principi è stabilito; lasciategli il suo carattere particolare; e, soprattutto, non legate il credente ad un giogo di ferro nell’osservanza del settimo giorno, dato che, per lui, è un santo e felice privilegio celebrare il primo. Non fate scendere il cristiano dal cielo, dove trova il riposo, sulla terra dove non ne può trovare. Non esigete da lui che osservi un giorno che il suo Maestro ha passato nella tomba, invece di rallegrarsi nel giorno felice in cui l’ha lasciata. Leggete attentamente Matt. 1:6; Marco 16:1-2; Luca 24:1; Giov. 20:1,19,26; Atti 20:7; 1 Cor. 16:2; Apoc. l:10; Atti 13:14; 17:2; Coloss. 2:16.

4. Un riposo futuro

Non si creda, tuttavia, che perdiamo di vista il fatto importante che il sabato sarà di nuovo celebrato nella terra d’Israele e su tutta la terra: «Resta dunque un riposo di sabato per il popolo di Dio» (Ebrei 4:9). Quando il Figliuolo d’Abrahamo, Figliuolo di Davide, Figliuolo dell’uomo prenderà posto in governo su tutta la terra, vi sarà un glorioso sabato, un riposo che il peccato non potrà più interrompere. Ma ora il Figliuolo è rigettato e tutti quelli che Lo conoscono e L’amano sono chiamati a partecipare al suo rigettamento, ad «uscire a Lui fuori del campo portando il suo vituperio» (Ebrei 13:13). Non vi sarebbe obbrobrio se la terra potesse celebrare un sabato, ma il fatto stesso che la Chiesa professante cerca di fare del «primo giorno della settimana» il «sabato», mette in evidenza lo stato nel quale essa è caduta e il principio stesso della sua posizione; questo non è che uno sforzo incessante per ritornare ad uno stato di cose e ad un codice di morale terrena. È possibile che molti non lo comprendano e che molti cristiani osservino coscienziosamente «il giorno di sabato» come tale; ma se siamo in obbligo di rispettare la coscienza di quei credenti, abbiamo il diritto, ed è il nostro dovere, di chiedere su quale fondamento scritturale si basano le loro convinzioni. Comunque, non abbiamo a che fare con la coscienza e le convinzioni degli uomini, ma coll’intenzione dello Spirito di Dio nel Nuovo Testamento; e chiediamo ad ogni lettore cristiano di rendersi ben conto della sua posizione in rapporto «col settimo giorno» ossia il sabato e in rapporto col «primo giorno della settimana» ossia il «giorno del Signore».

Autore: Charles Henry Mackintosh

Inviato da Gianni57 il

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