Il re Davide, "l'uomo che fu elevato ad alta dignità".

La dignità è, secondo un dizionario della lingua italiana, la condizione propria di una persona che è degna di rispetto, oppure è insignita di privilegi e onori tali da renderla degna di considerazione.

La dignità purtroppo si riduce spesso a qualche segno esteriore. Per molti la dignità si limita all’ottenere privilegi o posizioni di prestigio.

Davide è "l'uomo che fu elevato ad alta dignità", ma è anche "l'unto dell'Iddio di Giacobbe". Si può quindi affermare, senza il rischio di essere smentiti, che la dignità  di Davide deriva da un’unzione che Dio gli ha dato.

A ungerlo, nella realtà con olio ma segno di un’unzione più efficace e soprattutto divina, fu il profeta Samuele.

"Samuele prese il corno dell'olio e lo unse in mezzo ai suoi fratelli; da quel giorno lo Spirito del Signore investì Davide" (1 Samuele 16:13).

Ecco la chiave della dignità di Davide.

Non rincorse posizioni di prestigio, ne aspirò a privilegi particolari ma fu unto da Dio stesso.

La ricerca continua dell’unzione divina deve essere un’attività, se non l’attività fondamentale della vita del credente e in modo speciale del servitore di Dio. Non sono i plausi che posso ricevere dagli uomini, né le loro approvazioni né tanto meno le lodi e gli attestati che conseguirò durante la mia vita terrena a fare di me una persona degna. Solo l’unzione divina porta all’elevazione ad alta dignità.

La persona elevata a dignità ricorda bene il suo passato.

Già, l’espressione elevare, che significa portare in alto, sollevare, vuole dire che si viene da una condizione inferiore.

Davide era pastore di pecore.

Senza dubbio, e la Parola di Dio lo fa comprendere, anche quest’umile lavoro lo svolgeva con dignità ma venne il giorno, come dire, che il Signore, lo promosse a una carica superiore. Non cercò di essere re, ma nel Salmo 89 al verso 20 si legge la seguente espressione: "Ho trovato Davide, Mio servo, l'ho unto con il Mio santo olio".

Il salmo è un Cantico di Etan l'Ezraita.

Ritenuto un messaggio diretto di Dio a chi ascolta, questo salmo ricorda in modo mirabile che è Dio a governare la vita di Davide. È Dio a decidere di farlo re e soprattutto di ungerlo "con il Suo santo olio". Altra versione della Bibbia aggiunge: "e l’ho consacrato".

Dio sceglie un giovane, altri dicono ragazzo, inesperto, ignorato perfino dal padre. Isai, il padre di Davide, alla domanda di Samuele: “Sono questi tutti i tuoi figli?”, risponderà, “Resta ancora il più giovane, ma è al pascolo con le pecore”.

Dio consacra Davide re.

Seguirà dal giorno dell’unzione un periodo di preparazione poi sarà re del suo popolo, o meglio del popolo di Dio, il popolo eletto.

La simbologia dell’olio chiama alla mente la potenza divina, l’autorità che proviene dal Signore. Questo dà realmente dignità al credente, e ripeto, soprattutto al servitore di Dio. Davide è "uomo secondo il cuore di Dio" (1 Samuele 13:14).

La vera dignità è avere i pensieri del proprio Signore e i suoi desideri.

Il servo di Dio non dimentichi mai cosa vuol dire essere dignitoso. La dignità, si è detto, non è la carica in sé ma la condizione interiore.

Si avranno credenti che nella loro vita non vestiranno mai cariche nella comunità, ma in modo degno vivranno una vita di testimonianza unica.

Nella prima epistola a Timoteo al capitolo 3, l’apostolo Paolo afferma che chi serve il Signore con incarico particolare ha desiderato "un'attività lodevole". Prosegue, però, ricordando che si debba essere "irreprensibile, marito di una sola moglie, sobrio, prudente,dignitoso, ospitale, capace di insegnare, non dedito al vino né violento, ma sia mite, non litigioso, non attaccato al denaro, che governi bene la propria famiglia e tenga i figli sottomessi e pienamente rispettosi (perché se uno non sa governare la propria famiglia, come potrà aver cura della chiesa di Dio?), che non sia convertito di recente, affinché non diventi presuntuoso e cada nella condanna inflitta al diavolo. Bisogna inoltre che abbia una buona testimonianza da quelli di fuori, perché non cada in discredito e nel laccio del diavolo".

Tutto questo fa dei servitori di Dio vere dignità.

C’è anche da dire che si può perderla completamente. L’esortazione dell’apostolo Paolo a comportarsi in modo degno di Dio è ricorrente proprio perché il rischio è serio.

"Io dunque, il prigioniero del Signore, vi esorto a comportarvi in modo degno della vocazione che vi è stata rivolta" (Efesini 4:1).

 Ai Filippesi (1:27): "Soltanto, comportatevi in modo degno del Vangelo di Cristo".

Ancora ai Colossesi (1:10): "perché camminiate in modo degno del Signore per piacergli in ogni cosa,portando frutto in ogni opera buona e crescendo nella conoscenza di Dio".

Per finire: "abbiamo esortato, confortato e scongiurato ciascuno di voi a comportarsi

in modo degno di Dio, che vi chiama al Suo Regno e alla Sua gloria" (1 Tessalonicesi 2:12).

Facciamo nostre queste esortazioni.

Dio ci benedica.

 

Felice Leveque

 

Tratto da RISVEGLIO PENTECOSTALE Gennaio 2011

(2 Samuele 23:1)

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