Tatiana Goritschewa, filosofa russa cristiana che fu
espulsa dall'Unione Sovietica, racconta in un suo libro un incontro da
lei avuto con un uomo cristiano che spesso era stato imprigionato a
causa della sua fede.
Un giorno, un ufficiale della polizia chiese a
quel coraggioso testimone:"Con quale diritto parla di Dio, visto che non
ha un'autorizzazione ufficiale? Mi faccia vedere un documento
giustificativo!" Il cristiano aprì allora la Bibbia e lesse nel Vangelo
di Matteo: " Dall'abbondanza del cuore la bocca parla". Poi aggiunse: "
Ecco ciò che giustifica la mia testimonianza".
Amici
cristiani, noi oggi non subiamo la persecuzione fisica nè
l'imprigionamento se rendiamo testimonianza della nostra fede, ma
possiamo incontrare lo scherno, il disprezzo e talvolta il rifiuto.
Che
questo non ci scoraggi, anzi ci spinga a parlare con maggiore
convinzione della nostra speranza. Il Signore ci chiede di essere sempre
pronti a rispondere a coloro che ci pongono domande riguardo alla
nostra fede, ma di farlo "con mansuetudine e rispetto" (1 Pietro 3:16).
La
dolcezza che deriva dall'umiltà e il rispetto che è dovuto ai nostri
simili. Il tutto legato al timore di Dio e alla riconoscenza che gli
dobbiamo.
Se abbiamo il desiderio di parlare di Gesù e di ciò che ha fatto per noi, Dio ci darà delle occasioni e ci darà anche il coraggio di testimoniare. Spesso, temiamo la reazione dei nostri interlocutori, ma non dimentichiamo che loro hanno sete di Dio. Conduciamoli alla sorgente!
IL BUON SEME
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Timore
Ogni giorno chiedo al Signore di farmi comprendere, riconoscere e compiere il Suo Volere e spesso mi sono sentita fremere di fiamme scoppiettanti percependo il dolore del Cuore di Dio di fronte a certe situazioni proprio all'interno della sua casa, La Chiesa. Parlo di Chiesa in generale ma essendo stata fino a pochi giorni fa una "cattolica" convinta le sofferenze venivano da lì... Sapientemente qualcuno mi ha detto di non scandalizzarmi che errori e falsi credenti ci sono ovunque. Non giudico l'uomo, dico piuttosto che l'uomo giudica se stesso attraverso le sue stesse azioni. In quei casi però il fuoco si accende in me, non la fiamma dell'ira ma quella di un altro genere più simile ad uno zelo ardente. E allora è un vero combattimento. Dico non dico, parlo non parlo...Se Dio volesse farebbe tacere quella lingua, fermerebbe quella mano, aprirebbe quel cuore e poi si insinua lo scrupolo del giudizio...E portando tutto dentro il cuore chiedo al Signore la forza di vedere ciò che vedo con gli occhi suoi: pazienti, misericordiosi accoglienti... Ma quanto è difficile! Vorrei parlare, mi sento portata a parlare e dire ciò che vedo ma è come se non fossi ancora pronta per certi versi. Mi sembra alle volte di scappare come il profeta...Ho parlato alle volte, poche a dire il vero rispetto a quelle che avrei voluto e ogni volta ha causato reazioni direi al quanto violente nei miei confronti, sopratutto da parte delle "alte" sfere. Voglio studiare la Parola, amarla, meditarla, dormirci insieme e diventarLe tanto intima da far sì che non sia più io a parlare ma che Lei parli in me.
Amen.
Dio aiutaci! E come vorrei che il fuoco fosse già acceso!