Come il Fuhrer la bestia russa si intrinseca con il misticismo - Fonte: La Repubblica del 17.09.2024 - Il presidente russo mischia riti pagani e misticismo ortodosso. A Mosca la voce che volesse il via libera a usare il nucleare: “Falso, è interessato a elisir di lunga vita e reincarnazione”.
Da Tuva alla Mongolia con superstizione. C’è un motivo se, a inizio settembre, Vladimir Putin ha visitato il capoluogo tuvano, Kyzyl, e da lì è volato nella capitale mongola, Ulan Bator, sfidando il mandato d’arresto della Corte Penale Internazionale. E non ha nulla a che fare con le ragioni della politica. Il comun denominatore tra le due visite è la fede ancestrale del presidente russo negli sciamani, quei sacerdoti che si dicono capaci di viaggiare nell’aldilà e di comunicare con spiriti e divinità. «La Mongolia e Tuva sono considerate la patria degli sciamani più potenti al mondo. E Putin combina da tempo il misticismo ortodosso con le tradizioni pagane», spiega Mikhail Zygar, ex fondatore e direttore della tv indipendente Dozhd e autore di All the Kremlin’s Men (“Tutti gli uomini del Cremlino”). E il politologo Abbas Galljamov, ex scrittore di discorsi di Putin, lo conferma.
Ufficialmente a Kyzyl Putin ha inaugurato una lezione di patriottismo in una scuola locale e a Ulan Bator ha partecipato alle celebrazioni dell’85° anniversario della battaglia di Khalkhin Gol che vide mongoli e sovietici sconfiggere i giapponesi. In realtà lo scopo principale dei due viaggi sarebbe stato incontrare i potenti sciamani tuvani e mongoli. A organizzare la missione — la terza in Mongolia in dieci anni, l’ennesima a Tuva — sarebbe stato Mikhail Kovalchuk, uno dei più stretti consiglieri di Putin e presidente dell’Istituto Kurchatov, dove nacque la prima bomba atomica sovietica. Un coinvolgimento non disinteressato: a Mosca circolerebbe voce che Putin cercasse la benedizione degli spiriti a usare l’arma nucleare, o “arma di Dio” come la chiama il falco Sergej Karaganov.
«Senza il consenso degli sciamani, non potrebbe intraprendere un passo così importante per paura di far arrabbiare gli spiriti. Tuttavia, questa versione sembra pura fantasia. Nessuna delle mie fonti può confermarlo», precisa Zygar. L’ex speechwriter Galljamov, invece, cavalca l’ipotesi. «Oltre a ricevere la benedizione per l’uso delle armi nucleari — scrive — Putin era interessato anche alla questione della propria longevità, così come alla reincarnazione». Zygar e Galljamov vivono entrambi in esilio: su di loro in patria pende la famigerata etichetta di “agente straniero” e una condanna in contumacia a otto anni di carcere per aver diffuso “fake news” sull’esercito russo. Ma entrambi coltivano fonti nell’amministrazione presidenziale. E tutte sarebbero concordi almeno su un punto: qualunque fosse l’obiettivo, la sua prossima mossa in Ucraina o un elisir di lunga vita, Putin sarebbe rimasto soddisfatto degli incontri.
Non è sempre andata così. Si racconta che, in uno dei primi rituali a cui prese parte, ai funzionari del Cremlino non piacque l’aspetto degli sciamani. Li reputavano troppo giovani e, di conseguenza, poco autorevoli. Perciò decisero di sostituirli con attori più anziani. «La cerimonia fu spettacolare e tutti furono contenti», racconta Zygar. Poco importa che fosse tutta una recita. A organizzare il primo di tanti incontri tra Putin e gli sciamani era stato l’ex ministro della Difesa e oggi capo del Consiglio di Sicurezza Sergej Shojgu. Originario di Tuva, Shojgu ha più volte accompagnato il leader del Cremlino nella sua regione natale, l’ultima — almeno stando ai bollettini del Cremlino — nel 2017.
Resta memorabile il loro viaggio del 2009 quando Shojgu era ancora ministro per le Emergenze e Putin si fece immortalare sullo sfondo della taiga mentre cavalcava a torso nudo o nuotava a farfalla in un fiume. È su consiglio di Shojgu e degli sciamani tuvani che, secondo un’inchiesta del sito investigativo Proekt, Putin avrebbe più volte fatto il bagno nel sangue estratto dalle corna dei maral, o cervi dell’Altaj, che dovrebbe ringiovanire la pelle. Nel corso di questi incontri, Putin si sarebbe inoltre convinto che forze soprannaturali lo hanno consacrato come il “Prescelto”. Prima di lanciare l’offensiva in Ucraina nel 2022, si sarebbe consultato con vari mistici, sciamani compresi, e gli avrebbero tutti predetto la vittoria. Il sospetto, però, è che da attori consumati non dicano a Putin quello che gli spiriti sussurrano loro, ma quello che il leader del Cremlino vuole sentirsi dire.
Non è il caso dell’autoproclamato “Sciamano-Guerriero” Aleksandr Gabyshev che ha tentato più volte di percorrere a piedi gli 8mila chilometri tra l’Estremo Oriente Russo e Mosca per «scacciare via dal Cremlino quel demone di Putin» con antichi riti mistici. Arrestato dopo aver percorso circa 3mila chilometri in sei mesi nel 2019, Gabyshev avrebbe voluto riprovarci nel 2021, vigilia del conflitto in Ucraina, ma non appena ha annunciato che si sarebbe rimesso in marcia dalla Jacuzia è stato ricoverato con la forza in una clinica psichiatrica. Non ne è più uscito. Ben venga lo sciamanesimo, purché non maledica l’Eletto.
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