Veglio Jugovac, pastore di una comunità di Trieste, ha scritto questo articolo che analizza la questione dell'omosessualità dal punto di vista biblico.

ENTRIAMO IN TEMA

Fin dalla prima sfilata del «Gay Pride» (= orgoglio omosessuale) di Roma, ho sentito e continuo a sentire un grande peso riguardo al problema dell’omosessualità. La situazione non va migliorando, anzi, diventa ogni giorno più grave e bisogna parlarne. Quelli che credono nella Parola di Dio, devono alzare la voce e annunciare la Verità.

Nei luoghi celesti si sta combattendo una battaglia tremenda. Una guerra che coinvolge l’intera umanità. Satana ha sguinzagliato per il mondo un esercito di falsi dottori, falsi predicatori e falsi profeti, che stanno seminando iniquità ed eresia. Nel 2° capitolo della 2a lettera dell’apostolo Pietro, è scritto che sorgeranno falsi dottori (insegnanti, teologi) che introdurranno eresie di perdizione. Anche da questo sappiamo che siamo negli ultimi tempi.



LEGITTIMITÀ E ARBITRIO

Nel principio, come troviamo scritto dai primi versi della sacra Bibbia, Dio ha creato l’uomo maschio e femmina e ha affermato che l’uomo lascerà suo padre e sua madre e s’unirà alla sua moglie (femmina; ebr. ’iššah donna, N.d.R.) e i due saranno una sola carne.
Verso la fine della Bibbia, nella Lettera agli Ebrei, è scritto: «Il matrimonio sia tenuto in onore da tutti e il letto coniugale non sia macchiato da infedeltà; poiché Dio giudicherà i fornicatori e gli adulteri» (Eb 13,4). Tutta la Sacra Scrittura ammonisce: il matrimonio sia tenuto in onore da tutti, da chi crede e da chi non crede; i rapporti sessuali fuori dal matrimonio sono peccato. Purtroppo attualmente non è più così, il matrimonio viene svuotato del suo sacro significato e minato alle fondamenta. La fornicazione è considerata un diritto, una pratica di cui si ha bisogno; infatti è diventata prassi comune. Ormai il matrimonio è considerato troppo impegnativo, superato, si convive temporaneamente, finché dura.
La Sacra Scrittura, però, ammonisce i figli di Dio, come segue: «Fuggite la fornicazione. Ogni altro peccato che l’uomo commetta, è fuori del corpo; ma il fornicatore pecca contro il proprio corpo». Poi ricorda loro: «Non sapete che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete ricevuto da Dio?». Quindi puntualizza questa verità scomoda per alcuni: «Non appartenete a voi stessi. Poiché siete stati comprati [ossia da Gesù Cristo] a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo» (1 Corinzi 6,18-20).

QUALE LIBERTÀ?

La fornicazione, in greco porneia, ha varie manifestazioni, e una delle peggiori è proprio l’omosessualità: «Non avrai con un uomo relazioni carnali come si hanno con una donna: è cosa abominevole» (Levitico 18,22). Viene aggiunto: «Se uno ha con un uomo relazioni carnali come si hanno con una donna, tutti e due hanno commesso una cosa abominevole…» (Lv 20,13).

Ai giorni nostri, invece, si rivendica la libertà e si manifesta pubblicamente addirittura l’orgoglio di praticare questa abominazione. Questa non è libertà. La libertà non è fare quello che i sensi desiderano, ma la volontà di Dio. Tutti quelli che non hanno rinunciato alla vita peccaminosa sono ancora sotto la schiavitù del peccato. Per questo Gesù Cristo ha dato la sua vita in sacrificio, perché tutti quelli che lo desiderano siano liberati dalla schiavitù del peccato e ricevano la vita eterna. La vera libertà non è possibile procurarsela da soli, per essere veramente liberi c’è bisogno dell’aiuto di Dio, altrimenti si rimane schiavi del proprio peccato. Solo il sangue di Gesù Cristo ci purifica da ogni peccato (1 Giovanni 1,7).

Ai giorni nostri, si reclama maggiore libertà, ma per libertà s’intende solo quella propria e il permesso di peccare a piacimento. Molti si schierano per la verità e la giustizia, ma ci sono troppi che sono contro d’esse. Satana ha sguinzagliato un esercito di suoi servitori che non credono nella Parola di Dio, ma la torcono a proprio favore. Si trovano anche fra i pastori e i teologi d’alcune chiese evangeliche, oltre che in quelle di altre denominazioni.

IL MUTAMENTO NELLA MIA VITA

Prima di convertirmi a Cristo avevo una religione, come tanti altri, però vivevo nel peccato. Poi però le cose cambiarono: «Ma ciò che per me era un guadagno, l’ho considerato come un danno, a causa di Cristo. Anzi, a dire il vero, ritengo che ogni cosa sia un danno di fronte all’eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho rinunciato a tutto; io considero queste cose come tanta spazzatura» (Filippesi 3,7-8). La religione non basta, la salvezza si riceve solamente da Gesù Cristo. Solo il sangue sparso dal Signore Gesù sulla croce purifica il credente dal peccato. Dal giorno in cui mi sono convertito non sento più il desiderio di vivere quel genere di vita, la mia vita è Gesù Cristo. Noi cristiani non siamo evangelici solo perché abbiamo cambiato religione, ma perché viviamo secondo l’Evangelo. I veri credenti vivono per ereditare il regno dei cieli e non per godere dei benefici terreni.

CHIAMARE IL PECCATO PER NOME

Desidero confermare che la fornicazione tra maschi è un peccato grave agli occhi di Dio! Lo Spirito Santo c’esorta a denunciare le opere delle tenebre. I cristiani non possono fare a meno di condannare il peccato e l’eresia. Bisogna che sia ribadito ciò che procede da Dio e che sia fermamente rifiutato ciò che contrasta con l’Evangelo.

La Parola di Dio non è cambiata al riguardo. Per quanto concerne l’etica sessuale, la Sacra Bibbia è costante nelle sue affermazioni e quello che in essa è scritto deve costituire per i cristiani l’unica verità. Anche se la società considerasse accettabile questo male, Dio non ha cambiato opinione e neppure noi, che siamo di Cristo, la dobbiamo cambiare. Nella lettera ai Romani è scritto: «L’ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ingiustizia degli uomini che soffocano la verità con l’ingiustizia» (1,18). Dio è contro l’ingiustizia e il peccato. La Parola di Dio considera il rapporto carnale tra maschi un atto «infame». L’apostolo Paolo scrive: «Dio li ha abbandonati a passioni infami: infatti le loro donne hanno cambiato l’uso naturale in quello che è contro natura; similmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono infiammati nella loro libidine gli uni per gli altri commettendo uomini con uomini atti infami» (Romani 1,26-27). Come è stato detto, in Levitico viene definito addirittura un atto «abominevole» agli occhi di Dio. Da quanto abbiamo letto possiamo capire in quali terribili condizioni spirituali si trova chi fa queste cose.

IL TRADIMENTO DELLA «SANA DOTTRINA»

La grande maggioranza di chiese evangeliche condanna la fornicazione tra maschi e tra femmine. Alcuni teologi e pastori delle chiese storiche, però, fanno passare per giusto ciò che agli occhi di Dio è un’infamia, proclamano verità quello che è un’abominazione. Essi ci accusano d’insensibilità perché non vogliamo accettare come fratelli e sorelle in Cristo coloro che praticano questo infame peccato. Affermano: Anche se essi sono dei peccatori, voi che vi ritenete salvati non lo siete? Vogliamo rispondere loro come segue: Certo che siamo tutti peccatori, nessuno è senza peccato, ma ci sono peccatori pentiti che si sono ravveduti, invocando il perdono del Signore e abbandonando il proprio stile di vita peccaminoso e peccatori che continuano a perseverare orgogliosamente nel proprio peccato. I nostri peccati sono stati crocifissi con Cristo e con Lui sepolti nel nostro battesimo.

Come ci furono nel passato, scrive l’apostolo Pietro, «ci saranno anche tra di voi falsi dottori che introdurranno occultamente eresie di perdizione... Molti li seguiranno nella loro dissolutezza; e a causa loro la via della verità sarà diffamata» (2 Pietro 2,1-2). Il danno provocato da questi «falsi dottori» è grave, ma il Signore ha riservato loro «la punizione nel giorno del giudizio; soprattutto quelli che vanno dietro alla carne nei suoi desideri impuri». Poi prosegue: «Audaci, arroganti, non hanno orrore di dir male delle dignità...» (2 Pietro 2,9-10), «come bestie prive di ragione, destinate per natura a essere catturate e distrutte, dicono male di ciò che ignorano... Hanno occhi pieni d’adulterio e non possono smetter di peccare... sono figli di maledizione!» (2 Pietro 2,12.14). E aggiunge ancora: «Costoro sono fonti senz’acqua e nuvole sospinte dal vento; a loro è riservata la caligine delle tenebre. Con discorsi pomposi e vuoti adescano, mediante i desideri della carne e le dissolutezze, quelli che s’erano appena allontanati da coloro che vivono nell’errore; promettono loro la libertà, mentre essi stessi sono schiavi della corruzione, perché uno è schiavo di ciò che lo ha vinto. Se infatti, dopo aver fuggito le corruzioni del mondo mediante la conoscenza del Signore e Salvatore Gesù Cristo, si lasciano di nuovo avviluppare in quelle e vincere, la loro condizione ultima diventa peggiore della prima. Perché sarebbe stato meglio per loro non aver conosciuto la via della giustizia, che, dopo averla conosciuta, voltar le spalle al santo comandamento che era stato dato loro. È avvenuto di loro quel che dice con verità il proverbio: “Il cane è tornato al suo vomito”, e: “La scrofa lavata è tornata a rotolarsi nel fango”» (2 Pietro 2,17-22).

IL MUTAMENTO

I cristiani nati di nuovo non vivono più per se stessi, ma vivono la nuova vita che Gesù ha dato loro e che durerà per tutta l’eternità. Quelli che si convertono e accettano Gesù nel cuore, non praticano deliberatamente più alcun peccato, anzi ne hanno orrore. Certo, può succedere che il credente commetta degli errori, ma una cosa è praticare il peccato volontariamente e altra caderci involontariamente. Chi vive intenzionalmente nel peccato, giustifica la propria condizione e continua a commettere il peccato. Invece colui che si è convertito a Cristo, se gli accade per qualche miserevole motivo di commettere un peccato, quando se ne accorge è come se un coltello gli trapassasse il cuore e immediatamente si pente invocando il perdono divino. Questo perché il peccato non dimora più nel suo cuore, dove regna Gesù. Satana è il tentatore e va sempre attorno cercando d’indurci in tentazione e talvolta, a causa della nostra carnalità, della nostra superficialità, della nostra debolezza, ci riesce, ma peccare non è più un desiderio di chi ama Gesù. Mentre la condotta dei fornicatori che peccano coscientemente non è giustificabile.

È giusto accogliere anche queste povere creature, ma per annunciare loro l’Evangelo, per invitarle a ravvedersi dal loro peccato e convertirsi a Gesù Cristo. Non dobbiamo giustificare la loro relazione peccaminosa, dobbiamo dire loro: Ravvedetevi, rinunciate al vostro peccato, pentitevi e accettate Gesù Cristo nel cuore. Il sangue di Gesù vi purificherà dai vostri peccati, il Signore vi salverà, vi trasformerà la mente e il cuore e vi farà diventare nuove creature, solo così potrete entrare nel regno dei cieli. «In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo non può vedere il regno di Dio» (Giovanni 3,3).

IL PRIMA E IL POI

La Parola dice chiaramente: «Guai a chi chiama bene il male» (Isaia, 5,20). Il fatto che la convivenza fuori del matrimonio e i rapporti omosessuali non siano più considerati un peccato, non vuol dire che non lo siano più neanche davanti a Dio. Non dobbiamo lasciarci convincere che queste siano cose giuste. Noi cristiani non dobbiamo conformarci ai valori di questo mondo. Dobbiamo indossare «l’abito delle nozze» (Matteo 22,11-14), cioè vivere nella purezza, come la sposa di Cristo che vive in vista del ritorno dello sposo.

Il matrimonio è un’istituzione divina, il riflesso dell’amore celeste, espressione del rapporto tra Gesù Cristo e la Chiesa. Non dobbiamo violare i valori spirituali che contiene! La Parola di Dio è incontestabile al riguardo: i fornicatori, gli adulteri e gli effeminati, se non si ravvedono, non erediteranno il regno di Dio. È scritto: «Non v’illudete; né fornicatori, né idolatri, né adùlteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriachi, né oltraggiatori, né rapinatori erediteranno il regno di Dio. E tali eravate alcuni di voi...» (1 Corinzi 6,9-11).

Noi tutti vivevamo un tempo immersi nel peccato. Abbiamo commesso molti peccati di cui ora ci vergogniamo e a causa dei quali non avremmo mai ereditato il regno di Dio. Chi di noi è senza peccato? Infatti, «non c’è nessun giusto, neppure uno... tutti hanno peccato» (Romani 3,10.23). Ma ci siamo ravveduti e convertiti a Gesù Cristo. Da quando abbiamo accettato Gesù Cristo nel nostro cuore, la fornicazione e l’impurità tra di noi non deve più essere neppure nominata (Efesini 5,3).

Adesso che apparteniamo a Cristo, sapendo che «è per queste cose che l’ira di Dio viene sugli uomini ribelli», dobbiamo prendere in seria considerazione l’ammonimento: «Non siate dunque loro compagni, fratelli miei, perché in passato eravate tenebre ma ora siete luce. Comportatevi come figli di luce... esaminando cosa sia gradito al Signore. Non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre, piuttosto denunciatele» (Efesini, 5,6-11).

ASPETTI CONCLUSIVI

Esortiamo quanti amano il Signore a vivere nella luce. Se alcuni hanno qualcosa da nascondere, significa che di quella se ne vergognano, non vogliono che si conosca, anche se cercano di convincersi che non si tratta d’una cosa importante. I gioielli non si nascondono, quanto abbiamo di bello desideriamo che lo vedano tutti. Invece di nascondere uno sbaglio, bisogna ravvedersi e vivere nella purezza.

Concludiamo con le seguenti parole dell’apostolo paolo: «Vi ho scritto di non mischiarvi con i fornicatori, non del tutto però, con i fornicatori di questo mondo, o con gli avari e i ladri, o con gli idolatri, perché altrimenti dovreste uscire da questo mondo» (1 Cor 5,9-13). Dio non ci dice di non frequentare i fornicatori e i gay. Per annunciare loro l’Evangelo di Cristo, affinché si ravvedano e si convertano, è necessario che li avviciniamo. «Ma quello che vi ho scritto è di non mischiarvi con chi chiamandosi fratello sia un fornicatore, un avaro, un idolatra, un oltraggiatore, un ubriacone, un ladro. Con quelli non dovete neppure mangiare. Poiché, devo forse giudicare quelli di fuori? Non giudicate però voi quelli di dentro? Quelli di fuori li giudicherà Dio. Togliete il malvagio in mezzo a voi stessi». Abbiamo il dovere di giudicare la condotta di quelli che si chiamano fratelli. Nella Chiesa non deve essere tollerata nessuna specie di peccato, né d’impurità, perché i credenti sono la luce del mondo.

Il Signore Gesù viene presto. La grazia del Signore Gesù Cristo sia con voi.

Inviato da Gianni57 il

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